Ars, Ardizzone e il Governo Crocetta

I commentatori di varie testate, a proposito dell’elezione, avvenuta ieri, del presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, si soffermano sull’esiguità dei voti che hanno segnato tale elezione – 46 voti su 90, maggioranza risicata – e sulla presenza dei cosiddetti ‘franchi tiratori’ – ovvero parlamentari della maggioranza che, nel segreto dell’urna, avrebbero votato contro la designazione di Ardizzone.

La tesi è giusta. Ma è altrettanto giusta la tesi contraria. E cioè: alcuni parlamentari che sostengono – o dovrebbero sostenere – il Governo Crocetta (del Pd, ma non soltanto del Pd) non sono stati d’accordo sulle scelte del presidente Crocetta, con particolare riferimento alla composizione della giunta di soli ‘tecnici’. Tali parlamentari non hanno mai nascosto il proprio disappunto.

Crocetta e la parte politica che lo sostiene, alla luce di questo palese dissenso interno, hanno cercato i voti coinvolgendo, per l’elezione di Ardizzone alla presidenza dell’Ars, alcuni settori del Pdl (il Senatore Giuseppe Firrarello) e il Cantiere Popolare.

Tutto questo è avvenuto alla luce del sole, tant’è vero che, nella composizione della giunta, ci sono due assessori che sono riconducibili a una parte del Pdl e al Cantiere Popolare.

E’ con questo scenario che, ieri, si è andati al voto. Le possibilità erano due. Prima possibilità: il rientro del dissenso di quella parte del Pd (ma anche di altri parlamentari) che non condividono le scelte di Crocetta (e di chi lo sostiene: Udc e una parte del Pd). Seconda possibilità: la conferma del dissenso.

Se il dissenso fosse rientrato, Ardizzone sarebbe stato eletto alla prima votazione con oltre 60 voti. Ma siccome questo non è avvenuto, era chiaro, dopo la prima votazione andata a vuoto, che il dissenso non era rientrato.

A questo punto Ardizzone ha rischiato di non essere eletto. Ma è stato eletto. Appena per un voto, certo: ma eletto. Chi non lo ha votato per il nuovo presidente dell’Ars descrive una presidenza di Sala d’Ercole debole e un Governo regionale uscito indebolito. Ma è vera anche la tesi opposta: ieri si sono creati i presupposti per non eleggere nemmeno alla seconda votazione Ardizzone e per inviare un messaggio al Governo Crocetta. Ardizzone, invece, è stato comunque eletto. A perdere la partita sarebbero stati gli avversari del Governo Crocetta e non chi lo sostiene.

Anche sulla dizione ‘franchi tiratori’andrebbe fatta qualche precisazione. Giusto definire tali chi, nella prima votazione, pur facendo parte della maggioranza che sostiene il Governo Crocetta, non ha votato per Ardizzone. Sbagliato, a nostro avviso, definire tali i parlamentari di maggioranza che, nella seconda votazione, non hanno votato per Ardizzone. Per un motivo semplice: perché si sapeva già che non avrebbero votato per Ardizzone.

E’ cambiata la maggioranza che sostiene il Governo Crocetta? In questa fase conta poco. Perché l’attuale legge che regola i rapporti tra Governo e Assembla regionale siciliana è sbilanciata a favore del primo. L’unico strumento che l’Ars ha a disposizione per condizionare il Governo è il bilancio. L’unico strumento che l’Ars ha a disposizione per mandare a casa il Governo è la mozione di sfiducia.

Nel primo caso – non approvando il bilancio – si determinerebbe la violazione persistente dello Statuto e andrebbero a casa Governo e Assemblea regionale. Nel secondo caso – votando la sfiducia al presidente Crocetta – andrebbero a casa Governo e Assemblea regionale.

Morale: Governo e Assemblea regionale resteranno al proprio posto, perché nessun parlamentare di Sala d’Ercole ha intenzione di andare a casa.

Due dati politici, che alla fine sono le cose che contano. Primo: l’Ars ha eletto il proprio presidente. Secondo: il Governo Crocetta governerà. Come non lo sappiamo: ma governerà. Anche con il dissenso di una parte dei parlamentari che dovrebbero sostenerlo.

Durerà poco, come ha detto il parlamentare del Pd, Antonello Cracolici? Vedremo.

 

Redazione

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