Dopo l'operazione che ha portato in manette 23 presunti responsabili della tratta di esseri umani, di fronte a quello che sarebbe il centro operativo palermitano è come se non fosse successo niente. Il via vai di disperati si confondeva in un quartiere multietnico. I residenti: «Abbiamo anche fatto collette per aiutarli»
Glauco 3, base dei trafficanti in un bar in centro I vicini: «Pensavamo che aiutassero i migranti»
Sono passate poche ore dall’operazione Glauco 3 che ha portato al fermo di 23 persone coinvolte nel traffico internazionale di migranti. Eppure, in quella che è stata indicata come la sede operativa dell’organizzazione a Palermo, sembra non essere successo niente. La saracinesca nera della piccola taverna di vicolo Santa Rosalia è abbassata, e il cartello che indica il sequestro preventivo del locale, affisso in basso, vicino all’apertura, si confonde tra le cianfrusaglie disposte lì davanti da alcuni abitanti della stradina. Una famiglia di stranieri è intenta a prendere un po’ di fresco in mezzo alla strada mentre i bambini giocano tra le basole di quella porzione di centro storico. Nessuno sa bene cosa sia successo durate la mattina. «Ma qua c’è sempre movimento», dice una ragazza che lavora in un’attività poco lontano. «Ah, stamattina? Sono venuti tre in borghese e…». «Qui accanto c’era una taverna – continua un collega parlando del locale sequestrato – Era una base operativa di cosa? Di cose strane? Noi non abbiamo mai notato nessun traffico, specie negli ultimi periodi. L’anno scorso sì, ma non so se dipendeva da loro».
Nella via, che collega via Roma a via Maqueda, nelle vicinanze della stazione centrale, i palermitani sono soltanto una parte del mix di culture ed etnie che ormai popolano il quartiere. Sembrano perfettamente integrati, il via vai di extracomunitari che si radunavano alla piccola taverna appariva come una cosa normale. Secondo le indagini, invece, si trattava di migranti appena sbarcati e in attesa di essere smistati in tutta Europa dall’organizzazione criminale. «Io qui tutta questa folla di cui parlano non ce l’ho mai vista», dice un giovane palermitano. «Noi credevamo che li aiutassero. Tanto che anche i residenti della zona hanno spesso contribuito – racconta – Un anno fa c’erano un sacco di extracomunitari radunati qui nel piazzale, abbiamo contribuito con una piccola colletta per comprargli un po’ di mangiare. Anche quelli della taverna li hanno aiutati – continua il giovane – C’era un macello, ma qua nel quartiere un po’ tutti gli davamo qualcosa. Si comprava quello che si doveva comprare e si preparava la pasta per tutti, ma questo è successo più di un anno fa». Il ragazzo si ferma per un momento, poi corregge il tiro: «Attenzione, questo è quello che si vede, poi quello che c’è sotto non si può mai sapere».
Ma se da una parte l’integrazione è vissuta senza forzature dagli abitanti del quartiere, dall’altra in molti fanno notare i problemi che subentrano in una situazione del genere e che hanno modificato il volto del centro storico. «La zona è piena di extracomunitari, ci sono sempre urla, voci, è un quartiere multietnico, quindi è quasi la normalità – spiega il titolare di un’attività commerciale – ma la zona potrebbe dare molto di più». «Siamo a due passi da via Roma, in pieno centro, vedere questa situazione è degradante – aggiunge la compagna dell’uomo, che continua – La città si è trasformata, la gente stipa negli appartamenti decine di stranieri. Non so come facciano a vivere in condizioni del genere, ma la colpa non è soltanto loro. Sono i palermitani che, pur di prendere qualche euro in più, se ne fregano e affittano».