I banchieri insistono nel cercare di far pagare i costi dei propri errori ai lavoratori. Ma le organizzazioni sindacali rispondono picche. E illustrano le loro contro-poposte
Banche: al via tra le ‘scintille’ la trattativa Abi-Sindacati
I BANCHIERI INSISTONO NEL CERCARE DI FAR PAGARE I COSTI DEI PROPRI ERRORI AI LAVORATORI. MA LE ORGANIZZAZIONI SINDACALI RISPONDONO PICCHE. E ILLUSTRANO LE LORO CONTRO-POPOSTE
Va in scena la trattativa tra Abi e sindacati sul futuro delle banche italiane. Ed è una trattativa con tante ‘scintille’.
Dopo l’introduzione del Responsabile delle Relazioni dell’Abi, Francesco Micheli, che ha preannunciato la presentazione di un documento alle organizzazioni Sindacali, prende la parola, Giovanni Sabatini, Direttore Generale dell’Associazione datoriale che illustra il contenuto del documento che è finalizzato a fare emergere le difficoltà delle banche italiane in materia fiscale rispetto agli Istituti di Credito che operano in altre Nazioni.
Il Segretario Generale della Fabi, Lando Maria Sileoni, a proposito di quanto dichiarato dall’Abi, l’aveva, come al solito, azzeccato bene ed infatti in una domanda di MF di ieri in merito alla trattativa odierna rispondeva:
“Intanto ricorderanno che non hanno avuto aiuti pubblici, nella speranza che di questo elemento si tenga conto più spesso rispetto, invece, al pensiero corrente secondo cui le banche italiane avrebbero ricevuto molto. E hanno ragione quando invocano una fiscalità in linea con quella delle altre banche europee. Ma nessun mea culpa sarà rivolto al ministro su argomenti pesanti, come la cattiva qualità del credito, le sofferenze bancarie, i crediti deteriorati, i soldi facili agli amici degli amici”.
Le Organizzazioni Sindacali, per bocca del portavoce di turno, ribadiscono che si rendono conto delle difficoltà esistenti nel sistema in questo momento, ma per superare il momento difficile occorre un’unità d’intenti che si può raggiungere con un confronto costruttivo al quale certamente i rappresentanti dei lavoratori non si sottrarranno.
Si procede quindi con l’illustrazione, da parte sindacale, del nuovo modello di Banca che viene preceduto dalla disamina e dall’analisi delle difficoltà delle Banche a cominciare dal problema gravoso delle sofferenze bancarie.
Il sindacato rileva che mentre i costi di gestione negli ultimi anni sono aumentati di oltre il 5%; di converso i costi per il lavoro sono diminuiti di circa il 3%.
In questi ultimi anni i lavoratori del settore bancario sono diminuiti di oltre 28.000 unità lavorative e non è pensabile continuare a tagliare occupazione in questo settore.
“Bisogna procedere all’implementazione dell’attività creditizia attraverso nuovi servizi altamente professionalizzati alla clientela attraverso, anche, ad attività di consulenza alle piccole e medie imprese”, sottolineano le organizzazioni sindacali.
Senza dubbio i lavoratori dovranno convincersi dei cambiamenti del sistema ed a tale scopo i sindacati accettano la sfida nell’interesse esclusivo dell’occupazione e della categoria. Sviluppare quindi i progetti di consulenza può considerarsi una logica vincente e ciò comunque con maggiori nuovi servizi alla clientela.
I sindacati ribadiscono di volere un sistema bancario che sfrutti la multicanalità senza tagliare i posti di lavoro. E che contribuisca al rilancio di questo Paese creando nuova occupazione e reddito.
In questi anni i banchieri, secondo i sindacati, hanno agito solo sul fronte dei tagli al costo del lavoro, ma non sono riusciti a produrre ricavi.
“Agire con il taglio dei posti di lavoro non è utile al nostro Paese – dicono i sindacati -. Le banche dovrebbero favorire capitalizzazione di piccole e medie imprese anche attraverso mini bond, assistere le imprese nei mercati esteri, offrire servizi di natura legale e fiscale”.
I sindacati chiedono “una banca che torni a sostenere il territorio attraverso una consulenza specializzata e un’assistenza costante alle piccole e medie imprese”.
Per quanto riguarda la volontà delle Banche di tagliare altri posti di lavoro e di frammentare la categoria o di sgretolarla, i rappresentanti sindacali, non l’accettano, anche perché non porterebbe benefici al sistema bancario italiano, ma solo altri danni.
Le banche, inoltre, secondo i Sindacati, potrebbero concorrere ad investimenti per le infrastrutture del Paese.
Infine occorre rendersi conto che occorrono misure che non consentano per il futuro conflitti d’interesse che negli ultimi anni sono stati estremamente nocivi per la salute delle banche.