Da Bianco a Diventerà bellissima, la giravolta di Bottino Folgorato sulla via di Musumeci. «Mai stato di sinistra»

Da capogruppo di Con Bianco per Catania a punta d’attacco di Diventerà bellissima. Una giravolta non da poco per il consigliere comunale Daniele Bottino, quasi 1700 preferenze ottenute alle elezioni amministrative 2019. Più di quante, alla scorsa tornata, ne aveva ottenute nella lista Il megafono, patrocinata dall’ex presidente della Regione Rosario Crocetta. «Non sono mai stato di sinistra», comincia lui per spiegare la folgorazione sulla via del governatore Nello Musumeci. Damasco, per Bottino, ha i colori del civismo, oltre che «l’eleganza, la signorilità e lo spessore politico di Musumeci». La sala Coppola di Palazzo degli elefanti accoglie così, stamattina, l’ennesima conferenza stampa dei cambi di bandiera: in principio era stata Italia viva (in cui è confluito il blocco di Catania 2.0, già battezzata – in verità – dall’onorevole Luca Sammartino e dalla senatrice Valeria Sudano), poi la Lega. Adesso questo. L’abbandono di Bottino porta con sé un altro sconvolgimento non da poco: si scioglie il gruppo Con Bianco per Catania, perché non ci sono più i numeri, e i suoi componenti devono passare al gruppo Misto. Che così includerà Enzo Bianco, Lanfranco Zappalà, Salvo Di Salvo e Giovanni Grasso.

Accanto al consigliere comunale, siede l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza. Alla sua destra Manfredi Zammataro, alla sua sinistra Nino Penna. Gli altri due senatori cittadini che con Bottino condivideranno il gruppo orfano di Alessandro Messina. Il neoleghista ha lasciato qualche giorno fa il suo posto da capogruppo e, adesso, non si sa chi ne prenderà il titolo. A contare i voti, toccherebbe a Bottino. Ma la discussione sembra essere ancora aperta. «Diventerà bellissima sarà l’unico collante tra il Comune e la Regione Siciliana – sostiene Bottino – Il volto di Catania sta cambiando grazie a finanziamenti arrivati da Palermo. Da qui nasce il mio innamoramento». Senza contare che, per lui, l’approdo non poteva essere più naturale: «Diventerà bellissima ha le mie stesse iniziali: Daniele Bottino».

Le iniziali sue, le cravatte con gli elefantini di Razza e Zammataro, e il bisogno di allontanare i feroci attacchi all’amministrazione che fino a poche settimane fa Bottino urlava dagli scranni dell’aula consiliare. «È sempre stato costruttivo», lo difende Penna. «Attivo e presente, ma senza approccio fazioso», interviene Zammataro. «Non ho mai fatto mancare il mio appoggio a delibere importanti – sostiene il diretto interessato – Sono stato spesso presente, pur astenendomi, per garantire il mantenimento del numero legale». Leggera frecciatina alla maggioranza da lui spesso, in altra veste, stigmatizzata per la sua assenza. La promessa, però, è che la musica non cambierà: «Se non condividerò le idee dell’amministrazione, nessuno mi metterà il bavaglio», garantisce.

La sala, nel frattempo, si è riempita: il presidente del Consiglio comunale Giuseppe Castiglione ascolta dall’ultima fila. In un angolo, seduto, c’è anche Alessandro Messina. «Siamo rimasti amici». Ci sono pezzi di Fratelli d’Italia (Santo Russo e Sara Pettinato), qualche faccia di Forza Italia (Giovanni Petralia). «Grazie a tutta la maggioranza e al nostro assessore Enrico Trantino», continua Ruggero Razza. È con lui, del resto, che Bottino ha iniziato a parlare quando ha cominciato a pensare di trasferirsi sotto il tetto del governatore Musumeci, prima ancora di dichiararsi «indipendente» da Con Bianco per Catania. «Ci stiamo allargando in maniera convincente – commenta l’assessore regionale – abbiamo catalizzato forze ed energie e non arretriamo rispetto al progetto di radicare sul territorio il nostro movimento. Sceglieremo in futuro come radicarlo sul piano nazionale».

La direzione di Diventerà bellissima, del resto, si riunirà a giorni. Un anno fa, dal palco dell’hotel Sheraton, si era consumato lo strappo con l’ex sindaco di Catania Raffaele Stancanelli, oggi felice rappresentante di Fratelli d’Italia. In quei giorni, il congresso avrebbe dovuto decidere la strada da intraprendere nell’ottica delle elezioni europee. «Non siamo esattamente un movimento democratico», sorride Razza. L’ultima parola ce l’ha sempre lui, Musumeci. Come per le Europee, quando si scelse la neutralità. E adesso? «Non esprimo la mia posizione a pochi giorni dalla direzione regionale. Ma è già nota», dice Razza. L’ammiccamento è verso la Lega di Matteo Salvini, se ne parla da mesi. Ma altri commenti non ne arrivano. Neanche alla domanda sul futuro di Catania se il sindaco Salvo Pogliese dovesse essere condannato per il processo sulle cosiddette spese pazze all’Ars. Le ipotesi fatte sono molteplici e includono anche un ruolo fondamentale da attribuire al vicesindaco (se rimarrà Roberto Bonaccorsi o cambierà): «Non faccio ipotesi perché non ho dubbi sul primo cittadino», chiude Razza.


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