La guerra senza fine di Crocetta allo Ial Sicilia

LA SCUSA CHE IL GOVERNO HA PRESO PER SBARAZZARSI DELL’ENTE DI FORMAZIONE E’ LA MANCATA RISPOSTA AD UN E.MAIL. L’ENTE NON AVREBBE RISPOSTO. MA LE PROVE DICONO L’ESATTO CONTRARIO… SULLO SFONDO UNA GUERRA TUTTA INTERNA AL PD SICILIANO

Il Governo regionale di Rosario Crocetta pur di ‘ammazzare’ gli enti formativi e liberare il settore da lavoratori e politici farebbe “carte false”. La vicenda della revoca dell’accreditamento allo Ial Sicilia – revoca disposta dal Governo e ‘revocata’ dalla magistratura amministrativa – è un esempio.
L’elemento che avrebbe portato il citato ente a subire il provvedimento di revoca dell’accreditamento sarebbe stato incentrato su una “fantomatica Pec” che l’amministrazione regionale avrebbe inviato, dettando allo Ial termini perentori di 30 giorni per rispondere adeguatamente a rilievi posti in sede ispettiva su presunte gravi irregolarità amministrativo-contabili. Mail alla quale i vertici dell’ente non hanno risposto per un motivo semplice: perché dicono di non averla mai ricevuta.
A sostenerlo il legale rappresentante dello Ial, Vincenzo Conticello, che si dichiara sereno e convinto delle ragioni dell’ente. Lo stesso riferisce di avere acquisito una perizia tecnica sul funzionamento dell’indirizzo di posta elettronica certificata dell’ente con riferimento alla giornata incriminata. Così come sarebbe stata acquisita la certificazione da parte di Poste italiane, società con la quale lo Ial ha stipulato il contratto per l’apertura dell’indirizzo Pec.
Sia dalla perizia, sia dai controlli effettuati da Poste italiane emergerebbe che la mail non sarebbe mai stata ricevuta dall’ente nella giornata oggetto di contestazione da parte della Regione siciliana. Il che significherebbe che nessuna lettera per via mail è stata trasmessa dall’amministrazione regionale, come invece sostiene l’assessorato alla Formazione professionale.

Stando alla ricostruzione dei fatti, appare difficile per la dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale del settore, ‘braccio armato’ del governatore Rosario Crocetta nella formazione, sostenere che il rapporto fiduciario sarebbe cessato a causa del “menefreghismo” con il quale l’ente non avrebbe risposto alla nota del dipartimento sui controlli in corso. Decadrebbe così l’impianto accusatorio, alquanto strampalato per la verità, messo in piedi dal dipartimento Formazione professionale, volto a dimostrare che lo Ial non è ente credibile e quindi fiduciario dell’amministrazione regionale. Elementi che giustificano, poi, la revoca dell’accreditamento.

Il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) ha smontato la tesi dell’inaffidabilità dell’ente per mancato riscontro alle richieste istruttorie avanzate dall’amministrazione con la nota trasmessa via Pec il 19 luglio 2013. Per i giudici amministrativi, “il ricorso di primo grado si presenta assistito da sufficienti elementi di fumus laddove censura il provvedimento di revoca adottato senza che, in quel momento, vi fosse certezza (per quanto allo stato documentato) della conoscenza della richiesta del 19/07/2013”.

Nell’ordinanza cautelare n.715/2013 che ha respinto il ricorso, il Tribunale amministrativo regionale di Palermo ha ritenuto, invece, che “ad un sommario esame, a prescindere dalla questione relativa alla certificazione dell’avvenuta trasmissione della nota del 19/7/2013 tramite Pec all’indirizzo della società ricorrente ialsicilia@postecert.it , la società ricorrente non ha comunque riscontrato quanto richiesto dall’Amministrazione regionale con la predetta nota, e che anche nella richiesta in autotutela del 17/09/2013 (prot.12375) le controdeduzioni appaiono alquanto generiche (limitate ad una tabella riassuntiva generale dei fondi utilizzati), mentre per gli ulteriori chiarimenti riconosce come alcuni centri per l’impiego sarebbero impegnati nella rendicontazione, detenendo la relativa documentazione. Ritenuto che, anche avendo riguardo alla natura eccezionale (siccome in deroga) del provvedimento di accreditamento provvisorio oggetto della revoca oggi qui gravata, non sussistono i presupposti per la concessione dell’invocata misura cautelare, dovendosi privilegiare in questa sede la necessità pubblica di garantire nel settore di interesse la massima regolarità dei soggetti ammessi all’erogazione di finanziamenti pubblici nell’ambito delle attività di formazione”.

Inspiegabilmente il Tar, anzichè decidere sulla presenza o meno del ricevimento della nota, la cui eventuale mancata risposta costituisce “mancata leale collaborazione ai controlli” e quindi elemento portante del provvedimento di revoca dell’accreditamento transitorio, si è espressa come se fosse in sede di merito. Infatti, ha invocato la “necessità pubblica di garantire nel settore di interesse la massima regolarità dei soggetti ammessi all’erogazione di finanziamenti pubblici” e rilevando quindi come insufficienti le controdeduzioni presentate dall’ente. Lo Ial, dal canto suo, ha fatto sapere di avere depositato sia in assessorato che nelle sedi di giudizio la documentazione attestante la regolarità nell’utilizzo dei circa 20 milioni di euro.

Intanto, il Cga in sede giurisdizionale ha accolto il ricorso n.985/2013, accogliendo l’istanza cautelare avanzata in primo grado dallo Ial, in riforma dell’ordinanza impugnata. Adesso il Tar dovrà fissare l’udienza di merito ai sensi dell’articolo 55 del Codice di procedura amministrativa.

E adesso cosa accadrà? Non essendo stata dimostrata l’inaffidabilità dello Ial, è legittimo il provvedimento di revoca dell’accreditamento? Tenere fuori dalla seconda annualità dell’Avviso 20/2011 lo Ial è corretto? Ed in questa fase di attesa del giudizio di merito presso il Tar, secondo quanto stabilito dal Cga, è giuridicamente corretto trasferire il personale dello Ial presso il Ciapi di Priolo? Le domande presentante dai lavoratori dell’ente per partecipare al progetto Prometeo sono evadibili? Che fine faranno i circa 22 milioni di euro di finanziamento bloccato ad oggi allo Ial? Interrogativi ai quali la dottoressa Corsello dovrebbe fornire chiarimenti e risposte.

Il dirigente generale, invece, contesta la decisione del Cga perché, a suo dire, il giudice amministrativo, con la sua decisione, non sarebbe assolutamente entrato nel merito dei fatti contestati dalla Regione allo Ial Sicilia relativi ad un utilizzo irregolare di 18 milioni di euro. Ed il Tar, invece, è entrato nel merito, poteva farlo? Oppure il ricorso di primo grado era incentrato solamente sulla dimostrazione di eventuali sufficienti elementi tesi a dimostrare la mancata collaborazione dello Ial a sottoporsi ai controlli? Se non è stato dimostrato che la Pec sia effettivamente pervenuta all’indirizzo di posta certificata dell’ente, come può affermarsi che lo Ial resta un ente inaffidabile al punto tale da infischiarsene del giudizio del Cga ed annunciare un nuovo provvedimento di revoca dell’accreditamento?
Farebbe bene la dottoressa Corsello a rileggere con attenzione il testo dell’ordinanza del Cga prima di giungere ad affrettare decisioni che potrebbero arrecare ulteriori danni all’ente ed ai dipendenti e prefigurare eventuali conseguenze di altra natura nei suoi confronti.

Le parole di fuoco della ‘scienziata’ posta alla guida del dipartimento Formazione professionale non aiutano a fare chiarezza sui fatti accaduti e gettano semmai ulteriori dubbi sulla vera ragione che sottenderebbe la rigidità dell’amministrazione regionale sulla vicenda. Dietro tutto vi sarebbe una guerra interna al PD e il presidente Crocetta vorrebbe togliersi alcuni sassolini dalle scarpe, chiudendo lo Ial a tutti i costi. La decisione del Cga ha rotto le uova nel paniere? Può darsi, di certo ne ha rallentato il proposito vendicativo.

Si complicherebbe così la strada verso la riforma unilaterale della Formazione professionale messa a punto dal Governo della ‘rivoluzione’ di Rosario Crocetta e potrebbe subire un arresto il progetto politico di smantellare il sistema formativo regionale per affidare risorse e attività formativa alle associazioni degli industriali. A testimoniare l’arroganza, la presunzione di verità, le movenze goffe e impacciate di un esecutivo allo sbando e di un dirigente generale orfano delle leggi, proprio la decisione della magistratura amministrativa di secondo grado che avrebbe smontato l’impianto accusatorio della Regione siciliana sul quale ha ruotato il provvedimento di revoca dell’accreditamento nei confronti della Ial.

Sembra essersi inceppato, difatti, Il diabolico marchingegno messo in piedi per attaccare frontalmente gli enti formativi attraverso una precisa strategia. Quale? Semplice, colpirne uno, il più grande, per intimorire amici e avversari politici vicini agli enti formativi, lanciando il messaggio che il vento nella Formazione professionale sarebbe cambiato. A completare l’opera poi una sequela di spot, slogan e proclami mediatici lanciati a ripetizione, come un mitragliatore impazzito. E sarebbe stato l’avvio del procedimento di revoca dell’accreditamento il primo esempio di come siano state messe le “ganasce” a presidenti di enti, politici e lavoratori completando il progetto originario di scardinare equilibri e “regole non scritte” che reggevano da decenni il sistema formativo.

Una chiave di lettura non lontana dalla realtà e che ha bloccato, nei mesi scorsi, ogni velleità concertativa delle parti sociali sul processo di riforma, voluto da tutti e mai realmente realizzato. Diktat spesso e volentieri lanciati a sindacati e associazioni degli enti, per dare seguito a decisioni discutibili, inadeguate e illegittime, di volta in volta esternate in maniera schizofrenica dall’assessore Scilabra o dalla dottoressa Corsello. Una sorta di “regime” nella gestione della cosa pubblica. E allorquando i diversi accordi sottoscritti trilaterlamente sembravano lasciare aperto lo spiraglio di una decisione assunta democraticamente, ecco spuntare la trappola. Tutto doveva ruotare intorno alla fuoriuscita di enti e lavoratori ed all’ingresso delle imprese.

il Governo del presidente Crocetta e delle “Tre Marie” appaiono sempre più come un’armata brancaleone. Un gruppo di dilettanti allo sbaraglio che pur di affidare agli “amici” delle associazioni imprenditoriali il business della Formazione professionale hanno venduto un castello di carte, atti e provvedimenti costruiti su fondamenta di sabbia.

 


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