L'ufficio di presidenza ha avviato il confronto con i sindacati dei dipendenti per mantenere il limite degli stipendi a 240mila euro. «Entro 60 giorni prevediamo di chiudere la contrattazione», spiega il deputato Giorgio Assenza. Ma nel frattempo i dirigenti torneranno a ricevere il vecchio ricchissimo compenso
Ars, dal 1 gennaio tornano stipendi d’oro per i dirigenti Salta il tetto fino all’esito della trattativa coi sindacati
«Faremo un incontro informale con tutte le sigle sindacali delle figure interessate, per prevedere poi un calendario fitto di incontri. Entro 30 giorni presenterò una relazione al consiglio di presidenza sullo stato di fatto della trattativa, entro 60 giorni prevediamo di chiudere la contrattazione». È quanto afferma Giorgio Assenza, presidente del collegio dei questori dell’Ars, al quale il numero uno di Palazzo dei Normanni Gianfranco Miccichè ha delegato la trattativa sindacale per ripristinare i tetti degli stipendi ai super burocrati, che dal 31 dicembre del 2017 torneranno a percepire compensi d’oro, in base alle precedenti tabelle, per via della scadenza dell’accordo sindacale che li riduceva con un taglio orizzontale fino a 240mila euro lordi.
Però nel periodo di vacatio, in quei 60 giorni cioè in cui le trattative tra Ars e sindacati saranno in corso, gli stipendi del personale ai vertici aumenteranno di oltre il 30 per cento, aggravando di ulteriori costi l’Ars. Nelle more della conclusione della trattativa, tutti gli interessati torneranno infatti a percepire il vecchio stipendio, pur senza scatti di anzianità, ma con i parametri di lusso riportati nel vecchio contratto.
«La base da cui partiremo per ridimensionare di nuovo i compensi delle figure di vertice del parlamento, sarà quella delle 240 mila euro lordi annui – dice Assenza – salvo poi discutere di deroghe, in base alle differenze. Esiste un tetto di 240mila euro – dice ancora – ma anche tanti sottotetti per categorie diverse. Partiremo cercando di reintrodurre i limiti già accettati e concordati con i sindacati e i dipendenti».
Il deputato questore non fa cenno ai motivi per i quali il presidente dell’Ars Miccichè, che i tetti voleva inizialmente abolirli, abbia fatto una significativa retromarcia. Probabile che l’ondata di impopolarità che lo ha travolto dopo la sua iniziale posizione, gli abbia fatto fare un passo indietro. Ora Assenza, che svolgerà le funzioni di mediatore tra l’Ars e i superprotetti burocrati, dovrà svolgere la delicata funzione di mettere in pratica quanto sull’onda del contenimento della spesa, ha espresso l’intera maggioranza, che ha inizialmente tollerato le dichiarazioni di Miccichè che voleva rimpinguare i compensi dei burocrati, salvo poi manifestare espressamente approvazione per il provvidenziale passo indietro.
Intanto, l’accordo sindacale, oltre a fissare i tetti a 240mila euro per i dirigenti dell’Ars (quelli della Regione guadagnano fino a 150mila euro), stabilisce anche altri sottotetti: 122mila euro per gli assistenti parlamentari, 148mila euro per i coadiutori, 195mila euro per i segretari, 204mila euro per gli stenografi.