Un’orchestrina suona sulla tolda del Titanic di Crocetta & company

I GIOVANI SICILIANI CHE HANNO STUDIATO EMIGRANO. AL CONTRARIO DEI DELINQUENTI, CHE INVECE VENGONO ASSUNTI. E I TANTI CHE ORMAI NON RIESCONO A METTERE D’ACCORDO IL PRANZO CON LA CENA SI DOVREBBERO ACCONTENTARE DEL TAGLIO DELLE PENSIONI D’ORO DEL GOVERNO REGIONALE. ANDARE A LETTO DIGIUNI, MA PIENI DI CONSOLAZIONE…

di Francesco Busalacchi

E così, l’ennesimo figlio di amici di vecchia data ha lasciato la Sicilia. E’ stato assunto dopo una durissima selezione presso la sede della Microsoft in un Paese europeo, selezione culminata in un front to front al computer con il capo della società, della durata di un’ora dalla sede della stessa società con il ragazzo a casa sua. Poveretto, lui ci aveva provato a lavorare in Sicilia, ma tutto quello che aveva ottenuto erano stati lavori sottopagati, in nero, precariato, “cavigghieddi”. Va a tenere idealmente compagnia a suo fratello, il quale, rifiutato dalle Compagnie delle isole e delle isolette, è stato assunto da un armatore straniero ed ora guida navi di migliaia di tonnellate in tutto il mondo.

Di gente così la nostra regione non sa che farsene. Nelle pubbliche amministrazioni, per essere assunti, condizione necessaria e sufficiente è il possesso del certificato elettorale, una notevole propensione alla perdita della propria dignità e “le carte macchiate”. Ricordo che da vincitore di un concorso pubblico per dirigente nell’Amministrazione regionale dovetti presentare il certificato penale, il certificato del casellario giudiziale, il certificato dei carichi pendenti in Procura e in Pretura, il certificato di buona condotta, il certificato di sana e robusta costituzione e il certificato attestante che non ero affetto da lue.

Il primo giorno di lavoro giurai fedeltà alla Costituzione. Oggi basta rubare una macchina, subire una condanna e si va a lavorare negli uffici del Tribunale. Quanto agli impieghi nel privato, si presentato tre ipotesi: la pressione mafiosa, il lavoro illegale e in nero, il lavoro pagato da un altro (sempre la P.A).

In questo quadro desolato e desolante la politica siciliana continua la sua grande carnevalata. Ricevuta l’assicurazione che il presidente della Regione Rosario Crocetta non si dimetterà mai (e sarebbe il primo passo, l’unica cosa per porre fine a tutto questo squallore), e che quindi fino alla fine fisiologica delle legislatura pane, companatico, frutta, dolce, caffè, ammazza caffè e sigaro sono garantiti, beh, che la festa continui.

Un giornale nazionale ha fatto le pulci al Governo Crocetta. Sembra che della sua ‘Rivoluzione’ restino in piedi solo gli annunci. E quel poco che è stato iniziato non solo non è stato portato a termine, ma neppure continuato, generando solo caos. Ma il Nostro sa bene che basterà, per restare a galla, qualche provvedimento populista, una denuncia là, un editto qua e si può tirare a campare. Infatti, a tutti quelli che non possono accucchiare il pranzo con la cena basterà pensare che Crocetta ha tagliato le pensioni d’oro per andare a letto digiuni, sì, ma pieni di consolazione.

Che cosa c’è di meglio del governare? Il palcoscenico, specie se montato su una autocarro bardato di lustrini. Checché se ne dica, l’apparire è preferibile all’essere.

De hoc satis, dicevano i nostri antenati, oppure come dicevano gli antichi gelesi da cui i moderni sono tanto lontani: perì tauta, tosauta.

Torniamo sulle pensioni d’oro, non per riprendere questioni giuridiche; i ricorsi sono partiti, tutto è ormai nelle mani dei giudici e habeant sua sidera lites, ma per due brevi considerazioni. Chi pagava alla Regione 10 di tasse oggi ne paga 5 (minore è il reddito, minore è la tassazione). Se a questo aggiungiamo la perdita del potere d’acquisto di un piccolo sì, ma consistente drappello… Tutto il contrario del Governo nazionale che si è gloriato degli 80 euro come motore per l’economia.

La seconda considerazione riguarda gli effetti del populismo sulle anime semplici. L’ultima consistente sforbiciata alle pensioni d’oro è stata oggetto di valutazione ed impugnativa da parte del Commissario dello Stato, il quale, se le notizie giornalistiche sono esatte, così si è espresso: “Il prelievo ha natura tributaria e apparirebbe come un intervento impositivo irragionevole e discriminatorio ai danni di una solo categoria di cittadini”.

Bene, sembrerebbe la premessa per una impugnativa della legge. Invece no. Il Commissario dello Stato si limita ad impugnare quella parte della legge che permette di iscrivere le somme così prelevate in entrata nel Bilancio piuttosto che al Fondo pensioni. Ragazzi! Questa decisione un po’ peregrina somiglia a quella emessa dal giudice cui si rivolge Pinocchio (le cui avventure tutti quelli che sanno leggere dovrebbero imparare a memoria!). Il burattino è stato derubato delle sue monete d’oro e si reca dal giudice per avere giustizia. Il giudice,”un vecchio scimmione rispettabile per la sua grave età, e per tante altre virtù, ascoltò Pinocchio con molta benignità … si intenerì, si commosse e poi sentenziò: ” Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d’oro, pigliatelo, dunque e mettetelo subito in prigione!”. Che genio!

 


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