Visitabile da oggi 27 novembre fino al 19 gennaio 2020, l'allestimento celebra il maestro italo-americano a 35 anni dalla scomparsa. In quella che lo stesso sindaco Leoluca Orlando ha definito «retrospettiva di un'intera città, più che solamente di un artista»
Antonio Cutino, pittore delle contraddizioni del ‘900 A Villa Malfitano Whitaker una mostra per celebrarlo
«Uno sperimentatore che non ha mai tradito la propria indole». È soprattutto questo, nelle parole di Giacomo Fanale, il maestro Antonio Cutino, pittore italo-americano nato nel 1905 nel quartiere di Chelsea a New York. E che oggi Palermo vuole ricordare a 35 anni dalla sua scomparsa, con la mostra intitolata Antonio Cutino e la Palermo del ‘900: Nel segno della tradizione, visitabile da oggi 27 novembre fino al 19 gennaio 2020 a Villa Malfitano Whitaker. Promossa dalla stessa Fondazione Whitaker e dalla Fondazione Terzo Pilastro. Fanale, che ne è il curatore, lo racconta oggi come «un pittore che ha saputo cogliere le molteplici sfumature e contraddizioni del Novecento palermitano, ritraendo nei suoi quadri anche quei luoghi della città che oggi non esistono più». Suddiviso per blocchi tematici, l’allestimento va dai nudi di donna ai paesaggi, passando per le nature morte e i dipinti di stampo prettamente sociale.
«Due fondazioni ed una retrospettiva non di un artista ma di un’intera città – osserva il sindaco Orlando -. Cutino ritrae il cammino di una città lungo il corso del Novecento con notevole sensibilità artistica, raccontando Palermo sia attraverso i paesaggi che nei ritratti dei suoi volti, scendendo nella realtà sociale e nell’imprenditoriale del tempo anche attraverso i manifesti pubblicitari. Mi chiedo – dice, rivolgendosi agli organizzatori della mostra – quanto sarebbe interessante se le due fondazioni offrissero i propri spazi e capacità per sfruttare l’onda della mostra trasformandola nell’inizio di una visione e non in un evento singolo, magari esplorando la storia della città attraverso altri temi, per esplorare e cogliere il Novecento di Palermo». Un input che ha voluto lanciare il primo cittadino, dimostrando d’aver particolarmente apprezzato l’iniziativa.
«Amo la mia città d’origine e voglio gratificarla, ringraziarla per avermi dato dei natali che non dimentico – commenta anche il vice presidente della Fondazione Whitaker, Emmanuele Francesco Maria Emanuele -. Trovo che Villa Malfitano Whitaker e questa città siano profondamente magici, luoghi dotati di una bellezza inarrivabile nel mondo, che restano magnifici nonostante siano devastati dall’incuria. Palermo è luogo per vivere e per esistere, nel quale sono tornato dopo sessant’anni sperando di poter fornire delle risposte ai palermitani, sia in campo medico che sociale. Contribuendo anche con iniziative legate all’istruzione e alla cultura, per abbattere le barriere sociali che sussistono in questa città, aprendo un dialogo religioso e interculturale con i nostri vicini nel Mediterraneo, rapporti di fondamentale importanza in questo periodo storico».
«Questo è uno dei luoghi più affascinanti e magici della città – ribadisce il professore -, che speriamo diventi anche un luogo di cultura e istruzione, portando le scolaresche a visitare la mostra per insegnare loro l’arte di questo grande autore. Cutino è parte della mia memoria infantile e ho chiari in mente i ricordi di quando visitavo da bambino il suo studio. Ma è anche un siciliano, nato a New York per poi tornare in Italia e nella sua Sicilia. Parliamo di un autore poliedrico, le cui manifestazioni artistiche abbracciano tutti i campi in cui la pittura può esprimersi compreso, il paesaggismo sociale o la sensibilità verso l’attività economica e produttiva con i manifesti pubblicitari sacralizzati sotto forma di opere d’arte», conclude il professore. Facendo emergere non solo quel profondo legame emotivo con Antonio Cutino, ma anche i tratti fondamentali di un autore del Novecento siciliano che con le sue opere offre uno spaccato dei principali eventi storici che hanno caratterizzato Palermo. A partire dai paesaggi legati a luoghi andati persi in seguito all’infausto sacco di Palermo degli anni Settanta.