Venti barriere sottomarine, da costruire nel tratto di mare antistante la riserva del fiume Irminio, tra Playa grande e Marina di Ragusa. Secondo il circolo locale di Legambiente, il progetto presentato dal Comune di Scicli, ancora in attesa di una valutazione di impatto ambientale ma già approvato dalla conferenza dei servizi provinciale, potrebbe mettere a rischio la riserva e un'importante prateria sottomarina di Posidonia. «L'unico fenomeno di erosione verificatosi riguarda 50 metri di tratto stradale. Non è sufficiente per intervenire su chilometri di arenile», dichiara Giovanni Campo, vice presidente dell'associazione ambientalista
Scicli, barriere contro l’erosione della costa Legambiente: «Riserva dell’Irminio a rischio»
Nel tatto di mare antistante la riserva Macchia foresta del fiume Irminio, un progetto del Comune di Scicli prevede la costruzione di una ventina di scogliere sottomarine per scongiurare il rischio di erosione della costa. Il piano, già approvato dalla conferenza dei servizi provinciale, non è ancora definitivo. Ma secondo il circolo di Legambiente Ragusa, potrebbe mettere a serio rischio «un sito di importanza comunitaria, di grandissimo pregio naturalistico, dove alberga un’importante prateria sottomarina di Posidionia, rifugio naturale per la fauna marina». La zona interessata dall’intervento si estende dalla località balneare di Playa grande fino alla foce del fiume, ed è compresa tra Donnalucata (Comune di Scicli) e Marina di Ragusa (Comune di Ragusa). «Già trent’anni fa venne creata una barriera frangiflutti artificiale, che doveva servire da porticciolo. Ma l’unico risultato, allora, fu quello di estendere la spiaggia», riferisce Giovanni Campo, vicepresidente dell’associazione ambientalista iblea.
L’operazione, secondo Campo, rischierebbe quindi di diventare «solo un pretesto per eseguire i lavori, magari affidandoli a qualche azienda amica». A supportare la sua tesi porta le osservazioni storiche sull’area, dove ciclicamente la costa sembrerebbe ritirarsi, e le recenti osservazioni effettuate personalmente nell’area sottomarina. «Una gran quantità di sabbia è depositata sulle scogliere sottomarine antistanti la costa – continua Campo – Si potrebbe prevedere che, nei prossimi anni, questa si depositi proprio lungo il litorale». Il piano è stato elaborato nell’ambito di un più grande progetto relativo alla tutela della spiaggia che va da Punta Secca fino a Santa Maria del Focallo, località, quest’ultima, dove è evidente l’erosione lungo la strada. «Ma qui l’intervento non è giustificato, c’è stato solo un singolo fenomeno di erosione di un tratto di costa di circa 50 metri lungo la strada provinciale 89. Non sufficiente per intervenire su chilometri di arenile», conclude Campo.
«L’opera, che riguarda solo per un centinaio di metri il territorio del mio Comune, è già stata approvata dalla conferenza dei servizi della provincia di Ragusa, alla quale ho presenziato», riferisce Claudio Conti, assessore all’Ambiente del capoluogo ibleo e già membro dello stesso circolo di Legambiente Ragusa. «Il progettista dell’opera ha scritto nel verbale che i rischi ci sono, e sono dovuti a una recente opera. Evidentemente, parliamo del porto di Marina. Noi, nonostante le mie perplessità, abbiamo dato il via libera dopo una dichiarazione del progettista che garantisce sui rischi», conclude Conti. In attesa di una valutazione di impatto ambientale, che darà l’ok definitivo al progetto, è il presidente di Legambiente Ragusa, Antonino Duchi, a sottolineare come «la valutazione di impatto ambientale del porto di Marina di Ragusa non contempla nessun rischio di erosione, quindi sono due le questioni: se è il porto a causarla, dovrà pensarci l’ente che l’ha creato a fare le opere di tutela. Oppure – continua Duchi – non c’è nessun rischio di erosione e quindi l’opera non si deve fare. Attendiamo delle motivazioni dettagliate sull’impatto». E l’ambientalista sottolinea come la stessa costa abbia già delle barriere naturali antierosione. «Si tratta dei ciottoli e della stessa posidonieta sottomarina, che rischierebbe di essere distrutta», conclude.