Seppur non indagata, nell'ordinanza della Dda di Catania si parla della presunta proposta della candidata per ottenere preferenze dietro pagamento. «Siamo rimasti con la bocca aperta, perché era molto più alto di quanto sta mollando lui», riferisce uno dei procacciatori di voti legato a Massimo Rubino, mediatore del clan Crapula
Indagine Regionali, ombre sulla subentrante Ternullo «Voleva mollare più di Gennuso, ma la parola è parola»
«Siamo restati a bocca aperta, perché era molto più alto di quanto sta mollando lui. Ma la parola è parola!». Lui sarebbe Giuseppe Gennuso, arrestato ieri per voto di scambio politico mafioso durante le ultime Regionali in cui è stato riconfermato deputato. Ma la persona che avrebbe voluto «mollare» più soldi di lui, per ottenere l’appoggio di Massimo Rubino (il mediatore con il clan Crapula di Avola secondo gli inquirenti) sarebbe Daniela Ternullo. Cioè la candidata che subentrerà a Gennuso all’Assemblea regionale siciliana, seconda nella lista Popolari e Autonomisti nel collegio di Siracusa.
Ternullo non è indagata, ma di lei si parla nell’ordinanza dell’operazione Belial (malvagio in ebraico), coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania. A fare il suo nome sono lo stesso Rubino, ora ai domiciliari, e un terzo soggetto, Salvatore Caruso, procacciatore di voti per Gennuso non indagato e secondo gli investigatori non inquadrabile nel sistema criminale che fa capo al clan dei Crapula. «Caruso – ricostruiscono gli inquirenti – passava a parlare di un incontro con un altro candidato che, secondo accordi iniziali, doveva essere sostenuto sia dal Caruso che dal Rubino». «Quello dove stavamo andando noialtri, giusto?», chiede Rubino. Il suo interlocutore risponde di sì e riferisce che quest’altro candidato si era presentato con una proposta economica «sorprendente». «Siamo rimasti con la bocca aperta – afferma Caruso – perché era molto più alto di quanto sta mollando lui, attenzione ah». Un’offerta allettante che però non sarebbe stata accettata. «Ma la parola è parola», taglia corto Caruso, rincuorato da Rubino. «Qua l’autostrada abbiamo Turi», dice il mediatore riferendosi all’impegno preso con Gennuso. Quest’ultimo, secondo quanto ricostruito dai carabinieri del comando provinciale di Siracusa, avrebbe investito diecimila euro per ottenere voti tramite il clan Crapula, pagando cinquanta euro per ogni preferenza.
Gli inquirenti poi annotano che poco dopo è lo stesso Rubino «a fare il nome del candidato che aveva offerto più del Gennuso». «Lo sai chi aveva detto di votare lui (Peppe Agricola, ex consigliere comunale, non indagato ndr) a Salvatore (Salvatore Caruso ndr)? La Ternullo». Rubino riconosce la sua necessità di trovare sostegno ad Avola, ma giudica la candidatura della donna, attualmente anche vicesindaco e assessora a Melilli, senza grandi speranze. «Si vorrebbe ammuccare i voti miei? Ah? I miei sono assai! Ho ‘nglagliato (agganciato ndr) a quattro piccioteddi…». La redazione di MeridioNews ha provato a contattare Ternullo per una replica, ma senza esito.
Ternullo, 43enne siracusana impiegata d’ufficio, è molto legata politicamente a Gennuso. È stata la più votata alle Amministrative del 2017 a Melilli con 552 voti, diventa consigliere e poi assessora e vicesindaco nella giunta presieduta dal primo cittadino Giuseppe Carta. Qualche mese dopo rilancia ed è in lista con Popolari e Autonomisti alle Regionali, in cui ottiene un sorprendente exploit: le 1.796 preferenze conquistate le garantiscono il secondo posto dietro Gennuso che la stessa Ternullo ringrazia subito dopo «per la possibilità datale».