Di economicus
Giulio Tremonti lascia il Pdl
di Economicus
Giulio Tremonti lascia il Pdl. Quello che è stato il più potente – e forse un po’ prepotente – Ministro dei Governi Berlusconi lascia il Partito del Cavaliere.
In realtà, la rottura tra Tremonti e Berlusconi si è già consumata da un pezzo. Da quando, con molta probabilità, l’ex Presidente del Consiglio si è accorto – alla buon’ora – che anche Tremonti fa parte di una strana associazione di uomini e di donne importanti che, agli interessi dell’Italia, antepongono gli interessi dell’Unione Europea dell’Eurozona: anche quando gli interessi della seconda (UE) danneggiano i cittadini della prima (cioè i cittadini italiani).
Tremonti non è mai stato un grande Ministro dell’Economia. Da tecnico prestato alla politica – Tremonti nella vita fa l’avvocato tributarista – Tremonti ha ‘orecchiato’ un po’ di economia politica, tra i ricordi dell’Università e l’esperienza passata accanto all’ex Ministro delle Finanze del nostro Paese, Franco Reviglio.
Reviglio, per la cronaca, era un socialista. Ministro delle Finanze negli anni ’80, passava per bravo per aver tartassato gli italiani con nuove tasse e nuove imposte. Allora era tutto sommato giusto, perché l’Italia degli anni ’80 era un Paese dove si stava bene, non c’era la povertà che c’è oggi, nessuno si sognava di mettere in discussione lo Statuto dei lavoratori, nessuno metteva in pericolo le pensioni, non c’erano esodati e le mense dei poveri non erano stracolme come quelle di oggi.
L’Italia degli anni ’80 era un Paese dove si stava meglio di oggi. Molto meglio. Chi oggi ci ha ridotto alla fame deve per forza di cose dire che allora si creava il debito pubblico e bla bla bla. In realtà, il debito pubblico italiano è figlio di un certo Keynes, un economista al quale gli attuali signori che gestiscono la Bce non sono degni nemmeno di lustrare le scarpe.
Alla fine, tutto sommato, era giusto che l’allora ministro Reviglio cercasse di far pagare un po’ di tasse in più agli italiani. Anche se, già allora, la pressione fiscale del nostro Paese era alta.
Tremonti, al contrario di Reviglio, è stato un pessimo Ministro dell’Economia. Ha aumentato la pressione fiscale. E non è riuscito a ridurre la spesa pubblica, che è invece aumentata.
In fondo era il grande compromesso tra lui e Berlusconi: Tremonti metteva le mani in tasca agli italiani e il Cavaliere giocava con la spesa pubblica. Così il progetto delle ‘famigerate’ due aliquote fiscali promesso da Berlusconi per quindi anni di fila è andato a farsi benedire.
Berlusconi ha sempre saputo che Tremonti, già alla fine degli anni ’90, era entrato a far parte di quella particolare ‘massoneria’ europeista un po’ demenziale che, grazie all’euro, sta trascinando nel baratro l’Unione Europea. Lo ha sempre saputo e ha fatto finta di non saperlo. Insieme hanno affossato la svolta liberale che il Cavaliere aveva promesso agli italiani illudendoli.
E’ vero, a tratti Tremonti sembrava un intellettuale. Come quando si è messo pure a scrivere libri. ‘Notevole’ l’intuizione che i cinesi ci stanno facendo un mazzo così perché sfruttano i lavoratori calpestando i loro diritti e inquinando l’ambiente. Nessuno se n’era accorto (o quasi). ‘Originale’ anche l’idea di chiudere le frontiere tornando al protezionismo.
Oggi Tremonti, dopo aver massacrato gli italiani con le tasse – non è un caso che Mario Monti, uno che di ‘manovre’ e ‘sacrifici’ da propinare gli altri se ne intende – dice che Tremonti ha tenuto i conti del nostro Paese “a posto”- vuole fondare un nuovo Partito-Movimento.
Secondo noi non se lo filerà nessuno. Forse il posto di Tremonti è nel Governo Monti. A differenza di Tremonti, Monti ha solo usato una mano più pesante. In barba al cognome dell’ex Ministro, è lui – Monti – che vale tre Tremonti: e non viceversa…