L’ultima bravata della Commissione Lavoro dell’Ars: garantire chi ha aggirato la legge e penalizzare chi l’ha rispettata

FORSE I PARLAMENTARI CHE NE FANNO PARTE NON SANNO CHE – CON LA CONDANNA DI ALCUNI LORO COLLEGHI PER LA VICENDA DEL SERVIZIO 118 – E’ PASSATO UN PRINCIPIO IN BASE AL QUALE CHI VOTA CERTI PROVVEDIMENTI ILLEGITTIMI NELLE COMMISSIONI PUO’ ESSERE CHIAMATO A RISPONDERNE DIRETTAMENTE

Non si placano le polemiche sulla risoluzione scarica-sportellisti approvata lo scorso 18 settembre dalla Commissione Cultura e Lavoro dell’Ars con il solo voto contrario del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle.

Dalla lettura approfondita del testo, emerge prepotentemente la disparità di trattamento che si sarebbe consumata tra lavoratori a causa dell’approvazione della citata risoluzione.

Difatti, oltre ad aver scontentato lavoratori ed enti formativi, entrambi rimasti fuori dai giochi politici sulla gestione delle risorse della ‘Youth Guarantee’, la risoluzione non chiarisce il caso dei lavoratori assunti a tempo determinato dopo il 31 dicembre 2008 dagli enti formativi titolari di Sportelli multifunzionali.

Si tratta di operatori che hanno lavorato per tre anni a valere sugli Avvisi pubblici 1 e 2 del 2010, ma che sono rimasti fuori gioco, come pare dall’attenta lettura del testo approvato dalla citata Commissione Cultura e Lavoro dell’Ars che sanerebbe solamente gli assunti a tempo indeterminato.

Siamo davanti a una follia pura. Chi ha violato una norma – il divieto di assunzioni con contratto a tempo indeterminato – viene premiato. A dispetto di chi si è attenuto alla regole che oggi subisce una scandalosa penalizzazione.

Eppure la Commissione Cultura e Lavoro dell’Ars dovrebbe perseguire e tutelare interessi generali. L’apertura solamente ad una parte dei lavoratori assunti dopo il 31 dicembre 2008 lascia molti dubbi sulla correttezza dell’operato di coloro che hanno votato favorevolmente il testo della richiamata risoluzione.

Ricordiamo – a chi l’avesse dimenticato – che la Corte dei Conti, per la vicenda delle assunzioni illegittime nel Servizio 118, ha condannato anche i parlamentari di Sala d’Ercole che votarono a favore di quelle assunzioni ‘incriminate’.

Se ricordiamo questo particolare è perché è passato un principio che i parlamentari farebbero bene a ricordare: in presenza di illegittimità conclamate, a pagare in solido (cioè tirando fuori i soldi) saranno chiamati anche i parlamentari che, nelle Commissioni legislative dell’Ars, hanno votato provvedimenti illegittimi.

Insomma: favorire alcuni e penalizzare altri, a parità di diritti o – addirittura, come in questo caso, in palese disparità di diritti! – può essere pericoloso per le tasche. perché se chi ha avuto leso un proprio diritto si rivolge al giudice, i parlamentari dell’Ars che fanno parte della Commissione non potranno certo dire che non ne sapevano nulla e che il loro voto era stato ‘politico’…

Quel che salta agli occhi attenti degli osservatori del settore è che la Commissione Cultura e Lavoro dell’Ars ha derogato al divieto di nuove assunzioni che il Governo regionale si è dato con la delibera di Giunta del 6 giugno 2013.

Con la risoluzione approvata dalla Commissione Cultura e lavoro dell’Ars, come già ricordato, si è inteso sanare le posizioni solamente dei lavoratori assunti a tempo indeterminato dopo il 31 dicembre 2008, in violazione delle regole sul divieto di nuove assunzioni.

Non solo. La volontà politica di salvare 88 operatori rimasti fuori dall’Albo e dalla platea dei 1800 ex sportellisti ha partorito un’altra violazione di diritto.

Dalla lettura della richiamata risoluzione emergerebbe, infatti, la disparità di trattamento tra gli 88 operatori assunti a tempo indeterminato e quelli che hanno lavorato con un rapporto di lavoro a tempo determinato, i cui enti di appartenenza hanno rispettato il divieto di assunzione a tempo indeterminato.

Per chiarire, chi ha fatto il furbo disattendendo le regole introdotte dal Governo Crocetta e procedendo ad assumere a tempo indeterminato lavoratori che, nel frattempo, hanno maturato tre anni di esperienza nelle politiche attive del lavoro, adesso si ritrova garantito dall’indirizzo politico maturato in Commissione Cultura e Lavoro dell’Ars.

Chi, invece, ha ben agito, rispettando la legge che imponeva il divieto di contrarre rapporti di lavoro a tempo indeterminato in costanza di utilizzo di risorse comunitarie, si è ritrovato incredibilmente penalizzato, con lavoratori esclusi dal Governo e dalla politica ‘ascara’ che presidia il Parlamento siciliano.

Tutto questo è accaduto naturalmente nel silenzio del presidente Crocetta, dell’assessore regionale al Lavoro, Giuseppe Bruno e dell’assessore regionale alla Formazione professionale, Nelli Scilabra.

È possibile che in una Regione dove non si parla d’altro che di legalità, antimafia, anticorruzione, lotta agli sprechi, il Governo regionale si dimostri incapace di garantire ai siciliani uguale trattamento? È concepibile che lavoratori dello stesso settore si ritrovino con tutele diverse? Non è incredibile che chi ha rispettato la legge viene penalizzato e chi l’ha aggirata viene premiato?

Non è forse il caso che il presidente Crocetta e gli assessori Scilabra e Bruno chiariscano il significato della delibera di Giunta sul divieto di nuove assunzioni del 6 giugno 2013?

Se di sanatoria deve parlarsi, suggeriamo il governatore dell’Isola di farsi bene i conti e di usare un unico metro, evitando di facilitare azioni legali promosse dai cittadini che diventano sempre più onerose per le ‘casse’ del bilancio regionale (in questo caso rischiose per i parlamentari della Commissione legislativa che ha approvato questa disparità che agevola i furbi e penalizza i giusti).

Non sarebbe il caso di garantire anche la rimanente parte dei lavoratori – si parla di una ottantina di soggetti – assunti a tempo determinato e con la stessa esperienza di tre anni nell’erogazione delle politiche attive del Lavoro?


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