Cesare Borrometi, presidente dell'ente ibleo, ha messo al corrente della situazione studenti e personale. Il pericolo è che le due realtà - dipendenti dall'università etnea e di Messina - possano chiudere i battenti. La causa è l'uscita di scena della Provincia dai soci. «Rischiamo di non poter pagare la rata che spetta all'ateneo di Catania. Non credo che un ritardo sarà tollerato»
Il consorzio universitario di Ragusa lancia l’allarme A rischio i corsi di laurea in Lingue e Servizio sociale
«Abbiamo fatto presente che se non rientra la Provincia, la situazione del Consorzio è critica. Potremmo anche arrivare a liquidarlo». L’allarme viene dal presidente Consorzio universitario di Ragusa, Cesare Borrometi, il quale ieri ha convocato studenti, personale e sindacati in una riunione che ha destato molte preoccupazioni. L’ente regge i due corsi di laurea della struttura didattica speciale di Lingue e letterature straniere – che dipendono dall’università di Catania – e quello in Scienze del servizio sociale, branca a Modica dell’ateneo di Messina. A creare problemi, già dall’annuncio lanciato un anno fa, è l’uscita di scena dal Consorzio di uno dei soci di maggior peso, la Provincia di Ragusa. Il ritiro è dettato dalla scomparsa degli enti, che avrebbero dovuto essere sostituiti dalle città metropolitane. «La Provincia contribuisce con 900mila euro all’anno», spiega Borrometi. E in caso di mancanza di soci aggiuntivi, «rischiamo di non poter pagare la rata che spetta all’università di Catania».
Il rapporto con la sede principale nel corso degli anni ha visto momenti di forti frizioni: tra accuse di mancato rispetto degli accordi e richieste di mantenere la struttura per venire incontro alle esigenze del territorio, i vertici di Unict hanno stabilito la firma di una nuova convenzione. Questa volta senza possibilità di deroghe. «Entro giugno dobbiamo far fronte alla rata da 720mila euro – afferma il presidente – Non credo che un ritardo sarà più tollerato se Catania non vedrà i soldi». I fondi sono in cassa? «No», afferma senza esitazione Cesare Borrometi.
Gli altri soci del consorzio non contribuiscono in maniera tale da garantire vie d’uscita: «Altri 900mila euro vengono dal Comune di Ragusa, 600mila dalla Regione». E, oltre all’impegno con l’ateneo catanese, c’è da pagare la rata da 150mila euro all’università messinese. «Più gli stipendi e i contributi», sottolinea il presidente. Alle uscite si aggiungono i pesanti debiti che gravano sui conti bancari del Consorzio, su tutti quello da un milione 300mila euro da esigere proprio dalla Provincia. «C’è un contenzioso in corso per questi mancati trasferimenti, ma non possiamo contare su una sentenza che potrebbe arrivare dopo la scadenza di giugno».
Nel corso delle ultime settimane si sono susseguiti gli incontri con l’attuale commissario provinciale Dario Cartabellotta. «Aveva aperto degli spiragli – racconta Borrometi – ma giovedì i dirigenti hanno detto che non potrebbero pagare più di 360mila euro. Vorrebbero che il contributo si riducesse a questa cifra». Una condizione che, oltre a essere economicamente insufficiente, non può essere attuata per «le disposizioni statutarie: prevedono una quota fissa più una variabile».
L’allarme pubblico lanciato ieri da Borrometi è rivolto, oltre che alle parti in causa, anche al territorio. La chiusura dei corsi di Lingue e di Scienze del servizio sociale, sostiene, sarebbe un duro contraccolpo. «Ho contattato tutti i Comuni del comprensorio per chiedere di entrare nel Consorzio. Se riuscissi ad avere altri partner, potremmo sopperire alla mancanza della Provincia». Qualche apertura si è registrata da Pozzallo, ma anche altri centri come Vittoria potrebbero aggiungersi. Secondo il presidente, «basterebbero 70mila euro dagli altri Comuni». Una spesa sostenibile in tempi di crisi economica? «Sì, se c’è la volontà».