Dal discorso da vincitore quando ancora non era stato annotato nemmeno un voto alla scaramuccia con il direttore di La7 Enrico Mentana. Oltre ad avere vinto le elezioni, è stato lui il protagonista indiscusso della serata «che altrimenti sarebbe stata scontata», spiega il semiologo Francesco Mangiapane
La spavalderia dell’Orlando comunicatore «È pop, sa fare spettacolo quando serve»
«Una campagna elettorale un po’ noiosa e priva di scontri epici». L’aveva definita così il semiologo Francesco Mangiapane analizzando per MeridioNews le strategie di comunicazione dei candidati in corsa per la carica di sindaco. E anche l’epilogo non è stato da meno, con Leoluca Orlando pronto a cantare vittoria già pochi minuti dopo la chiusura dei seggi, forte soltanto delle prime proiezioni. «È un personaggio molto pop – spiega l’esperto, parlando del primo cittadino appena rieletto – e, a prescindere dalla posizione politica, molti indecisi hanno optato per lui anche per la mancanza di altri candidati con la stessa forza». Una forza di cui Orlando è ben consapevole, a giudicare dal fatto che si è subito cimentato in una conferenza stampa dai toni trionfalistici e ha trovato il tempo anche per farsi sbeffeggiare – o, per usare il gergo caro ai social network, blastare – in diretta nazionale dal direttore del tg di La7 Enrico Mentana.
«Una scenetta del genere è andata a vantaggio di entrambi – spiega Mangiapane -. Essendo due volponi della comunicazione sanno che, in un momento di sovraesposizione, qualsiasi reazione del corpo, anche piccolissima, diventa una notizia nella misura in cui ai giornalisti serve per animare una serata elettorale che altrimenti sarebbe stata scontata». Nessuna dietrologia però sul significato strettamente politico del rifiuto da parte di Orlando dell’appartenenza al Partito democratico. «Non c’è da fare troppe discussioni filosofiche sul nulla – continua l’esperto – già domani tutti si saranno dimenticati di questa battuta di Orlando che è servita a fare spettacolo in un momento in cui era opportuno che succedesse».
Soltanto colore, dunque. «È come la scena di Trump che tenta di dare la mano alla moglie scendendo dall’aereo – aggiunge il semiologo -. Un gesto normale, durato una frazione di secondo, che invece viene ripreso da tutti i giornali». Allo stesso modo è stato per il no di Orlando a La7. Il resto è una precisa strategia da parte del sindaco, che «ha sposato una retorica anti-comunicazione cercando di costruire una sorta di distacco con i suoi avversari. Questo non significa che lui non sia un buon comunicatore, anzi, è un bravissimo comunicatore: se i suoi contendenti sono stati costretti a mettere in scena operazioni di marketing per tentare di emergere, lui ha dato parola alla città, come a voler dire “Non ho bisogno di parlare perché la città parla per me”».