Aci Catena, il caso gettonopoli finisce in Procura Codacons: «Possibile truffa aggravata in concorso»

Stavolta in ballo non ci sarebbe solo la questione morale, ma anche la concreta possibilità che i consiglieri abbiano agito illecitamente. Il nuovo caso gettonopoli, scoppiato negli ultimi giorni ad Aci Catena, potrebbe infatti avere risvolti giudiziari. Ad annunciare un esposto alla procura della Repubblica e alla Corte dei Conti, è stato infatti il Codacons: «La vicenda presenta diversi passaggi da cui emergono ipotesi di reato – dichiara il dirigente dello studio legale Carmelo Sardella -. Su tutti c’è la compresenza da parte di diversi consiglieri in più commissioni contemporaneamente. Un fatto – continua – che configurerebbe una truffa aggravata in concorso per il conseguimento di erogazione pubbliche, reato previsto e punito dall’articolo 640 bis del codice penale».

Ma l’ubiquità dei consiglieri è soltanto uno degli aspetti della gettonopoli catenota a saltare agli occhi. Il comportamento dei consiglieri, portato alla luce dalle denunce dell’associazione Aci Catena Bene Comune e dal locale Movimento 5 Stelle che ieri mattina ha indetto una conferenza stampa per informare la cittadinanza, sarebbe stato ambiguo in altre occasioni. Dai verbali esaminati infatti emerge, per esempio, che la IV commissione si riunì il 2 giugno dello scorso anno all’interno dei locali comunali, che come da tradizione sarebbero stati chiusi in occasione della festa della Repubblica: in quel caso, peraltro, la seduta andò deserta poiché la presenza di solo due consiglieri non garantiva il raggiungimento del numero legale. Fatto che tuttavia non impedì ai due di beneficiare del gettone di presenza.

L’interesse del Codacons potrebbe riportare l’attenzione sui costi della politica, da una prospettiva diversa rispetto a quanto registratosi nelle scorse settimane nella vicina Acireale: «La decisione di muoverci adesso e non prima – spiega Sardella – deriva dal fatto che ad Aci Catena il comportamento dei consiglieri non è stato soltanto poco etico, ma potrebbe essere sconfinato in fattispecie di reato. Starà poi agli organi competenti appurare come siano andate le cose». L’avvocato poi tiene a sottolineare come l’esposto non sia stato sollecitato da alcuno: «Ci occupiamo anche di pubblica amministrazione – conclude il dirigente -. In questo caso, in ballo ci sono le risorse pubbliche ed è normale per noi volerci vedere chiaro».

Sulla possibilità di segnalare alla procura quanto contenuto nei verbali, si era espressa due giorni fa anche la deputata regionale del Movimento 5 Stelle, Angela Foti: «Non sappiamo ancora se faremo un esposto – ha dichiarato l’onorevole – le denunce si fanno e non si annunciano. Quello che possiamo dire è che noi siamo concentrati a mettere in luce ciò che non va dal punto di vista politico nella gestione delle commissioni ad Aci Catena. Per il resto, se dovessimo essere chiamati dai magistrati come persone informate sui fatti è chiaro che daremo il nostro contributo».

Nel frattempo, a 48 ore dallo scoppio del caso gettonopoli, nessuna reazione ufficiale arriva dai diretti interessati. L’amministrazione comunale guidata da Ascenzio Maesano, che in consiglio comunale gode di una larghissima maggioranza, sembra voler tergiversare nell’attesa che passi il clamore mediatico. In tal senso, però, l’annuncio del Codacons potrebbe scombinare le carte, riaccendendo le polemiche per quello che stavolta potrebbe rivelarsi qualcosa in più di un comportamento leggero da parte dei consiglieri.

«Dal mese di giugno 2014 a gennaio 2015 sono state effettuate ben 854 sedute di commissione, e le proiezioni ci dicono che, in riferimento ai 12 mesi, se ne conterebbero 1134 – si legge in una nota del M5S -. Il regolamento che dovrebbe servire per un corretto funzionamento del consiglio e delle commissioni, è praticamente privo di regole, dove non è indicata la durata minima della presenza dei consiglieri nella commissione affinché maturino il diritto al gettone di presenza e nemmeno quale sia il costo del gettone di presenza o i criteri di attribuzione dello stesso, quando le commissioni, per esempio, sono rinviate per mancanza di numero legale».

Dall’esame dei verbali, emerge inoltre un’attività di commissione che in molti casi parrebbe fine a se stessa: «Si sono svolte oltre 40 sedute per discutere dell’istituzione della consulta giovanile – dichiarano gli attivisti catenoti – eppure fino a oggi l’organo non ha mai visto la luce. Ma c’è anche il caso di una commissione che su circa 100 sedute effettuate ne conta più di un terzo rinviate per mancanza di numero legale». Il Movimento 5 Stelle ha già presentato una proposta di modifica al regolamento delle commissioni consiliari, annunciando la possibilità di una raccolta firma per testimoniare l’esigenza di cambiamento. Nel frattempo, però, a dire la propria potrebbe essere anche la magistratura.


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