Dal sindaco uscente Domenico Surdi all'unica candidata donna, Giusy Bosco, sostenuta dal Pd, ma anche dall'Udc, dal candidato di buona parte del centrodestra - senza appunto Udc - a quello del solo Fratelli d'Italia
Elezioni amministrative ad Alcamo, sfida a quattro Tra strane alleanze e voglia di rilanciare la cittadina
Ad Alcamo le elezioni amministrative sono sempre piene di sorprese e colpi di scena. L’ultimo cinque anni fa, con la vittoria del Movimento 5 stelle di Domenico Surdi. Surdi che ci riprova e dovrà vedersela con altri tre avversari: Giusy Bosco, sostenuta dal Partito Democratico, per l’occasione slegato dal campo largo, ma legato all’Udc di Mimmo Turano e con un centrodestra più o meno frammentato: per buona parte insieme a Massimo Cassarà, con la sola eccezione di Fratelli d’Italia, che corre da solo al seguito di Alessandro Fundarò. Ecco le domande di MeridioNews ai candidati e le loro risposte. Non è stato tuttavia possibile avere un riscontro con il candidato Fundarò.
DOMENICO SURDI
Con quale spirito tenta la scalata al secondo mandato?
«Siamo fino all’ultimo al lavoro e siamo contenti di come si è svolta la campagna elettorale. Rimettiamo la palla nelle mani della città confidando che passi ancora una volta la bontà del nostro progetto. Sono molto contento delle liste e del gruppo che si è creato, con persone straordinarie, sono felice che abbiano deciso di metterci la faccia».
Quali gli obiettivi per il futuro?
«Lasciamo nei cassetti del Comune tanti progetti, alcuni dei quali già finanziati, altri con i cantieri già in corso. Vogliamo puntare su temi strategici come la rete idrica ad Alcamo Marina, potenziare raccolta rifiuti, la pulizia della città e il miglioramento delle ville e dei parchi comunali, come il progetto in fase di realizzazione in piazza della Repubblica, dove stiamo dando vita al roseto dedicato a Ciullo d’Alcamo».
Quali sono i risultati principali ottenuti in questi anni?
«Sono tre le cose che abbiamo affrontato con grandissimo impegno, uno su tutti il problema di acqua: arrivavano solo 60 litri al secondo in tutta la città, eravamo sempre in emergenza idrica, adesso abbiamo raddoppiato la quantità. Poi il precariato, le statistiche ci vedevano tra le prime città d’Italia: quasi 400 su 700 dipendenti. E poi i rifiuti: finalmente dopo anni siamo riusciti ad appaltare il nuovo servizio, che andrà potenziato».
GIUSY BOSCO
Come giudica la sua prima campagna elettorale?
«Un’esperienza entusiasmante e molto positiva. La commissione elettorale aveva escluso una lista, che poi è stata ammessa. Ci proponiamo di fare di Alcamo la capitale del golfo da un punto di vista culturale, economico e sociale, ridare ad Alcamo la dignità di città che ha perso in questi anni. È diventata un grande paese, quando invece è una bella città, ricca di cultura, artigianato, industria e arti».
Quali sono i punti da cui vorrete iniziare in caso di vittoria?
«Ci sono delle criticità a breve termine, soprattutto il problema della viabilità interna ed esterna, quello della rete idrica e di quella fognaria e poi naturalmente ci sono dei problemi di lungo termine, quindi una corretta pianificazione per adire al recovery plan per fare qualcosa per la città, dalla montagna fino al mare».
Una coalizione un po’ atipica quella che la sostiene.
«Sono l’unica donna e questa è già una differenza. Non ho mai votato cinquestelle, non penso che abbiano fatto bene al governo della città in questi anni. Dall’altro lato ci sono una serie di partiti, di movimenti, che si sono vestiti da destra, che però di destra non sono e poi c’è il candidato unico di Fratelli d’Italia, che tra tutto mi sembra quello più leale».
MASSIMO CASSARÀ
Come giudica questa esperienza di campagna elettorale?
«Rimangono le ultime 24 ore prima del silenzio, procediamo, siamo moderatamente soddisfatti».
Quali sono i suoi obiettivi?
«La cosa principale su cui ho puntato fin da subito è l’ambiente. Anche se sembrerà strano per la mia collocazione politica, ma essendo un imprenditore agricolo e vivendo a contatto con l’ambiente, per me è una priorità. Vivendo il territorio e guardandolo in un’ottica diversa, non si può non andare verso la transizione ecologica come chiesto dalla Comunità europea, quanto meno prima che ce lo impongano. I paletti sono tre e li abbiamo ben chiari: riduzione della Co2, digitalizzazione e miglioramento delle risorse idriche per ridurre il rischio desertificazione. La lotta per la riduzione della Co2 passa attraverso il decongestionamento del traffico. Abbiamo una sola via d’accesso per mezzi pesanti e autobus. Abbiamo bisogno di due bretelle che andrebbero a modificare profondamente il traffico in ingresso e uscita della città e potremmo provare a farceli finanziare dall’Europa».
Quali le altre criticità su cui intervenire con più urgenza?
«La città si trova con dei problemi non irrisolti, ma che non sono stati assolutamente affrontati da questa amministrazione. Cinque anni fa eravamo un modello per tutta la Sicilia, siamo piombati agli ultimi posti e adesso piano piano stiamo risalendo la china. La città non è diventata più sporca perché i cittadini sono diventati incivili. Questa amministrazione ha distrutto una cosa che funzionava. Per circa tre anni e mezzo non sono riusciti ad andare in gara per il nuovo gestore e nel frattempo il sistema si è distrutto. Siamo tornati indietro di dieci anni».