Licandro, Ingroia e la posa di una foto Forse troppo simili a Falcone e Borsellino

Ci sono immagini che segnano uno spartiacque. È come se il tempo si dividesse in prima e dopo che sono state realizzate. La foto di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che parlano e sorridono è una di queste. E tutte quelle che le somigliano sembrano citazioni, tentativi d’imitazione. Per esempio: quella che ritrae Orazio Licandro, deputato del partito dei Comunisti italiani, e Antonio Ingroia, procuratore antimafia a Palermo. Pubblicata in grande evidenza sulla pagina Facebook del politico e scattata durante un convegno nel capoluogo siciliano, in occasione dell’anniversario della morte di Pio La Torre, il 30 aprile 2012. «La somiglianza se c’è non è voluta – chiarisce Licandro – Mi sono semplicemente limitato a usare una bella foto che qualcuno ha fatto mentre parlavo con Ingroia».

Orazio Licandro e Antonio Ingroia

«Onestamente, se guardo questo scatto e quell’altro non vedo nessun legame». Tony Gentile è l’autore del ritratto dei due magistrati uccisi dalla mafia vent’anni fa. «Ci saranno centinaia di migliaia di foto in posture simili – continua Gentile – Ma quella di Falcone e Borsellino racconta una storia diversa». Perché Licandro e Ingroia «non trasmettono confidenza, se li guardo non penso che siano amici, uno solo dei due ride. Sono due teste vicine». La gestualità dei due magistrati e i loro sorrisi, «il triangolo che disegnano in quella posizione, l’intimità del loro rapporto» rendeva il suo lavoro, invece, speciale. Tentare di replicarlo, per Gentile, «sarebbe stupido: loro avevano una certa personalità e 60 giorni dopo quello scatto sono stati uccisi».

Orazio Licandro, dal canto suo, non aveva nemmeno «fatto il collegamento». «Sfortunatamente io non sono Giovanni Falcone», dice. E Antonio Ingroia gli fa eco: «Ci sono decine di altre istantanee che mi ritraggono con colleghi magistrati nella stessa posizione di Falcone e Borsellino – spiega – Ma ogni volta che viene fatto quell’accostamento non riesco a non trovarlo irriguardoso». «Dietro al momento disteso di Falcone e Borsellino, dietro ai loro sorrisi e alla loro tranquillità c’è un simbolo che è impossibile ripetere – afferma il pm – Non mi metterei mai sul loro stesso piano».

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, foto di Tony Gentile

«Se mi si chiedesse se quello scatto è irripetibile – racconta Gentile – risponderei di no. È una situazione di vita comune, sono due persone che parlano, quell’immagine è reale e si ripete in continuazione». Il mestiere del fotogiornalista – e Tony Gentile collabora da più di vent’anni con l’agenzia di stampa internazionale Reuteurs – «è quello di cogliere momenti che significhino qualcosa anche oltre le immagini». A fare la straordinarietà di quella foto non è la sua composizione, «sono i soggetti e il fatto che adesso sono morti ammazzati».

[Foto dal profilo Facebook di Orazio Licandro]


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A uno sguardo superficiale la somiglianza c'è. L'istantanea che ritrae il deputato del Partito dei comunisti italiani e il procuratore antimafia di Palermo che parlano vicini a un convegno può sembrare una citazione dell'immagine più celebre dei due magistrati, ammazzati dalla mafia vent'anni fa. «Non mi metterei mai sullo stesso piano», afferma il pm. «La forza di quella foto erano i soggetti», aggiunge l'autore dello storico scatto

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