L’allegra brigata del Pd siciliano

Adesso sono tutti per il “cambiamento”. Anzi, per il “rinnovamento”. Il senatore Giuseppe Lumia vuole “cambiare”. Antonello Cracolici vuole “innovare”. Seguono tutti gli altri protagonisti degli ultimi quattro disastrosi anni di vita del Pd siciliano: Giuseppe Lupo, Totò Cardinale, Nino Papania, Francantonio Genovese e via continuando.

All’ ‘affacciata’, lo ribadiamo, la parola d’ordine è “Innovare”. In realtà, la formula linguistica è un’altra: “Dimenticare”. Dimenticare quattro anni di Governo con Raffaele Lombardo successivi alla sconfitta registrata alle elezioni regionali del 2008.

Dimenticare le proteste della base del Partito, che già nel 2009 chiedeva il referendum per decidere se appoggiare o no il Governo Lombardo: referendum negato perché gli ‘affari’ in corso erano ‘benedetti’ da Roma.

Dimenticare la primavera dello scorso anno, quando il Pd ha ‘bruciato’ la candidatura di Rita Borsellino a Sindaco di Palermo, per salvare, di fatto, l’alleanza con Lombardo alla Regione.

Dimenticare i 200 mila voti persi alle elezioni regionali dello scorso ottobre.

Dimenticare i 250 mila voti circa persi alle recenti elezioni regionali.

Dimenticare, dimenticare, dimenticare

Peccato che gli elettori non dimenticano. Tant’è vero che,come già ricordato, hanno punito questo Partito in ben due competizioni elettorali consecutive: alle regionali dello scorso anno e alle politiche di quest’anno.

In politica chi perde esce. Nel Pd siciliano, invece,chi perde comanda.

L’esempio è rappresentato da Lumia. Con la sua linea politica pro Governo Lombardo ha fatto perdere la faccia e, soprattutto, i voti al Pd. Ma è stato premiato lo stesso. Un premio a metà: è senatore, grazie al ‘paracadute’ del Megafono, lo strano Movimento politico di Rosario Crocetta.

Già il Megafono. Qui ritroviamo tutte le contraddizioni della sinistra siciliana e un legame, forte, con il passato. Con lo stesso Lumia, protagonista di una delle peggiori stagioni della sinistra siciliana; con ‘pezzi’ del Pdl catanese e con lo stesso Lombardo, che ha giocato un ruolo strategico importantissimo con la candidatura di Gianfranco Micchchè alla presidenza della Regione per ‘stoppare’ il candidato del centrodestra, Nello Musumeci e, di conseguenza, per spianare la strada allo stesso Crocetta.

Nel Megafono, a dir la verità, ci sono anche tante persone per bene illuse dallo stesso Crocetta. Che fino ad oggi ha ribadito che il Pd “è il mio Partito”. Mentre tanti protagonisti del Megafono sono convinti che il presidente della Regione lavori per un Movimento politico autonomo dal Pd.

Su questo, in verità, Crocetta è abile ed ambiguo. Ai dirigenti del Pd siciliano dice che lui fa parte del Pd. Ma sii tiene le poltrone più importanti: assessorati, sottogoverno e, soprattutto, sanità.

Il riferimento è ai nuovi manager della sanità che dovranno essere nominati entro la fine di questo mese. Su questo fronte il governatore conta di conservare per sé le poltrone più importanti. Dando qualcosa a ‘pezzi’ del Pd.

Questa manovra sulla sanità consente a Crocetta di dire ai suoi del Megafono che lui si mantiene autonomo rispetto al Pd, pronto a mollare gli ormeggi quando sarà. Mentre al Pd – o meglio, a quella parte del Pd siciliano non garantita dai suoi giochi di potere – come già detto, dice, appunto, di essere del Pd.

Giochi di potere all’insegna del trasformismo politico. Così Crocetta si barcamena tra Lumia, Cracolici (che attende la conferma di un proprio sodale tra i manager della sanità), Firrarello, Lombardo e gli idealisti del Megafono.

Questi ultimi, in verità, si ritrovano in una strana compagnia ch poco ha a che spartire con il rinnovamento della politica (tant’è vero che già sono iniziate le fughe dal Megafono, dove non ci sono primarie e tutto viene deciso verticisticamente da personaggi che rispondono solo a Crocetta a alla sua cerchia).

Chi ha capito tutto, pur non essendo un politico, è il poeta della Fiumara d’Arte, Antonio Presti, che infatti si è rifiutato di entrare nella Giunta di Rosario Crocetta. Proprio per non mescolarsi alla cattiva politica.

Un altro politico completamente fuori da questi giochi e il parlamentare nazionale del Pd, Davide Faraone, leader della corrente del partito che fa capo a Matteo Renzi. Non a caso è l’unico a non aver perso la ‘memoria’ e ad aver piena contezza del presente.

E’ l’unico che ha detto a chiare lettere che il prossimo congresso regionale del Pd siciliano dovrà mettere alla porta tutti i dirigenti che hanno fatto perdere credibilità e consensi al Pd: e cioè tutti quelli che sono stati protagonisti della disastrosa stagione del Governo Lombardo-Pd. Con in testa i ‘dioscuri’ Cracolici e Lumia.

Faraone è anche l’unico che ha chiaro lo scenario presente: l’unico ad aver ‘sgamato’le ambiguità trasformiste di Crocetta: tant’è vero che, a differenza di altri suoi compagni di Partito, non chiede a Crocetta, sottobanco, poltrone, magari nella sanità: lo vuole mandare direttamente a casa e basta, anche perché sa che, dietro il governatore, ci sono ancora legami con Lombardo e con ‘pezzi’ del Pdl.

Accanto a Faraone si posizionato Fabrizio Ferrandelli. Usato la primavera dello scorso anno contro Rita Borsellino, Ferrandelli, anche se giovane, ha ‘pesato’ Cracolici e Lumia e li ha mollati. E, forte anche dell’appoggio di dirigenti del Pd di grande esperienza, ha deciso di giocarsi la partita per il vero rinnovamento. Una scelta coraggiosa che gli fa onore.

 


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