Le sfide del nuovo Garante dei detenuti in Sicilia: sanità, sovraffollamento e diritti fondamentali

È una sfida importante quella che si prospetta davanti al nuovo Garante Regionale dei Detenuti, Antonino De Lisi, nominato nei giorni scorsi dal presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, dopo cinque mesi dalle dimissioni del precedente Garante, Santi Consolo, che pare abbia lasciato l’incarico per motivi personali. Si insedierà a breve invece l’avvocato De Lisi che, in concomitanza con la nuova nomina, ha lasciato la presidenza della Commissione carceri e diritti civili della Camera penale di Palermo, incarico che gli ha consentito di ampliare la sua competenza nel settore carcerario. Professionista con una lunga esperienza nell’ambito della tutela dei diritti fondamentali, ha tra l’altro assunto il ruolo di avvocato in alcuni dei procedimenti legati alle vittime della strage aerea di Ustica.

«In questo momento la Sicilia è una delle regioni con il più alto numero di popolazione carceraria, quindi ci sarà da lavorare molto – afferma a MeridioNews Antonino De Lisi -. Consideriamo che il Garante interviene e può agire su tutte quelle condizioni in cui viene privata la libertà personale, compresi i centri di accoglienza anche delle isole e dei centri per i minori. Quindi il dato sulla popolazione carceraria viene amplificato e aumentato da questi altri soggetti che possono essere d’interesse per l’attività del garante».

Sono circa 6.900, infatti, i detenuti in Sicilia distribuiti in 23 istituti penitenziari, con un sovraffollamento del 104 per cento. Ma i problemi in realtà sono i più disparati: strutture fatiscenti, alto tasso di suicidi, mancanza di acqua e di spazi idonei, carenza nell’organico della polizia penitenziaria. «La vera problematica, quella più importante e pressante, sta nelle condizioni di salute dei detenuti e della sanità in carcere – sottolinea l’avvocato penalista -. Perché tutto ciò inevitabilmente poi si riflette sul fenomeno suicidi, che è una piaga tremenda. Fino a poco tempo fa il sistema sanitario nelle carceri era strutturato: c’era un medico che aveva vinto il concorso e tutto era affidato a lui ed ai suoi collaboratori. Adesso molto è affidato agli operatori penitenziari, che sono chiamati a gestire l’emergenza, ad esempio, nelle ore notturne, quindi, è un problema molto grave da risolvere al momento».

C’è anche il grattacapo relativo alla mancanza delle Rems (Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza) che in Sicilia sono soltanto due (Naso e Caltagirone) e non bastano per accogliere tutti i detenuti che ne avrebbero bisogno: «Sarebbe necessaria anche una formazione più completa degli operatori penitenziari e degli operatori sociali, perché è fondamentale che il soggetto che fa il suo ingresso in carcere sia attenzionato anche dal punto di vista della salute mentale. Bisogna anche scavare un po’ più a fondo per capire se quel soggetto può avere in sé degli elementi di pericolosità per se stesso e per gli altri» riferisce Antonino De Lisi, precisando l’importanza del rispetto dei diritti fondamentali dell’individuo: «In generale comunque, tutto quello che può limitare, incidere, violare, ledere, offendere la libertà dei diritti di ogni soggetto, che sia libero, che sia detenuto, è un problema».

E lo sono, infatti, alcune strutture carcerarie totalmente fatiscenti, come l’Ucciardone, costruito nel XIX secolo: «Tecnicamente servirebbe un’altra struttura, ma invece di pensare a costruirne un’altra, intanto si dovrebbe rivisitare questa. Perché è vero che l’Ucciardone è una struttura architettonicamente bella, che ha anche una valenza storica e culturale, ma è chiaro che oggi è inadeguata per tale finalità. Peraltro è necessario anche dare una scala di priorità agli interventi da fare, perché se il problema è che c’è soltanto l’acqua fredda, magari si può dare priorità ad una difficoltà più importante come quella sanitaria».

Recentemente, però, il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha proposto di diminuire la pressione nelle carceri acquistando una serie di prefabbricati: «Mi lasci avere qualche riserva su questo, perché il prefabbricato mi fa un po’ rabbrividire – chiarisce il Garante -, anche perché abbiamo delle esperienze precedenti anche per altre strutture, come ad esempio quelle realizzate in Albania per i migranti, ma io non penso che sia il massimo dell’accoglienza per l’individuo e per i soggetti che devono passare là anche pochi giorni della loro vita».

Il nuovo garante regionale avrà anche l’onere di occuparsi degli Istituti Penitenziari Minorili, in cui sono presenti anche una certa quantità di minori non accompagnati o comunque stranieri, situazione che amplifica la difficoltà di gestione delle strutture per minori: «Ma non solo questo – precisa De Lisi – perché la delinquenza in genere è cambiata, si è evoluta con i tempi e con le nuove tecnologie. Trenta o quarant’anni fa c’era un tipo di delinquenza, con altri tipi di reati, tant’è vero che anche il codice ha subito delle modifiche».

«In particolare, la delinquenza minorile ha avuto una trasformazione impressionante – chiarisce infine l’avvocato De Lisi -. Intanto perché è nettamente aumentata, ma si è anche diversificata l’intensità dei reati. Mentre prima il ragazzino poteva fare la marachella, tipo rubare la bicicletta, oggi la delinquenza minorile sta assumendo – non so se è colpa nostra, colpa dei social, colpa delle organizzazioni criminali che sicuramente trovano terreno fertile nel reclutare questi giovani disadattati – ha assunto una dimensione violenta, definiamola così». Inizierà a breve, dunque, questa importante nuova avventura professionale: «Il decreto fatto in merito dovrà essere pubblicato nella gazzetta ufficiale, dopodiché con la decorrenza dei termini di legge mi potrò insediare. Io cercherò di fare bene e spero che me lo lascino fare. E se non me lo faranno fare, lo farò lo stesso».


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