Viaggiare in treno portando con sé la bicicletta comporta un sovrapprezzo di 3,50 euro. Un'inezia per chi sostiene la diffusione dell'intermodalità. Ma per gli altri può diventare una scusa per preferire l'automobile. Per questo i membri di #salvaiciclisti si appellano a Trenitalia: «Le perdite dovute al mancato incasso del supplemento sarebbero abbondantemente compensate dal maggiore numero di utenti attirati dall'incentivo»
Bici in treno, «Trenitalia tolga i supplementi» La proposta del movimento #salvaiciclisti
Parlare delle motivazioni che rendono la diffusione dell’intermodalità imprenscindibile da una politica di vera promozione dei trasporti alternativi all’auto, sarebbe qui fuori luogo e fuori tempo: assodate. E del resto quale sia la “accoppiata vincente” per antonomasia lo si legge già oggi sul sito di Trenitalia: la bici col treno.
C’è un piccolo problema per gli spostamenti di tutti i giorni però: oltre al biglietto si pagano quei famigerati 3,50 euro di supplemento (valido 24 ore).
3,50 euro un problema? No di certo: se consideri le spese per l’auto – che comprendono svalutazione, manutenzione, assicurazione, bollo, benzina, pedaggio, parcheggio, etc etc per non parlare del tempo trascorso alla guida e dello stress e del rischio che questo comporta – ce ne sarebbe in abbondanza per potersi permettere tranquillamente ben più di un trasferimento in treno al giorno. Già, troppo facile però ripeterselo, con sottile compiacimento, tra gli stessi utenti abituali del treno e/o della bicicletta. E per “convincere” gli “altri”? Beh, ponendola in maniera adeguata, proprio questa piccola cifra potrebbe adesso giocare quel magico ruolo indispensabile in situazioni, come questa, in cui si spinge ad un cambiamento: potrebbe essere un “incentivo”. Ma come? Eliminandola! Alcune regioni (Puglia, Liguria, Emilia Romagna tra le altre) lo hanno, almeno parzialmente, già fatto.
Alla domanda, quindi, «cosa comporterebbe proprio ora l’eliminazione del supplemento bici alle ferrovie regionali siciliane?» noi di #salvaiciclisti di sicuro risponderemmo arditamente: proprio ora le perdite dovute al mancato incasso del supplemento sarebbero abbondantemente compensate dal maggiore numero di utenti attirati dall’incentivo, da pubblicizzare adeguatamente, con conseguenti vantaggi sia per l’azienda che per gli utenti; sarebbe un’altra piccola tappa “storica” nella inesorabile “evoluzione” dei trasporti; se sulla strada una bici in più può voler dire una macchina in meno, sul treno un supplemento in meno può voler dire molti viaggiatori in più!
Trenitalia cosa risponde? Ah già: l’azienda non ha un contratto di servizio con la Regione. Ma è pur sempre un’azienda, è di proprietà dello Stato: ha la facoltà di prendere delle decisioni anche solo temporanee o sperimentali? Certo, occorrerà analizzare dati, occorrerà fare calcoli, azzardare ipotesi: è possibile renderene partecipi gli utenti?
Vorrei concludere ricordando un caso esemplare: quello dei parcheggi degli stabilimenti balneari catanesi, che hanno accolto la richiesta di custodire le bici gratuitamente. In molti casi, essendo indipendente dallo stabilimento annesso, per il parcheggio si tratta di una perdita netta, anche se piccola, eppure tutti i gestori hanno aderito con entusiasmo.
Loro alla fine tengono ferme le auto, Trenitalia invece fa muovere i treni… Vorremmo collaborare!
Con gratitudine per il difficile e prezioso servizio
A.P. per #salvaiciclisti
[Foto di Felix Zingarelli]