Scuola, come fermare la privatizzazione

La scuola dev’essere un centro di assistenza sociale o un’agenzia educativa? Questo interrogativo è stato al centro del dibattito tenutosi ieri sera nella sala Valdese di via Spezio, a Palermo. Un’assemblea che è stata organizzata mentre è in corso una dura protesta da parte degli studenti contro la privatizzazione della scuola.

L’assemblea cittadina, convocata dal coordinamento delle rappresentanze sindacali unitarie delle scuole di ogni ordine di Palermo, ha discusso i modi di esprimere l’impegno di tutte le componenti per dare continuità alla lotta intrapresa per impedire che il disegno ‘efficentista’ condotto dai Governi nazionali che si sono succeduti negli ultimi anni e che intendono con fermezza perseguire, sino ad annullare, con la scusa del risparmio finanziario (leggi Fiscal compact), la valenza educativa della scuola.

Tale disegno, teso all’impoverimento culturale della scuola pubblica, è mutuato dal Germ, ovvero Global Education Reform Moviment. Questo movimento internazionale di ispirazione neo liberista persegue la formula utilitaristica della formazione scolastica a scapito della formazione socioculturale dei fruitori (gli studenti).

L’assemblea, in verità non molto affollata, è stata aperta dagli interventi introduttivi dei professori Giuseppe Riccobono, docente presso l’Itc “Pareto” di Palermo, e dal professore Carmelo Lucchesi, docente presso la scuola media statale “Dante Alighieri”, anch’essa di Palermo. Le introduzioni hanno passato in rassegna le diverse iniziative promosse dalle scuole: dalle notti bianche agli incontri con i genitori degli alunni per discutere sulla sorte della scuola pubblica nazionale. D’altra parte, sono stati ricordati i contenuti di controriforma perseguiti dal Governo Monti, la cui missione è costituita dai tagli delle risorse finanziarie che vanno sotto l’etichetta di sobrietà.

Sono stati passati in rassegna i tagli già operati dall’ex ministro Gelmini di ben otto miliardi di euro nel bilancio della scuola pubblica, fermi restando i finanziamenti alla scuola privata. L’eliminazione nella scuola primaria del team di tre docenti che aveva rappresentato un grande successo didattico ed educativo, recuperando la vecchia formula del maestro unico o prevalente, con l’aumento delle ore di lezione da 18 a 22; la riduzione delle ore disciplinari di Italiano, delle lingue straniere e delle tecnologie nella scuola media; la riduzione da 42 a 32 ore nelle materie d’indirizzo nelle scuole professionali.

La questione più rilevante che caratterizza gli orientamenti di natura ‘privatistica’ perseguiti dall’attuale Governo è quella dell’abolizione della partecipazione dei genitori e dei rappresentanti della componente non docente negli organi di governo delle singole scuole, per sostituirli con la presenza degli sponsor privati nei consigli di amministrazione. Tali organi dovrebbe sostituire la presenza collegiale dei rappresentanti di tutte le componenti che intervengono oggi nella scuola.

Cioè fare della scuola un derivato dell’impresa (là dove questa esiste, ovviamente) e privarla degli apporti e degli stimoli culturali provenienti dall’esterno. Fare, cioè, dell’agenzia educativa un’appendice all’attività di produzione. A tutto discapito dello spirito critico cui la scuola dovrebbe indirizzare le intelligenze degli studenti, futuri cittadini adulti.

Dai numerosi interventi è altresì emersa una forte denuncia verso l’accordo separato sulla produttività sottoscritto in sede ministeriale dai sindacati scuola della Cisl e della Uil, nonché dai sindacati corporativi (o autonomi) dello Snals e Gilda.

L’assemblea si è conclusa con l’impegno ad allargare la partecipazione e la sensibilizzazione del territorio sui temi scottanti che investono la scuola pubblica e il suo ridimensionamento.


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