La Sicilia è l’isola dei super nonni ultracentenari I segreti? Cibo locale, poco stress e movimento

L’isola dei centenari italiani è la Sicilia. Alcuni Comuni dei Nebrodi, dei Monti Sicani e delle Madonie entrano con prepotenza nelle cosiddette blue zone ovvero i luoghi dove si vive più a lungo. Piccoli centri nei quali si registra un alto numero di persone che hanno raggiunto il traguardo del secolo di vita. Ma qual è il segreto di questi super nonni? Lo stile di vita degli abitanti è stato passato al setaccio da un gruppo di ricercatori coordinati dal professore Calogero Caruso, ordinario di Patologia generale all’università di Palermo, e dal professore Ignazio Carreca, ordinario di Medicina-oncologia geriatrica presso lo stesso ateneo. 

I primi risultati di questo studio sono stati presentati nel corso dei seminari internazionali di Erice sulle emergenze planetarie, presiedute dal professore Antonino Zichichi, che si sono svolti nei giorni scorsi al centro Ettore Majorana. Scopo principale dello studio è quello di identificare i determinanti genetici e ambientali dell’invecchiamento in buona salute. Una parte dello studio, effettuato sui monti Sicani, nei tre comuni di Giuliana, Bisacquino e Chiusa Sclafani, ha permesso agli studiosi di rilevare un alto numero di centenari rispetto alla media nazionale: 15, dei quali nove femmine e sei maschi, su una popolazione di circa 10mila abitanti. Le interviste hanno avvalorato l’ipotesi di un forte legame con la dieta mediterranea, il network familiare e l’attività fisica. Il comune in cima alla classifica è però quello di Isnello. «Analizzando le coorti di nascita – spiega il professore Caruso – la frazione di soggetti che diventeranno ultranovantenni o centenari è sovrarappresentata: in altre parole, il numero di decessi a novantanni compiuti o di ultranovantenni viventi è aumentato anche considerando tutta la popolazione, compresa quella che è emigrata. Isnello è quindi, senza dubbio, il comune più interessante per quanto concerne lo studio della longevità. Le analisi tuttavia sono ancora in corso e i dati vanno confrontati con quelli degli abitanti di tutti i comuni delle Madonie». 

Le Madonie, secondo quanto emerso dallo studio, hanno molto in comune con le zone blu dell’Ogliastra, di Ikaria, di Okinawa e del Costarica, dove le popolazioni sono geograficamente isolate e sono riuscite a mantenere uno stile di vita tradizionale che implica un’attività fisica intensa che si estende oltre gli ottant’anni di età, un livello ridotto di stress e un supporto intensivo della famiglia e della comunità per gli anziani. Queste regioni sono caratterizzate da un consumo di cibo prodotto localmente. In queste zone c’è, quindi, un delicato equilibrio tra i benefici dello stile di vita tradizionale e quelli della modernità (aumentato benessere e migliori cure mediche). 

Il segreto della longevità starebbe nel movimento e nell’alimentazione. Anche quando non vi è una stretta aderenza alla dieta mediterranea, con un maggiore consumo di carne rossa o uova e latticini, vi è quella che si chiama positive nutrition, ovvero consumo di frutta e verdura a chilometro zero. Anche la genetica riveste un ruolo fondamentale, anche se, rileva Caruso, «a tal proposito non si può ancora dire niente di specifico perché i test sono in corso e si deve completare il reclutamento». L’attenzione della comunità scientifica nei riguardi dei longevi è dettata dalla crescita dell’aspettativa di vita che si registra nei Paesi sviluppati. Un fenomeno che comporta anche delle problematiche che vanno affrontate. «Nell’arco di una trentina d’anni – spiega il professore Carreca, che ha curato la parte clinica dello studio – avremo un raddoppiamento dei centenari. L’allungamento della vita media entra a far parte delle emergenze planetarie in quanto molti Paesi non sono pronti ad affrontare il problema. Che ne facciamo di questi super anziani? In Italia ci sono circa 20mila persone oggi che hanno superato i cento anni, mentre diminuiscono le nascite. Oggi la sanità pubblica non è in grado di gestire questo fenomeno». 

Carreca pone infine una domanda: «Cosa si fa oggi per gli anziani? Nulla. Le stesse case di riposo spesso sono sprovviste di personale adeguato. Dunque – conclude il professore – è necessario sensibilizzare la politica verso la ricerca di soluzioni adeguate al fine di garantire uno stile di vita dignitoso a persone che vivranno sempre di più».


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