«Che cazzo vuoi? Che cazzo fai? Fai foto?». È quello che si è sentita gridare contro una rappresentante di lista di Partecipa, movimento che si candida per la prima circoscrizione. All'ingresso della scuola, alcuni candidati
Comunali ’18, candidati e galoppini davanti ai seggi Tra tensioni alla Vespucci e folla di scooter a Librino
Di fronte alla scuola Vespucci, tra via Zappalà-Gemelli e via Auteri, la tensione è palpabile. Di fronte all’ingresso ci sono tre agenti della polizia municipale e la rappresentante di lista di Partecipa, il movimento che si candida alla prima circoscrizione. «Mi hanno aggredita – racconta – Ho detto che era illegale quello che stavano facendo e hanno iniziato a urlare “Che cazzo vuoi? Che cazzo fai, fai foto?”». Accanto a un motorino, a pochi metri di distanza dall’ingresso dell’istituto comprensivo, ci sono diverse persone che spartiscono santini elettorali a chi passa. Uno è Giuseppe Massimiliano Laineri, candidato al consiglio di quartiere con la lista Salvo Pogliese sindaco.
«Una scelta d’amore per il quartiere», recita il suo manifestino elettorale. Uno di quelli che tiene dentro al sellino del motorino e che distribuisce ad alcune persone che, a loro volta, le distribuiranno agli elettori. A chiacchierare con lui, sempre a pochi metri dall’ingresso della scuola, arriva Franco Saglimbene, consigliere comunale uscente e ri-candidato a Palazzo degli elefanti con Fratelli d’Italia. Dall’altra parte della strada, in via Bozzomo, c’è un’altra persona che aspetta l’uscita degli elettori dal seggio: in giacca e camicia si ferma a parlare solo con alcune delle persone che escono dall’istituto comprensivo, tessere elettorali alla mano. «Dammi il tuo numero, ne parliamo dopo le elezioni», dice l’uomo a un altro che ha appena votato, proprio mentre gli passiamo accanto.
In via Gramignani, in uno dei plessi della scuola Livio Tempesta, è il regno del candidato di Forza Italia Dario Bussolari. Per terra c’è quasi soltanto la sua faccia, che spicca tra i manifestini che tappezzano la strada a centinaia. Di Riccardo Pellegrino, che pure lui è un punto di riferimento del quartiere di San Cristoforo, santini ce ne sono molti di meno. Anche lì davanti si parla di elezioni: «Questo è il simbolo, l’importante che ti ricordi che questo è il simbolo». Il nome associato, però, non riusciamo a capirlo e, dopo averci notati, il gruppetto composto da un uomo, una donna e due bambini si allontana.
A Librino lo spartito è diverso: di fronte all’istituto scolastico Pestalozzi di viale Nitta c’è una folla di scooter di fronte all’ingresso principale della scuola. «Viri ca’ sugnu ca’ e ti taliu», grida – ridendo – un ragazzo da un motorino. «U’ sacciu», gli risponde un uomo che varca la soglia dell’istituto onnicomprensivo, guardato da alcuni militari della guardia di finanza, schierati all’ingresso. Poco dopo, esce un signore con una carpetta con un logo ministeriale. A uno a uno si avvicina a quelli che osservano chi entra e chi esce dall’istituto scolastico. «Voi avete votato? Sì? E allora ve ne potete andare». Un uomo si allontana di pochi passi, si fa dare una sedia di plastica bianca e un panino, e si siede a mangiare, con vista sul seggio. Poco più in là, in viale Bummacaro 10, alla Campanella-Sturzo i parcheggiatori abusivi – a differenza delle Regionali – non danno indicazioni di voto a chiunque passi ma presidiano i cancelli.