L'annuncio del presidente della commissione regionale antimafia, oggi a palazzo dei Normanni. Alla vigilia del 26esimo anniversario della strage di via D'Amelio sarà audita sicuramente Fiammetta Borsellino. Insieme a lei, probabilmente, anche i due fratelli Manfredi e Lucia
Borsellino quater, il 18 luglio i figli del giudice in Antimafia Fava: «Insieme a loro decideremo quali persone sentire»
«Ciascuno ricorderà Borsellino come vuole. La commissione regionale Antimafia sentirà i figli di Paolo Borsellino in audizione, il prossimo 18 luglio». Ad annunciarlo questa mattina è il presidente dell’organismo parlamentare d’inchiesta Claudio Fava, che conferma intanto la presenza di Fiammetta Borsellino. Probabilmente in audizione arriveranno anche Lucia e Manfredi. Un’audizione da cui sarà avviata un’indagine da parte della stessa commissione presieduta da Fava. Il senso è quello di dare la possibilità alla famiglia di dire la propria in una sede istituzionale, motivo per cui le successive convocazioni saranno definite proprio a partire da ciò che la famiglia Borsellino dirà in quella sede, alla vigilia del 26esimo anniversario della strage di via D’Amelio. «Sentiremo – ha sottolineato Fava – tutte le persone a cui la famiglia Borsellino ritiene di dover porre domande rimaste ancora inevase». Tra i convocati, insomma, ci saranno anche magistrati.
Due, secondo il leader del movimento Cento passi, i fatti da considerare importanti: le parole della stessa Fiammetta Borsellino, consegnate più volte agli organi di stampa, e la sentenza del Borsellino quater, «che ci dice – ha aggiunto – che c’è stato un furto di verità». «Di fronte alle sollecitazioni dolorose e ripetute della famiglia Borsellino, non vogliamo rispondere con la retorica, ma con un atto di lavoro, convocando l’audizione in una data che consideriamo anche simbolica». Dopo le polemiche di inizio legislatura sulla diretta streaming delle commissioni parlamentari, ecco che Fava rilancia, sottolineando l’intenzione di trasmettere quantomeno l’audio dell’audizione della famiglia del giudice ucciso il 19 luglio 1992. «Ne parlerò col presidente Miccichè, ma in ogni caso non mi pare una cosa in conflitto con la scelta sullo streaming. Anche nelle commissioni nazionali, quelle d’inchiesta hanno un canale diretto con gli organi di stampa, mentre quelle legislative no».
A proposito dell’altra inchiesta a cui lavora la commissione, quella riguardante Antonello Montante, Fava parla di un vero e proprio «sistema, che si delinea passo dopo passo. Sembra che il tentativo di condizionamento non sia stato operato soltanto all’Assessorato alle Attività Produttive e non coinvolga soltanto i personaggi già noti. Al contrario – ha commentato il deputato – emerge una permeabilità della macchina regionale a interessi esterni ed estranei, che ha determinato decisioni e processi di spesa. Dentro il sistema ha giocato un ruolo anche la stampa, attraverso la costruzione del consenso o la rappresentazione parziale dei fatti».