Dopo il presunto scandalo delle firme false durante le elezioni comunali del 2012, per cui la magistratura aveva aperto e poi archiviato un fascicolo, il cammino verso le amministrative palermitane dei pentastellati si ferma in attesa di un nuovo regolamento
Firme false M5s, la Procura riapre l’indagine Sospesa la verifica degli aspiranti candidati
Il presunto scandalo delle firme false per le Comunali del 2012 si ripercuote anche sulle prossime amministrative palermitane per il Movimento 5 Stelle. La verifica dei 120 nomi dei possibili candidati nella lista pentastellata che contenderà a Leoluca Orlando e ai suoi sfidanti la poltrona di sindaco di Palermo pare essersi arrestata. C’è da fare un nuovo regolamento per impedire che si possa verificare un altro caso come quello che ha coinvolto alcuni attivisti, ora deputati, grillini nel capoluogo.
Intanto la Procura di Palermo ha riaperto il fascicolo sulle presunte firme false già aperto e poi archiviato nel 2012. I pm avevano delegato all’epoca la Digos a indagare sul caso sollevato da alcuni attivisti. La vicenda è riesplosa dopo due servizi de Le Iene, venuti in possesso di un elenco con le firme originali di alcuni attivisti che hanno disconosciuto gli autografi sul documento originale, acquisito dall’ufficio anagrafe dal segretario provinciale del Pd, Carmelo Miceli, depositato nel 2012 dal M5s.
Per alcuni militanti all’epoca un gruppo di attivisti, per un errore nella compilazione dell’anagrafe di un firmatario, avrebbe ricopiato le firme originali, in totale furono circa 2mila, per scongiurare l’eventuale annullamento delle candidature da parte dell’ufficio elettorale. I parlamentari M5s Riccardo Nuti e Claudia Mannino, così come il deputato regionale Gianpiero Trizzino, hanno annunciato querela nei confronti del professore di educazione fisica Vincenzo Pintagro, attivista del movimento e principale accusatore.