«Per smacchiare il giaguaro ho bisogno di voi». Il segretario del Partito democratico e candidato alla presidenza del Consiglio, ieri a Catania per la campagna elettorale, si rivolge alla «base» dei militanti del suo partito. E il gruppo etneo risponde compatto al richiamo del leader, dimenticando i dissapori interni: in sala Bianco, Berretta e tutti gli altri esponenti insieme. Sul palco c'è solo spazio per i temi della campagna nazionale
Pier Luigi Bersani ricompatta il Pd catanese «La nostra forza è il popolo delle primarie»
«Prego di salire sul palco il nostro smacchiatore di giaguari» annuncia il segretario provinciale del Partito democratico Luca Spataro. E quando Pier Luigi Bersani sale sul palco auditorium delle Ciminiere di Catania, il messaggio è subito diretto al «popolo delle primarie: l’ultima volta qui vi avevo detto che vincevamo, ma per smacchiare il giaguaro ho bisogno di voi, la base». E il popolo del Pd è numeroso in una sala congressi da 1500 posti stracolma.
Ci sono curiosi, simpatizzanti, esponenti politici di Sel e degli altri partiti della coalizione che appoggia Bersani come candidato presidente del Consiglio, e naturalmente gli esponenti del Pd locale. Candidati, deputati, sindaci e aspiranti sindaci, da Enzo Bianco al rivale alla corsa per Palazzo degli elefanti Giuseppe Berretta. Ma dei battibecchi di questi giorni non c’è traccia, tra sorrisi, applausi e la canzone dello spot elettorale cantata da Gianna Nannini. All’interno del Pd catanese, nel giorno dell’arrivo del segretario del partito, sembra essere tornata la pace. «La nostra arma, il nostro vantaggio competitivo, siete voi» dice Bersani rivolto al pubblico, che contrappone il Partito democratico all’«individualismo di tutti gli altri, che mettono persino il nome sul simbolo pur essendosi scelti da soli».
Flavia Piccoli NardelliIn sala l’unica assenza di peso è quella del presidente della regione Sicilia Rosario Crocetta, che manda in sua vece l’assessore regionale all’Energia Nicolò Marino. Ma, forse a sorpresa, gli unici a prendere la parola sono i capolista. Flavia Piccoli Nardelli capolista alla Camera, parla delle dimissioni del papa Benedetto XVI come di un «cambio di prospettiva per la sfida del nostro tempo, rispondere alle attese della povera gente». Quasi a rappresentare l’altra faccia del Pd interviene Corradino Mineo, capolista al Senato in Sicilia, che come segno dei tempi cita «il suicidio di un compagno della Fillea a Trapani. Nessuno deve essere lasciato più solo».
Corradino MineoCome fare lo dirà Bersani. «Non prometto quello che non posso mantenere, non ho conigli da tirare fuori dal cappello: dobbiamo innanzitutto uscire dalla crisi», spiega il candidato premier, che attacca i suoi avversari. «In un giorno solo tra Monti e Berlusconi ci sono stati trenta miliardi di tasse in meno, mentre Grillo promette mille euro per tutti. Perché non duemila?» scherza Bersani. Che ha, come Berlusconi, delle «mega restituzioni da fare: i quattro miliardi di euro degli evasori che non hanno pagato nemmeno il condono del 2002. I quattro miliardi delle multe delle quote latte, pagati prendendo i soldi dal fondo per il Mezzogiorno. E infine i quattro miliardi spesi per l’operazione fallimentare di Alitalia. Questi dodici miliardi li restituisca di tasca sua Berlusconi».
Bersani fa quindi un lungo elenco di priorità: lotta all’evasione, da effettuare «con la riduzione di almeno il 25 per cento del denaro contante», una legge sulla corruzione, il diritto di sposarsi per gli omosessuali, il diritto di ogni lavoratore «ad avere una rappresentanza sindacale» e «la riduzione delle spese militari per finanziare ospedali e scuole, che dovranno essere gestiti dai Comuni». Concluso il comizio, ancora con la musica di Gianna Nannini, Bersani scappa via per concludere il suo tour della Sicilia orientale. Di mattina è stato a Priolo, tra gli operai del polo petrolchimico, e dopo è diretto a Messina, dove un altro auditorium pieno del «popolo delle primarie» lo aspetta.