In tanti ieri sera hanno voluto dimostrare la propria vicinanza a Laura Salafia, ferita durante la sparatoria di ieri mattina in piazza Dante, a Catania, e affermare un profondo disprezzo per la criminalità organizzata. Alla manifestazione spontanea assenti le istituzioni- Contro la mafia, per Laura
Presidio di rabbia e solidarietà
«Noi di Giovane Italia, movimento giovanile del PdL, portiamo avanti la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata come uno dei nostri valori portanti»: lo ha dichiarato Giacomo Bellavia, consigliere comunale di maggioranza, presente ieri sera alla manifestazione cittadina quasi estemporanea che ha preso le mosse dal ferimento di Laura Salafia, studentessa della Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania, avvenuto ieri mattina a pochi passi dall’ex Monastero dei Benedettini. Finita in mezzo ad una sparatoria di stampo mafioso in piazza Dante, la ragazza è stata raggiunta alle vertebre cervicali da uno dei cinque proiettili destinati al quarantenne pregiudicato Maurizio Gravino, attualmente ricoverato all’ospedale Vittorio Emanuele in gravissime condizioni.
In poche ore, anche grazie a Facebook, alcune centinaia di persone si sono date appuntamento sulle scalinate della chiesa di San Nicolò e hanno dimostrato alla città il proprio dissenso nei confronti della mafia e dell’immobilità che la avvolge.
«Dobbiamo chiedere alle istituzioni più risorse nel comparto sicurezza, lavorare sul coordinamento interforze – ha continuato Bellavia – È assurdo che un fatto come quello di stamattina sia accaduto a pochi metri dalla caserma dei Carabinieri: questo rende evidente che è diffuso un senso di impunità».
Ma le forze dell’ordine «sono disarmate rispetto alla criminalità organizzata», almeno secondo Luca Spataro, segretario provinciale del PD e promotore sui social network dell’iniziativa. «L’impegno a garantire la sicurezza c’è, ma non dimentichiamo che le volanti non hanno neanche la benzina. Sono i mezzi ad essere carenti, e gli investimenti sono necessari», ha proseguito Spataro.
In una piazza Dante, ieri mattina teatro dell’ agguato mafioso e ieri sera simbolicamente occupata dai cittadini, i catanesi hanno dato voce alle loro preoccupazioni, talvolta in maniera eccessiva. Come Andrea, militante di Officina Rebelde, che ha esposto uno striscione con la scritta: «E gli sbirri passeggiano». Una provocazione, perché «nonostante gli omicidi di questi giorni, la priorità sembra fare multe in piazza Stesicoro». Ad ogni modo, la scritta è stata esposta per pochi minuti, quindi rimossa, per via delle polemiche che ha immediatamente suscitato e che, però, non hanno evitato che altri temi venissero trattati.
«C’è il rischio fortissimo che si torni agli anni ’80-’90 delle battaglie tra clan in mezzo alla strada», ha detto un intervenuto. «A chi dice che ci si riunisce soltanto in momenti dolorosi mi viene da rispondere che l’augurio è che questo sia un afflato affinché i catanesi si risveglino». E si scuotano dal torpore in cui sono caduti da anni.
«Catania è in un silenzio assordante», ha esclamato Salvo Garozzo, cittadino che ha preso in mano il megafono durante la serata. «La nostra città è nel buio delle strade e dell’anima. Siamo abituati a tutto, anche che uno vada all’università e si becchi una pallottola nel collo. Dobbiamo uscire dalle tenebre, riaccendere Catania».
S’è fatta notare l’assenza del sindaco e degli amministratori. Salvo Grillo, di 40xCatania, ha avuto modo di parlare con Raffaele Stancanelli: «L’ho incontrato e mi ha detto che è già stato in ospedale da Laura. Ha anche aggiunto che avrebbe fatto di tutto per essere presente stasera (ieri sera, ndr). Personalmente, ho invitato anche Marella Ferrera, assessore alla cultura. Speriamo che arrivino, perché senza le istituzioni ci si sente un po’ soli».
Eppure, le assenze non hanno stupito i presenti. «Non ho difficoltà a dire che chi non c’è ha perso un’occasione per dimostrare qualcosa alla città. Avrebbero dovuto essere qui», ha ammesso Giacomo Bellavia.
In netta contrapposazione con la retorica di molti dei presenti, Maria Di Franco, cinquantacinquenne studentessa di Scienze della comunicazione: «I giovani intellettuali devono alzare il culo dalla sedia e smettere di puntare il dito contro le solite cose. Togliere manovalanza alla mafia è l’unico modo per combatterla: bisogna dare degli esempi e dei punti di riferimento ai bambini che non hanno un bel niente nella vita, partire da loro, dargli una mano, diventarne gli educatori, in tutti i sensi».
La soluzione sembra quindi «riprendersi il territorio», secondo Nunzio Famoso, preside della Facoltà di Lingue e Letterature straniere. «I ragazzi qui questa sera (ieri per chi legge, ndr) testimoniano la voglia di riconquistare un’area nevralgica e strapparla a questi blitz criminali, e io non posso che essere solidale, oltre che con Laura e con la sua famiglia, anche con questi giovani».
Video della manifestazione (dal blog di Gaetano, Rockspolitik)