Lucio Maggio - considerato uomo di fiducia dell'ex magnifico Antonino Recca - è stato sospeso dal Cda dell'ateneo catanese. A contribuire alla decisione un durissimo faccia a faccia con il rettore Giacomo Pignataro culminato con un richiamo ufficiale, oltre a un nettissimo parere dell'Avvocatura di Stato proprio sui dirigenti nominati nel 2009. Ma il direttore amministrativo è già partito all'attacco, denunciando l'università al Tribunale del lavoro
Unict, sospeso il direttore generale Maggio Cade un altro pezzo dell’era Recca
Scontro al vertice dell’ateneo di Catania. Il rettore, Giacomo Pignataro, ha convocato stamattina una seduta urgente del Consiglio d’amministrazione in cui è stata approvata la sospesione fino al 16 maggio del direttore generale Lucio Maggio. Un periodo di quasi un mese che dovrebbe servire a definire la revoca dell’incarico.
La mozione è stata accolta dai docenti che compongono il CdA, mettendo di fatto alla porta quello che viene ancora oggi considerato uno degli uomini-chiave dell’ex magnifico Antonino Recca. Le tensioni tra Maggio – docente di Diritto romano, dirigente dell’ufficio staff di Recca nel 2009, successivamente nominato direttore amministrativo e poi direttore generale – e l’attuale rettore sono culminate un mese fa.
La situazione – da più parti definita come già tesa – si è aggravata dopo un durissimo faccia a faccia nato da un parere, giudicato errato, dato da Lucio Maggio in una questione di competenza del magnifico. «Non può non rilevarsi che in maniera del tutto singolare e niente affatto accettabile, che il rettore sia stato non soltanto scavalcato ma addirittura volutamente ignorato e tenuto totalmente all’oscuro della vicenda», ha tuonato Pignataro nella seduta del 6 dicembre. Le competenze di rettore e direttore generale sono differenti e non prevedono una sudditanza del secondo rispetto al primo, è la difesa del docente di Diritto romano. Però la questione si risolve con un richiamo ufficiale. «Il Consiglio richiama il direttore generale a tenere, in futuro, comportamenti rispettosi dei ruoli propri di ciascuno degli organi di governo dell’ateneo, al fine di garantire un regolare e corretto svolgimento delle relazioni istituzionali», è la decisione finale del CdA.
Maggio – noto anche per le polemiche legate al suo contratto blindato che gli frutta oltre 196mila euro lordi all’anno – ha risposto a strettissimo giro. Ritenendosi «vittima di un provvedimento di inaudita gravità» il 4 aprile ha denunciato al tribunale del lavoro etneo l’intero ente universitario, come conferma il legale del docente. Sono coinvolti tutti i partecipanti all’infuocata seduta, Giacomo Pignataro in testa, assieme ai consiglieri che hanno votato la delibera di censura (i docenti esterni Maria Caramelli e Rosario Pietropaolo, i professori etnei Agatino Russo e Salvatore Santo Signorelli e i rappresentanti degli studenti Gianmaria Mondelli e Santo Romeo). A salvarsi dall’ira del direttore solo quanti si sono opposti alla mozione, Febronia Elia, Enrico Iachello e Maria Antonietta Toscano, chiamati a deporre in suo favore.
Lo scorso mese, inoltre, è arrivato un nuovo scossone al precario equilibrio di palazzo Centrale, probabilmente letale sul fronte dei rapporti dei piani alti di palazzo Centrale. L’Avvocatura di Stato ha espresso un parere netto sulla riforma attuata nel 2009 dall’ex Recca. «L’università di Catania è l’unico ateneo in Italia che ha ritenuto di poter conferire a dirigenti interni di ruolo di seconda fascia incarichi dirigenziali di livello generale», è il giudizio netto dei legali. Una valutazione condivisa anche dai vertici del ministero dell’Istruzione e che è sostanzialmente la stessa dal 2009, quando a pronunciarsi era stato anche il Collegio dei Revisori, e nel 2012 con il parere della Ragioneria generale dello Stato. Unict «non poteva conferire incarichi di livello generale o equivalente (o di prima fascia) perché, alla radice, non poteva istituire strutture complesse in deroga ai principi e criteri direttivi fissati dalla legge», sostengono anche oggi i legali. Secondo le linee guida stabilite dal ministero dell’Economia, gli atenei non possono avere dirigenti di prima fascia, ma solo di seconda. Una riforma, quella che ha portato alla nomina di cinque dirigenti di primo livello, condotta in violazione della legge sulla Pubblica amministrazione per la quale l’Avvocatura «raccomanda di rivalutare la posizione assunta sull’argomento da codesto ateneo, adeguandosi alle indicazioni e direttive giunte dagli organi di vigilanza e controllo».
Il contratto del docente di Diritto romano non rientra tra quelli incriminati, ma in qualità di direttore ha confermato in maniera autonoma due dei cinque senza consultare il Cda. Una decisione che – assieme a quella di comunicare un cottimo fiduciario da oltre 130mila euro 15 mesi dopo la stipula – ha accelerato l’iter per la sospensione di Lucio Maggio. Il quale, con l’ulteriore rinnovo dei due rapporti di lavoro, avrebbe potuto contribuire ad aggravare la posizione dell’ateneo. Infatti, nel caso in cui Unict dovesse adeguarsi al parere dell’Avvocatura, i dirigenti potrebbero anche decidere di ricorrere contro i vertici di palazzo Centrale innescando un processo fatto di carte bollate e richieste risarcitorie.