A proposito dell’inchiesta giudiziaria a carico della dottoressa Anna Rosa Corsello

NON SIAMO STUPITI CHE LA MAGISTRATURA INDAGHI SU DI LEI: ANZI SIAMO CONVINTI CHE CI SARA’ IL COINVOLGIMENTO DI ALTRI PERSONAGGI ‘ECCELLENTI’, POLITICI COMPRESI

Noi, di solito, non scriviamo di cronaca giudiziaria. Lo facciamo, un po’ a malincuore, solo quando la stessa cronaca giudiziaria ‘invade’ la politica e l’economia della Sicilia, che sono i settori dei quali, per lo più, ci occupiamo. Così, oggi, siamo quasi costretti a commentare le indagini della Procura della Repubblica di Palermo nei riguardi della dottoressa Anna Rosa Corsello, ex dirigente generale dei dipartimenti Formazione e Lavoro della Regione siciliana.

Da quello che leggiamo su altri giornali, la dottoressa Corsello – che, ricordiamolo, si è dimessa dai vertici dei due dipartimenti – sarebbe indagata per la vicenda ormai stranota del flop-day dello scorso 5 agosto.

La storia è nota. Un fatto che dovrebbe essere di ordinaria amministrazione – ovvero il semplice incontro tra domanda e offerta di lavoro per assegnare dei banali tirocini formativi (peraltro di bassa caratura: 500 euro al mese per sei mesi da corrispondere ad ogni giovane disoccupato che avrebbe ‘lavorato’ presso un’azienda: insomma, nulla di duraturo) – è stato trasformato, dall’attuale Governo regionale, in una questione di ‘filosofia teoretica’.

Addirittura, sono state chiamate ben quattro società esterne all’Amministrazione (Ett, Italia Lavoro, Formez e una società partecipata dalla Regione: Sviluppo Italia Sicilia).

L’aspetto incredibile è che queste quattro società non sono state chiamate non con un’evidenza pubblica, ma con discutibilissimi affidamenti diretti. Fatti, con molta probabilità, in un momento in cui i protagonisti di questi fatti pensavano di avere la certezza di non rispondere di questi atti alla Giustizia.

Un altro aspetto – ancora più incredibile della ‘chiamata diretta’ delle quattro società esterne – è che il ‘lavoro’ affidato alle società esterne avrebbe potuto essere svolto dagli stessi uffici della Regione.

Invece è successo che una parte degli uffici regionali che si occupano di politiche del lavoro sono stati sbaraccati (Sportelli multifunzionali) e un’altra parte esautorati.

Così facendo l’Amministrazione regionale ha pagato un servizio due volte: ha pagato i dipendenti regionali che si occupano di politiche del lavoro (questi, anche se non li ha impegnati in questa vicenda dei tirocini formativi li paga lo stesso in quanto dipendenti regionali); e sta pagando le quattro società ‘esterne’ che non ci risulta siano state messe alla porta.

C’è da augurarsi che su questo passaggio amministrativo allucinante indaghi la Corte dei Conti. 

Come fu e come non fu, nonostante il ricorso a queste società ‘esterne’, il 5 agosto è stato un disastro. Per un giorno migliaia di giovani disoccupati siciliani hanno provato a collegarsi al sito per partecipare a questo strano ‘concorso’ informatico: ma è stato tutto inutile. Il sito – così è stato detto – è andato in tilt.

Perché, poi, un ordinario fatto amministrativo che, di solito, si risolve nel consegnare i propri curricula alle imprese, specificando quello che si è fatto nella vita e quello che si è in grado di fare, sia stato sostituito da un click-day, cioè da una demenziale gara a chi è più bravo a collegarsi prima degli altri, è cosa che, si spera, i protagonisti di questo flop dovranno chiarire ai magistrati.

(Per non parlare del fatto che questo bando-click-day ha escluso i giovani siciliani disoccupati che non navigano su internet: ma questo è un diritto che dovrà essere fatto eventualmente valere dagli stessi giovani esclusi, con opportuni ricorsi).

Dopo il flop sono volate parole grosse tra l’assessore regionale alla Formazione professionale, Nelli Scilabra, e l’allora dirigente generale, la già citata dottoressa Corsello.

L’assessore, nelle audizioni in Commissione Cultura e Lavoro dell’Ars, si è difesa prima dicendo che tutti gli atti (il riferimento è alle quattro società ‘esterne’ intruppate) sono stati firmati dalla dottoressa Corsello. Poi ammettendo – nella seconda audizione, sempre all’Ars – che il Governo qualche direttiva l’ha impartita.

La dottoressa Corsello, da parte sua, ha replicato di avere i documenti che provano (a cominciare dalle delibere di Giunta) che lei ha messo in atto direttive arrivate dal Governo della Regione. E ha fatto anche di più: ha chiesto di essere sentita dai magistrati ai quali ha consegnato gli sms che si sono scambiati nelle ore del ‘furore’ lei e l’assessore Scilabra.

Noi non siamo stupiti del fatto che la dottoressa Corsello sia sotto inchiesta: anzi, siamo convinti che l’inchiesta penale non potrà che allargarsi anche alla politica.

Perché è evidente – proprio nello ‘spirito’ di una legge che noi consideriamo sbagliata: la legge Bassanini recepita dalla Regione con proprie leggi – che è la politica dà le direttive, mentre la burocrazia le mette in pratica.

Ciò posto, a noi sembra molto difficile – molto difficile, se non impossibile – che la dottoressa Corsello, in questa storia, abbia fatto tutto da sola, chiamando – addirittura! – ben quattro società esterne alla Regione senza il consenso del Governo. Questo a noi sembra impossibile.

Tra l’altro, in una di queste quattro società presta servizio – o avrebbe dovuto prestare servizio – la moglie di un autorevole componente del gabinetto dell’assessore Scilabra.

Storie brutte sulle quali sarà bene fare chiarezza.

Così come ci auguriamo che la Corte dei Conti faccia chiarezza sul secondo click-day, cioè quello del 5 agosto (quello di Luglio, bene o male, ha funzionato). Qualcuno dovrà essere chiamato a rispondere dei soldi pubblici utilizzati per un passaggio amministrativo fallimentare sotto tutti i punti di vista.

 

 


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