Divieto di dimora a Sortino per il sindaco Vincenzo Parlato. Il primo cittadino del Comune del Siracusano è indagato per i reati di falsità ideologica per induzione commessa dal pubblico ufficiale e abuso d’ufficio. A eseguire l’ordinanza applicativa della misura cautelare, disposta dal giudice per le indagini preliminari di Siracusa, sono stati i militari del […]
Sortino, sindaco indagato per falsità ideologica e abuso d’ufficio
Divieto di dimora a Sortino per il sindaco Vincenzo Parlato. Il primo cittadino del Comune del Siracusano è indagato per i reati di falsità ideologica per induzione commessa dal pubblico ufficiale e abuso d’ufficio. A eseguire l’ordinanza applicativa della misura cautelare, disposta dal giudice per le indagini preliminari di Siracusa, sono stati i militari del comando provinciale della guardia di finanza aretusea.
Le indagini, dirette dalla procura di Siracusa e condotte dalle fiamme gialle della compagnia di Augusta, hanno fatto emergere come il primo cittadino sortinese, nel mese di ottobre del 2020, abbia falsificato l’esito della procedura selettiva per la nomina del revisore contabile del Comune. Selezione che, come previsto dalla normativa regionale, deve essere svolta mediante sorteggio.
Le indagini dei finanzieri e, in particolare, l’analisi del video della seduta consiliare durante la quale si è tenuto il sorteggio hanno permesso di acclarare come il sindaco, chiamato a estrarre il bigliettino dall’urna, avesse già un foglietto bianco tra le mani. Inserito il braccio nel bussolotto, ne estraeva uno identico per colore, forma e dimensioni rispetto a quello tenuto in mano. Gli accertamenti svolti dai finanzieri hanno consentito di riscontrare come il bigliettino estratto fosse stato stampato su una tipologia di carta differente rispetto a tutti gli altri e la cifra impressa sullo stesso presentasse un carattere diverso.
Il numero sorteggiato, inoltre, corrispondeva a una partecipante che, tra gli oltre duecento candidati alla selezione, era l’unica già assegnataria di incarichi affidati dal primo cittadino negli anni precedenti, anche a titolo fiduciario: per una di queste nomine, il sindaco era già stato condannato dalla Corte dei Conti di Palermo al risarcimento di un danno erariale di oltre 30mila euro, in quanto affidata in violazione di legge.