Due ore di svago, spensieratezza e aggregazione nel teatro della casa circondariale di via Bachelet, recentemente intitolata ad Antonio Lorusso, agente di polizia penitenziaria ucciso da Cosa nostra. «Suonare in un contesto come questo ci ha restituito un feedback unico»
Pagliarelli, Cirrone band porta il rock a 400 detenuti «Sembra quasi di potergli restituire un po’ di libertà»
Luci, mix, palco e soprattutto tanto rock. È a suon di Beatles e Johnny Cash che circa 400 detenuti della casa circondariale Pagliarelli questa mattina hanno potuto approfittare di una parentesi, in un certo senso, di libertà. A regalargliela è stata la Cirrone band con due ore non solo di classici del rock, ma anche di brani propri, quelli che in questo momento sono in cima alle classifiche di qualità di tutto il mondo. Un momento di svago e spensieratezza promosso in prima istanza dalla band, composta dai tre fratelli Cirrone – Bruno (basso e voce), Mirko (chitarra e voce) e Alessandro (chitarra e voce) – e dal batterista Daniel Bellina, insieme all’assessorato alla Cultura, nell’ambito degli eventi previsti per il Natale e poi slittati. Una band sensibile a temi legati alle condizioni dei detenuti e che si presta a iniziative di questo genere già da tempo. «Un’esperienza bellissima e unica, diversa dalle solite a cui siamo più abituati in giro per teatri, club o festival – racconta Bruno -. L’entusiasmo dei detenuti oggi era altissimo, il feedback che abbiamo ricevuto è stato davvero molto intenso e non possiamo che essere grati di questo».
Malgrado si tratti di un concerto in tutto e per tutto, dalle luci al palco appunto, ci sono sempre le sbarre e la presenza costante delle guardie penitenziare a riportare alla realtà, a sottolineare il contesto in cui ci si trova. Ma questo, per la Cirrone band, non è che un valore aggiunto alla perfomance. «Le prime quattro file erano vuote, suppongo per motivi di sicurezza. Ma vedere il loro trasporto, il loro modo di salutarci passandogli accanto, il loro essere grati…Bè, è sembrato quasi di potergli restituire, anche solo per due ore, la libertà, la felicità – confida con emozione Bruno -. Noi sappiamo chi abbiamo davanti, ci pensiamo alla situazione in cui si trovano, ci siamo accorti però di un paradosso: l’entusiasmo visto oggi era intenso e genuino come quello degli studenti che ci ascoltano quando giriamo per le scuole. Forse è tutto merito del rock, che ispira proprio libertà».
A partecipare al concerto di stamattina nel teatro del carcere c’era anche una gattina, adottata da guardie e detenuti e diventata in tutto e per tutto la mascotte del Pagliarelli. «La conoscono tutti, gira indisturbata per i corridoi, prendendosi tantissime coccole. Non può entrare nelle celle per una questione di igiene e di regole, ma si percepisce che la sua presenza anche per i detenuti contribuisce a rendere l’intero contesto decisamente più umano, più normale», racconta ancora Bruno. Per lui e i suoi fratelli la musica è una grande passione da tutta la vita e insieme suonano da quando sono ragazzini. Una passione che li ha portati al successo, ad essere conosciuti e apprezzati con il loro power pop anche al di fuori dall’Italia. «Siamo, per questo genere, una delle band più conosciute a livello mondiale. Abbiamo iniziato facendo cover, poi sono arrivati anche i nostri brani, la nostra musica ed è bellissimo poterla suonare al pubblico de teatri di ogni genere e luogo».