Il Center for Human Health Advanced Biotechnologies è l'avveniristico Centro, unico al mondo, che fornirà servizi di eccellenza al pubblico e al privato e che nascerà a Palermo grazie al finanziamento da 29 milioni di euro. Oggi la presentazione allo Steri presieduta dal Rettore Roberto Lagalla e dai responsabili del progetto.
A Palermo arriva il CHAB «Unico centro mondiale per la biotecnologia umana»
Duemilacinquecento metri quadri, quattro macroaree di intervento, dodici laboratori e otto speciali apparecchiature che costano fino a un milione di euro l’una, questi numeri del CHAB – Center for Human Health Advanced Biotechnologies che avrà sede a Palermo. L’unico centro al mondo per la biotecnologia per la salute umana è un padiglione che vede la collaborazione di chimici, ingegneri, ricercatori, medici, fisici e matematici nella costituzione di una filiera di alto livello che andrà ‘dal vitro al vivo‘ grazie alla cooperazione delle professionalità operanti nelle quattro macroaree: Materiali Biocompatibili, Biotecnologie Molecolari e Cellulari, Analisi in Vivo, Apparecchiature Speciali Avanzate.
Avveniristiche e accessibili saranno le metodologie di intervento sulle patologie genetiche fino ad arrivare al cancro, come spiega Bruno Giuseppe Pignataro, responsabile della macroarea Apparecchiature Speciali Avanzate «Lavoriamo con strumentazioni che non esistono da altre parti e grazie alle quali accediamo ad informazioni fino ad oggi inaccessibili, come il microscopio con focale a fluorescenza. Possiamo fotografare o filmare molecole o aggregati molecolari riuscendo a comprendere i meccanismi interni all’organismo che sono cause di patologie e a trovare il modo di affrontarli. La più grave criticità delle cure contro il cancro è costituita dalla loro invasività e dai danni collaterali – continua il professor Pignataro – attraverso l’approccio molecolare si potrà agire soltanto sul nucleo della cellula malata, aggredendola, risparmiando le cellule sane anche in caso di metastasi diffusa, entro una ventina di anni guarire dal cancro sarà considerata la norma».
Sono in fase di sperimentazione anche dei particolari sensori che applicati al paziente invieranno al medico le informazioni sul paziente via wireless e a grandi distanze e l’impianto di organi sostituivi temporanei, come il rene, che permetteranno al paziente in attesa di trapianto di sopravvivere anni.
Gaetano Giammona, responsabile della macroarea Materiali Biocompatibili ossia l’origine della filiera produttiva, spiega l’innovatività dei materiali e i nuovi metodi di processo che sarà possibile effettuare al CHAB, dalla produzione, all’assemblaggio fino alla sperimentazione in vivo: «I materiali polimerici vegetali, animali o anche sintetici sono processati per dare origine a strutture di dimensioni nanometriche o assemblati per creare strutture che vanno dalle dimensioni micro fino alle macro. Le nanostrutture sono usate in campo farmaceutico per far arrivare il farmaco in un punto specifico dell’organismo, i materiali assemblati invece sono utili nella medicina rigenerativa, possono ospitare cellule necessarie alla ricostruzione di un tessuto. Possiamo progettare per esterni e sperimentare dal vitro al vivo anche materiale biocompatibile di natura inorganica, come le protesi dentarie».
Il CHAB offre servizi competitivi nella diagnosi, nella produzione e nella ricerca, quindi è dedicato alla fruizione privata che alla pubblica, alle imprese di materiali, protesi e supporti biomedicali, ai centri di ricerca, ai centri di biotecnologia, agli ospedali e ai laboratori farmaceutici. L’Ateneo di Palermo ha scelto di investire il finanziamento europeo – al quale hanno avuto accesso anche gli altri atenei – in un unico Centro dedicato alle biotecnologie avanzate. Gli sforzi, le competenze e il capitale umano saranno quindi concentrati in un lavoro sostenuto dall’uso di apparecchiature avanzate che costituiscono un punto di riferimento mondiale per la comunità scientifica ma anche un obiettivo per gli studenti di oggi e i professionisti del futuro, nell’auspicio che questo sia un investimento utile per i giovani, sulle imprese nuove e vecchie, sulle industrie e ovviamente, sulla ricerca medica, come si evince dalle parole di Roberto Lagalla, rettore dell’Università degli Studi di Palermo, che ha presieduto l’incontro alla Sala delle Capriate dello Steri. «La presenza di docenti, di rappresentanti di aziende e di giovani testimonia che questa regione riflette sulla parte più responsabile in uno sviluppo prossimo che superi il tema dell’economia assistita e che guarda all’implementazione, nel mercato, di competenza e professionalità. Avanzamento tecnologico e ricerca scientifica non possono camminare solo sulle gambe dell’Università, che non può e non è capace di assolvere alle funzioni esaustive che oggi sono richieste. L’Università però oggi sa promuovere la cooperazione tra settori e professionalità guardando alle alleanze multidisciplinari come la base per ottenere un risultato ‘win-win‘ dal quale, cioè, tutti traggono un vantaggio reale. Al momento, ad esempio, c’è un importante dialogo con il CNR volto a portare a Palermo le funzioni svolte altrove dal CNR stesso».
Il professor Giulio Ghiersi è il responsabile scientifico del progetto CHAB, che sarà attivo da luglio 2015 e del tutto operativo da dicembre: «In Italia esistono centri qualificati ma incompleti, utili allo svolgimento di alcune parti del processo, il CHAB mette insieme le competenze trasversali di tutti i diversi professionisti del settore scientifico e ciò garantisce una filiera produttiva priva di problematiche. Abbiamo macchinari ideati ad hoc come la risonanza magnetica 7 Tesla, che risolve fino a trenta nanometri in vivo su piccoli animali. Possiamo creare protesi adatte alla cura di patologie ossee o cartilaginee, impiantare biomolecole sostituive temporanee che stimolano la produzione di nuovi materiali nell’organismo ospitante e che vengono metabolizzare dal paziente o nanoparticelle per il rilascio controllato di un farmaco, sperimentiamo su piccoli animali come lo Zebrafish e sulle cellule staminali».
Lo stabulario Zebrafish del CHAB è tra i più tecnologicamente avanzati del Mediterraneo e «il piccolo pesce di origine indiana – racconta a Meridionews Vincenzo Cavalieri, responsabile della macroarea Analisi in Vivo – è un vertebrato ormai diffuso ovunque e il suo mantenimento costa cento volte meno del classico topo, inoltre, ha la fisiologia simile a quella dell’uomo ed è un banco di prova eccezionale per riprodurre patologie, studiarne le cure e sperimentare interventi. Gli animalisti al momento non se ne interessano e la Comunità Europea non diffonde normative in merito».