Il presidente della Regione, nonostante manchino due mesi al voto, continua a chiedere al centrosinistra di organizzare primarie lampo. Parole di fuoco nei confronti di chi non lo vuole. «Sono accecati dal mettermi alla porta». Parole di fuoco nei confronti del rettore di Palermo: «Il suo non è un progetto civico»
Regionali, Crocetta continua a pretendere le primarie «Con Micari si perde, cercano un modo per farmi fuori»
«La democrazia è una cosa seria». Rosario Crocetta non ci sta, convoca la stampa, rilancia le primarie e ribadisce di non avere alcuna intenzione di fare un passo indietro rispetto alla sua candidatura alla presidenza della Regione.
Dall’Hotel delle Palme di Palermo, accompagnato da senatore Beppe Lumia e dalla sua vice Mariella Lo Bello, non ci gira intorno: «Il candidato vincente alle primarie è automaticamente il presidente della Regione, perché ne esce rafforzato da una consultazione popolare, non siamo fuori tempo massimo – dichiara -. Io lancio una proposta unitaria rispetto a tutte le forze politiche del centrosinistra, tra le quali nessuna deve essere umiliata».
Sul recente annuncio da parte del rettore di Palermo Fabrizio Micari, il giudizio è netto. «È espressione di una parte del centrosinistra, un’umiliazione non soltanto nei confronti del presidente uscente, ma anche – sottolinea – nei confronti del Megafono e di una consistente parte indignata del partito democratico».
È un Rosario Crocetta infuriato, che alza i toni e che rilancia la sua proposta: «Se qualcuno vuole fare il furbo e il prepotente, ne paghi il prezzo. E siccome quella di Micari è una sconfitta annunciata, nessuno domani se la prenda con Fausto Raciti o con Rosario Crocetta – attacca -. Sono accecati dal mettermi alla porta. Quel progetto è un progetto perdente. Micari vuole vincere? Si confronti con le primarie. E poi: con quale programma si presenta per battere cinquestelle e destre? Comunque se dovesse uscirne vincente, chapeau. Farò le liste a suo sostegno, di certo non accetterò alcun ticket. Ho scelto Liberi come slogan perché è quello il senso: no a soluzioni imposte da Roma, il presidente della Sicilia – ribadisce – lo scelgono i siciliani».
Il presidente, che nelle settimane scorse aveve indetto una nuova conferenza stampa come Megafono, presentandosi alla stampa con scarpe da tennis e zainetto in spalla, attacca la mancanza di confronto all’interno del centrosinistra. «Abbiamo assistito – va avanti – a un progetto lanciato senza alcuna verifica democratica. Ieri mentre io ero a discutere con Raciti, Micari incontrava Orlando, Castiglione e Cardinale. Sarebbe questo un progetto civico? Il progetto civico è quello che ha lanciato cinque anni fa il Megafono, ed è il Megafono che ha determinato la vittoria al primo turno di Bianco a Catania».
Se la pace non dovesse essere fatta, Crocetta si dice pronto a fare il governo del presidente in questi due mesi. «In caso di rottura, mi pare naturale il ritiro degli assessori espressione di quei partiti che non ci seguiranno – avverte -. Ma non sarò io a giocare la mossa della rottura. Sono qui dialogare». Guardando al 2012, Crocetta riconosce i motivi nella vittoria nell’essersi candidato come rappresentante di tutti i siciliani e prova a fare un bilancio di questo ultimo quinquennio. «Nemmeno io posso dirmi soddisfatto di questi cinque anni, perché avrei voluto fare molto di più – ammette – Però la Sicilia l’abbiamo salvata, la sanità l’abbiamo salvata, il bilancio lo abbiamo risanato, le imprese mafiose le abbiamo cacciate. Persino riscossione è in attivo. Non ci si candida a fare miracoli, ci si candida alla presidenza della Regione».