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I 50 milioni per rilanciare la zona industriale di Catania. L’assessore Parisi: «La priorità è la rete fognaria»

Cinquanta milioni di euro per rilanciare l’area più produttiva e, al tempo stesso, più degradata di Catania. Il 10 settembre è stato reso noto che le aree industriali siciliane potranno spendere 100 milioni di euro dal Fondo di sviluppo e coesione (Fsc) 2021-2027: la metà – 50 milioni – andrà alla zona industriale di Catania. Qualche giorno fa, proprio per parlare di questo, a Palermo si sono incontrati l’assessore regionale delle Attività produttive Edy Tamajo, il sindaco di Catania Enrico Trantino e l’assessore ai Lavori pubblici e alle infrastrutture del Comune Sergio Parisi. Con loro i vertici dell’Irsap, cioè l’Istituto regionale sviluppo attività produttive. Argomento della discussione le «esigenze infrastrutturali della zona produttiva etnea – si legge in una nota della Regione – e le iniziative destinate a potenziare tutte le aree industriali dell’Isola».

Per Tamajo si tratta di «un passo fondamentale per il rilancio dell’area industriale di Catania, un motore economico essenziale per lo sviluppo della nostra Isola». L’assessore regionale ha detto alla stampa di voler «garantire la massima efficienza e la sicurezza delle infrastrutture, rispondendo alle esigenze delle imprese che operano sul territorio». Questi elementi – l’efficienza e la sicurezza delle infrastrutture e le esigenze effettive delle imprese – passano però dai tempi di realizzazione degli interventi. Prima la progettazione, poi le gare d’appalto, infine i lavori veri e propri che dovrebbero concludersi nel 2029. Praticamente circa cinque anni da adesso, visto che il 2024 sta per finire. Efficienza e sicurezza da portare in un’area di Catania che tutto sembra tranne che efficiente e sicura; esigenze delle imprese che per essere soddisfatte avrebbero bisogno di cura costante – non di interventi una volta ogni decennio – visto che, nonostante tutto, le società continuano a investire tra quei capannoni. Non per niente la stessa nota delle Regione parla di «annosi problemi che investono l’area industriale di Catania, tra cui la regimazione delle acque di superficie».

«Partirei innanzitutto dal lavoro del sindaco – dice a MeridioNews l’assessore Sergio Parisi – perché siamo stati a Palermo molte volte. Un’insistenza legata all’importanza della zona industriale». Secondo Parisi, «Trantino è stato bravo a ottenere le risorse necessarie e a immaginare una serie di progetti». Ok, ma cosa si farà dei 50 milioni? «La priorità sarà la rete fognaria e il suo ammodernamento», dice Parisi al nostro giornale. «Questo intervento – che farà parte di una strategia più complessiva – avrà ricadute anche sull’annoso problema della Plaia». Parisi si riferisce ai torrenti e ai canali che attraversano la zona industriale e che poi sfociano a mare. Oggi ci sarà un incontro tra il sindaco di Catania, il commissario straordinario per la depurazione in Sicilia Fabio Fatuzzo, il rappresentante dell’Irsap e lo stesso Parisi. «L’obiettivo è inquadrare quale sarà il progetto – dice l’assessore comunale – così da farlo diventare cantierabile». Parisi sottolinea come «visto l’importo, questa è un’iniziativa che, almeno negli ultimi tempi, è senza precedenti». E ringrazia anche Tamajo, «che è stato davvero sensibile alle richieste di Trantino».

Secondo Parisi, nella riunione di oggi «si faranno ragionamenti utili per passare in tempi celeri alla fase progettuale e per essere pronti per quando la Regione ci darà i fondi». Oltre all’efficienza delle infrastrutture e alla normalizzazione del sistema fognario, però, la zona industriale di Catania ha almeno un altro grande problema: la sensazione di degrado e di insicurezza che si prova quando si percorrono le sue strade. «Purtroppo è vero – dice Parisi al nostro giornale – Rispetto all’importanza della nostra zona industriale e considerate le aziende importanti che operano là, l’impressione che si ha è veramente scarsa, di forte degrado». L’assessore dice che «l’amministrazione sta investendo dieci milioni di euro sulle strade a Catania e anche la zona industriale sarà interessata». Questo per «strade, illuminazione e per quei fattori che rendono gradevole la percezione che la gente ha di quella zona: non più buia e con angoli malfamati, ma accogliente».

Nelle intenzioni dell’amministrazione, però, i 50 milioni del Fondo di sviluppo e coesione potranno essere usati anche per altro. «Il sindaco è in costante contatto con Confindustria Catania – dice Parisi – che segnalerà determinate esigenze e istanze, che siamo pronti ad accogliere». Associazione degli industriali catanesi «che non chiede la Luna, ma solo una situazione di normalità», dice a MeridioNews Marco Causarano, vicepresidente di Confindustria Catania con delega proprio alla zona industriale. «Siamo grati all’amministrazione perché è molto recettiva nei confronti delle istanze che avanziamo – continua Causarano – e questo lo dico a prescindere dal colore politico: parlo di fare le cose nel bene della collettività, qui non c’entra l’ideologia». Anche Causarano parla con il nostro giornale di «fogne, illuminazione, pulizia e manutenzione: tutti elementi attrattivi nei confronti delle imprese – precisa – e delle multinazionali che continuano a fare investimenti nella zona industriale di Catania, da eroi», viste tutte le criticità di quell’area. «Sembra che qui ci sia l’oro – continua Causarano – se no non si spiega come in una città con un degrado socio-culturale importante come Catania, alcune aziende continuino a investire così tanto».

In realtà, qualche secondo dopo, è lo stesso Causarano a darsi una risposta. «Una zona industriale in una posizione strategica – perché accanto a uno degli aeroporti più trafficati d’Italia – poi vicino al porto e con una tangenziale che costeggia tutta la parte nord dell’area, cosa che facilita l’entrate e l’uscita delle merci». Poi ci sono le aziende tecnologiche. «Se St Microelectronics decide di continuare a investire su Catania – continua il vicepresidente di Confindustria etnea- è anche per l’ottima Università e per i rapporti che l’ateneo ha con le aziende che operano qui». Insomma, sembra che non sia tutto da buttare, nonostante «l’area sia stata per troppo tempo lasciata a se stessa», dice Causarano. Per spendere quei 50 milioni «non faremo un elenco sterminato – continua – ma chiederemo per esempio la depurazione delle acque civili e di quelle industriali». L’augurio di Causarano è che «questi siano solo i primi fondi. Poi chiederemo a questa amministrazione di attivarsi per ottenerne altri». Secondo il vicepresidente di Confindustria «l’amministrazione Trantino farà il possibile e anche l’impossibile per spendere tutto bene ed entro i tempi. Noi daremo il nostro contributo certamente». Vedremo come andrà: la deadline del 2029 non è poi così lontana.


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