Almaviva, cessione è «un ricatto inammissibile» «Non si parla mettendo una pistola sul tavolo»

«La proposta di costituire una srl riguarda solo la sede di Palermo, ed è questo che ci fa paura. Non siamo più disponibili a deroghe sul contratto collettivo nazionale di lavoro. Inutile farlo se poi, dentro il territorio, dobbiamo farne pezzetti di carne sociale». Promette battaglia Francesco Assisi, segretario Fistel Cisl Palermo, dopo l’annuncio di Almaviva Contact del piano di cessione del ramo d’azienda, che ha gettato nel panico i 3200 lavoratori del capoluogo. A scatenare le preoccupazioni tra i dipendenti – 2800 a tempo indeterminato e 400 a tempo determinato – sono state le due lettere inviate nei giorni scorsi dall’azienda alle istituzioni, Regione e Comune, e alle organizzazioni dei lavoratori, dai contenuti assai differenti, creando un giallo.

«Staccare Palermo è palesemente un’operazione di bad company – prosegue Assisi nel corso della conferenza stampa all’Nh Hotel di Palermo – Un’operazione che ha indispettito sindacati e lavoratori, anche perché fatta a ridosso della scadenza dell’accordo siglato lo scorso anno, fissato per il 12 giugno, e di tutte le commesse principali di Palermo: Tim, Sky, Wind, Alitalia e Trenitalia. Non siamo disponibili a fare accordi al ribasso, non si parla con i lavoratori mettendo una pistola sul tavolo, è un ricatto inammissibile» Negli ultimi quattro anni, i dipendenti di Palermo hanno sostenuto sacrifici rinunciando, tra tfr, scatti e ammortizzatori sociali, a circa 4 milioni di euro l’anno, ricorda ancora Assisi.

«Da quattro anni i lavoratori fanno sacrifici – annuncia – per noi Almaviva è un’azienda nazionale. È chiaro che un’operazione del genere non è assolutamente condivisibile. Entro l’11 aprile chiederemo l’esame congiunto e lo faremo con le segreterie nazionali, ma al tavolo di Roma – avverte – non ci accorderemo su nulla. Poi torneremo a Palermo, chiederemo subito un incontro con il sindaco e il presidente della Regione e partiremo con le azioni di protesta. Almaviva è l’azienda più grossa che rimane in Sicilia – conclude – auspichiamo che le istituzioni si facciano parte attiva per mantenere il lavoro nell’Isola. Non ci interessa chi lavora alle commesse, ma l’importante è che restino a Palermo: non siamo interessati a fare i sensali».

«Il problema è molto serio, alzeremo la testa e daremo battaglia – promette il segretario della Cisl Sicilia Mimmo Milazzo dopo l’annuncio di Almaviva Contact di volere cedere il ramo d’azienda relativa al capoluogo siciliano – Faremo quadrato rispetto a un’impostazione maldestra dell’azienda. Non si può continuare a spremere i lavoratori al prezzo di sacrifici. La dignità delle persone non può essere pestata sempre. Non comprendiamo il senso di questa operazione, con questi presupposti diminuiscono le capacità contrattuali dei lavoratori. Apriremo dei tavoli e speriamo di avere al fianco le istituzioni locali. Le aziende non possono continuare a venire qui in Sicilia per ottenere solo agevolazioni. Ci auguriamo – conclude – che al nostro fianco ci siano anche la Regione e il sindaco».

«Se l’azienda punta ai licenziamenti camuffati, non resta che lo sciopero generale dei lavoratori Almaviva Compact di tutta Italia». Così l’esecutivo regionale della Cisl, che assieme alla Fistel nei prossimi giorni proporrà la mobilitazione congiunta ai vertici regionali e nazionali di Cgil e Uil. Al centro i recenti sviluppi a danno dei 2800 dipendenti a tempo indeterminato palermitani. Un’operazione che per Cisl e Fistel non sarebbe affatto, come motiva l’azienda, di «riorganizzazione, consolidamento e riequilibrio complessivo». Piuttosto, a sentire ancora Milazzo e Assisi, «è un primo passo in direzione del licenziamento, camuffato sotto le insegne di una bad company», ribadiscono ancora. 

«Sappia Almaviva che ci metteremo di traverso», ripetono i sindacati. Che pensano alla mobilitazione generale anche per accendere i riflettori sui problemi del settore dei call center, che in Sicilia occupa circa 13 mila persone a tempo indeterminato più i precari. La Cisl intende rivolgersi pure, assieme a Cgil e Uil, a Regione e Anci. Intanto, come da prescrizione di legge, stamattina le segreterie territoriali e nazionali di tutte le organizzazioni sindacali hanno fatto partire, unitariamente, una richiesta di incontro all’indirizzo dell’azienda e di Unindustria Roma, dove la casa madre ha sede. 


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