Finanziaria, Musumeci difende le stabilizzazioni «Tutti ne parlavano, noi abbiamo avuto coraggio»

Da Sebastiano Tusa a Gaetano Armao, da Mariella Ippolito a Ruggero Razza. Nello Musumeci convoca la stampa alla presenza dell’esecutivo regionale per illustrare i contenuti della finanziaria approvata lo scorso 30 aprile dall’Assemblea Regionale. Il primo inquilino di Palazzo d’Orleans ci tiene in apertura a sottolineare il «civilissimo confronto tra maggioranza e opposizione, affinché la manovra diventasse patrimonio di tutti». «Non siamo noi – aggiunge – a dover fare le pagelle ai singoli gruppi parlamentari». 

Durante la conferenza stampa ha elencato numeri, a margine ha rilanciato un’idea cari a diversi politici siciliani, in primis il suo predecessore Raffaele Lombardo: defiscalizzare la benzina e i prodotti petroliferi sull’isola. «Resta un nostro obiettivo. Il governo nazionale ancora non c’è – dice – ma abbiamo avviato un ragionamento con Confindustria. Ne ho discusso con il presidente Boccia, che ho incontrato a Roma, e dal vertice degli industriali ho ricevuto grande disponibilità. Ieri ne ho parlato anche con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che mi ha ascoltato. Mi ha detto che sarà una battaglia difficile, ma questo non mi spaventa. Ora attendiamo che ci sia un governo a Roma».

E passa a snocciolare i risultati conseguiti attraverso la manovra finanziaria: dai 53 milioni per il consolidamento patrimoniale dell’Irfis, agli 84 milioni di fondi Irfis per le imprese, passando per i 50 milioni del fondo di garanzia per i Confidi e piccole e medie imprese. E ancora 700 milioni per lo «smobilizzo dei crediti incagliati delle imprese che operano nel settore dei rifiuti»; 340 milioni per i Comuni; 115 milioni (+23) del fondo investimenti per i Comuni, cinque milioni ai comuni virtuosi nella raccolta differenziata (120 Comuni in Sicilia superano il 50 per cento di differenziata), 22 milioni alle ex province. E ancora, dieci milioni per le aziende colpite da calamità naturali e il risanamento dell’Istituto olio e vino. Ma su quest’ultimo ente avverte: «Non è una cambiale in bianco, bisognerà sistemare la governance».

Funzione Pubblica e Autonomie Locali
Qui Musumeci sembra camminare sulle uova: parte dai 53 milioni stanziati nella manovra e destinati al rinnovo dei contratti dei dipendenti regionali (attesi da 11 e 13 anni), per poi parlare in maniera vaga della «stabilizzazione alcune fattispecie di precari della Regione e alcune fattispecie di precari enti locali», senza insomma addentrarsi nello spinoso caso dei lavoratori ex Pip.

Successivamente, a proposito della stabilizzazione degli ex Pip, Musumeci a domanda risponde: «Intanto bisogna dire con chiarezza che abbiamo avuto il coraggio di compiere un’azione di cui in passato tutti hanno parlato, ma rispetto alla quale, di fatto, nessuno aveva mai mosso un dito. I Pip – aggiunge il primo inquilino di Palazzo d’Orleans – sono una forza lavoro di cui c’è tanto bisogno, senza dimenticare che è stata ed è ancora oggi un’iniziativa non soltanto occupazionale ma anche di recupero sociale. Vedremo come sarà la sorte (romana, ndr) e ci comporteremo di conseguenza. In ogni caso il sussidio continuerà ad essere erogato». A proposito del contenzioso con l’Inps, che rivendica un debito di oltre 140 milioni di euro da parte della Regione, Musumeci annuncia che «a maggio si terrà incontro a Roma con i vertici dell’Inps per fare il punto. Si tratta di una vicenda che si è trascinata per anni e che non coinvolge questo governo. Il nostro compito è quello di dirimere la questione e giungere a un punto. Su questa vicenda – conclude – alcuni hanno costruito campagne elettorali e carriere politiche. Adesso la ricreazione è finita».

Welfare
Tra gli interventi che il governo porta a casa con la manovra finanziaria, ecco i 271 milioni per l’assistenza ai disabili gravi e gravissimi e i cinque per i piani di cura individuali destinati, una volta realizzati, a sostituire il sussidio standard di 1.500 euro al mese per tutti. Proprio il tema dei fondi per i disabili è stato prima al centro del dibattito per l’improvviso aumento dei casi censiti, quadruplicati rispetto a un anno e mezzo fa, e poi oggetto di attacco politico, ma anche da parte di alcune associazioni di disabili, per la frase pronunciata in aula da Musumeci: «Se non ci fossero, noi avremmo potuto disporre di qualche decina di milioni in più». 

Altri 32 milioni sono destinati agli alunni disabili, 11 milioni destinati ai pazienti affetti da disabilità psichica, 17 milioni destinati agli anziani disabili over 65 («ma non chiamateli anziani, se lo dicessero a me, mi costituirei parte civile» ironizza Musumeci). E ancora, 11 milioni sono destinati a progetti legati alla legge sul Dopo di noi; 14 milioni per i pazienti affetti da autismo; 10 milioni alla ricerca in campo biomedico; 5 milioni al reddito di inclusione; 200mila euro per il fondo destinato alle donne indigenti vittime di violenza, denominato reddito di libertà.

Musumeci è quindi tornato sui rapporti con Roma e del contenzioso che ha un valore di 600 milioni di euro all’anno. «Abbiamo grande rispetto per lo Stato e per il governo centrale, ma lo Stato deve avere altrettanto rispetto nei confronti della Sicilia. A noi è stato tolto tanto negli ultimi decenni, pensiamo di avere aperto un contenzioso che non è improntato a stupido rivendicazionismo ma al diritto sacrosanto di potere ottenere quello che ci è stato indebitamente tolto».


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