Qualche anno fa ammettere di pagare il pizzo significava lisolamento, denunciarlo esporsi a ritorsioni, predicare in tv che nessuno doveva sottostare al dispotismo mafioso, offrirsi come bersaglio alla codarda reazione mafiosa.
A Natale la Sicilia unita contro il pizzo
Qualche anno fa ammettere di pagare il pizzo significava lisolamento, denunciarlo esporsi a ritorsioni, predicare in tv che nessuno doveva sottostare al dispotismo mafioso, offrirsi come bersaglio alla codarda reazione mafiosa.
Attraverso molte vie Palermo ha reagito. Imprenditori isolati si sono associati, il coraggio di pochi è divenuta reazione di molti. Da eccezionale e isolata, la denuncia è divenuta eccezionalmente frequente, ma ancora non basta. Di fronte a centinaia che denunciano, in migliaia ancora pagano. E anche se la mafia è in difficoltà, labitudine e il timore frenano lo smottamento che travolgerebbe il dominio mafioso sulleconomia della città.
Come le cronache raccontano, la mafia si fa viva soprattutto in prossimità delle festività. E proprio nellimminenza del Natale la risposta del movimento antiracket è forte e diffusa. Dopo Brancaccio e Resuttana, adesso tocca alla Noce e al Borgo Vecchio, due aree che un tempo si definivano ad alta densità mafiosa e oggi annoverano a decine denunce e adesioni al movimento antiracket.
Libero Futuro e Addiopizzo hanno cambiato il modo di fare antimafia in città. Non soltanto la denuncia, la campagna stampa, lindignazione, ma il lavoro certosino sul terreno avverso, quello dove nessuno osava avvicinarsi. E se le stagioni di resistenza del passato hanno preparato il terreno, istallare nel cuore delle borgate un tempo a rischio, gazebi dinformazione dove rivolgersi per conoscere il percorso di resistenza da compiere per liberarsi, è rivoluzione.
Libero Grassi, lintellettuale imprenditore che aderì al referendum contro le preferenze plurime viste come veicolo dinquinamento e moltiplicazione dellinfluenza mafiosa. Libero che raccontava pubblicamente le telefonate del geometra Anzalone che pretendeva il pizzo, ha spianato la strada ai tanti che oggi, in Tribunale, nei commissariati o nelle stazioni dei Carabinieri riconoscono i loro estorsori e li denunciano. Un nuovo spirito che diviene denuncia collettiva, resistenza di molti, rivoluzione in movimento.
Dal 30 novembre e fino al 21 dicembre a Palermo, Termini Imerese, Agrigento, Partinico, Castellamare del Golfo e Mazara del Vallo si terranno punti dinformazione e volantinaggi.
Addiopizzo, Libero Futuro, LibeJato, la Fai insieme per diffondere il consumo critico, la rete di imprese e consumatori che hanno detto No al pizzo. Ancora una tappa per far crescere le denunce, la rivolta che prima bussava al cuore di pochi impavidi e adesso coinvolge migliaia di imprese sulla strada della libertà.