Rifiuti, il Comune rovista nei sacchetti «CSI Canalicchio in barba alla privacy»

«A Catania viviamo, in definitiva, in uno Stato di polizia ambientale». Riprendiamo dal blog di Mattia Serpotta un commento tragicomico sulla notizia annunciata dall’assessore all’Ambiente e all’Ecologia Claudio Torrisi a La Sicilia: da circa un mese nella città etnea 15 agenti ambientali rovistano nei sacchetti per elevare multe a chi getta rifiuti irregolarmente. Tra goffe investigazioni e violazioni della privacy

Prima di andare avanti, se siete per natura ostici o paragnostici, leggete l’intervista integrale rilasciata il 25 marzo 2012 al quotidiano La Sicilia, dall’Assessore all’Ecologia del Comune di Catania (per chi usa internet da venti minuti: cliccate sopra l’immagine, mettendoci sopra il mouse; l’immagine si aprirà in un’altra finestra a caratteri cubitali. Non potete sbagliare, anche se qualcuno so che sbaglierà).

Le notizie sono tre e vi sono sfuggite secondo questa sequenza.

La prima (non ci volevo credere): a Catania, da oltre un mese, un nucleo di 15 agenti ambientali, con l’ausilio tecnico di operatori ecologici qualificati, tutti guidati da un Dirigente del Comune, rovista dentro i sacchetti della spazzatura (non ci sto credendo): li esaminano alla ricerca di “scontrini” e “lettere” che, secondo una logica investigativa di tipo indiziario, consentano di risalire al cittadino che ha, presuntivamente, buttato il sacchetto o fuori dal cassonetto o in orari non consentiti. Se lo trovano, gli elevano un verbale così, flambé, senza contraddittorio (non ci credo).

La seconda: rovistare nei sacchi della munnizza, leggere la corrispondenza privata dei cittadini ed elevare verbali sulle riferite basi indiziarie, oltre a porre problemi di natura etico – igienica, sembra essere in aperto contrasto con qualcosa come 976 principi basilari del diritto.

La terza: a Catania viviamo, in definitiva, in uno Stato di polizia ambientale.

Tutto ciò premesso, ho deciso di portare avanti una protesta low cost, pacifica, a mani nude, che viene dal basso, quasi rasoterra. Chi volesse aderire, deve prendere un sacco nero e riempirlo di elenchi telefonici, così per confondere un po’ le idee. Poi, deve metterci in mezzo una lettera indirizzata ad uno a caso, che so, al Sindaco di Catania. Successivamente, di notte a notte, bisogna prendere questo sacco nero e lasciarlo di peso sopra il Liotro. E’ un esperimento sociale di verifica democratica, quasi ai livelli di facebook. Quando il liotro sarà sommerso di sacchi neri, ma soprattutto alla millesima multa notificata all’amico Stancanelli, questa protesta si autosospenderà e questo articolo sarà come se non fosse mai stato scritto. Io stesso mi farò chiamare Antonio Prestipino.

Per chi volesse ulteriormente approfondire il discorso dal punto di vista giuridico, e stimolare il Perry Mason che è in lui, suggerisco di proseguire con la lettura del caso pratico che segue.

 

 

Concorso pubblico per la copertura di n. 15 posti di agente di polizia ambientale del Comune di Catania

 

Traccia in materia di diritto ambientale

Gigio Topo, agente in forza al Nucleo Polizia Ambientale di Catania, alle ore 11 antimeridiane, durante un servizio di perlustrazione del territorio, scorge abbandonato, immediatamente al di fuori di un cassonetto, un sacchetto di spazzatura di colore bianco, con scritta intestata ad un noto supermercato della città e contenente, tra l’altro: n. 1 torso di pera decana, n. 2 lamette usate marca Gillette con vistosa peluria bianca di sesso apparentemente maschile, n. 1 calzino di lino nero con vistoso buco nel tallone, n. 2 scatolette di tonno marca “Tonno Insuperabile, 170 grammi di bontà in olio d’oliva”, n. 1 assorbente usato, n. 1 busta bianca contenente lettera indirizzata a tale “Egr. Sig. Pippo Potamo, via Pietro dell’Ova 32, 95100, Catania”.

Premessi brevi cenni sulle procedure di spacchettamento dei sacchetti della spazzatura abbandonati fuori dal cassonetto, con particolare riferimento ai sacchi neri, affronti il candidato il problema del fondamento e della legittimità, anche dal punto di vista delle garanzie costituzionali, del potere di rovistare dentro la munnizza da parte dell’agente Gigio Topo. Chiarisca, in particolare, se un sacco abbandonato fuori dal cassonetto possa qualificarsi res nullius e a chi, nel caso di specie, possa essere elevata una multa.

 

La traccia in esame ripropone l’annoso problema del diritto a rovistare nei sacchi della spazzatura da parte degli agenti in forza alla polizia ambientale, problema che occupa un posto centrale nel dibattito giurisprudenziale degli ultimi decenni.

Bisogna premettere che, quando l’agente Gigio Topo si trova davanti al sacco della munnizza, se è bello pieno, deve stare attento a come lo apre. Perché, se il nodo è troppo grosso, tipo con la classica doppia mandata, allora deve anzitutto provare ad allargarlo infilandoci i due indici dentro e allarga allarga verso l’esterno, facendo forza con le braccia, tipo a cavatappi; se non ci riesce, allora può provare a sciogliere il cosiddetto “ruppo” con i denti, ma non è molto igienico, perché sa dove è stato messo questo sacchetto. Allora, non rimane che dare fuoco al ruppo con un accendino, opzione questa da lasciare per ultima, perché la plastica quando brucia, non solo non fa buon odore, ma pare che sia cancerogena (tanto che ora nei supermercati hanno messo i sacchetti di cartone); e poi si rischia di mandare a fuoco tutto il contenuto, che invece Gigio Topo deve analizzare.

Questa operazione, che viene prima del rovistamento propriamente detto, deve comunque essere eseguita sopra un tavolo spazioso, pieno di Scottex, perché spesso questi sacchi sgocciolano e viene lo sconcerto, solo a pensarci. Dopo che l’ha aperto, allora viene il bello, perché l’agente dovrà andare alla ricerca di indizi che gli consentano di risalire al proprietario del sacco, che è stato così incivile da buttarlo fuori dal cassonetto, che non erano neanche le 11 di mattina, e a cui bisogna fare la multa.

Ora, nel caso in esame, escluderei la scatoletta di tonno e i calzini, perché potrebbero essere di chiunque. Peraltro, il calzino è uno solo, mentre le scatolette sono due. Mi sembra un depistaggio, sinceramente. In astratto, si potrebbero fare analizzare in un laboratorio, come in C.S.I., la mela, le lamette e l’assorbente, che contengono sicuro il Dna di chi li ha buttati, ma la traccia non precisa se il Comune di Catania c’ha il budget necessario; mi pare di no ad occhio, comunque. E poi è un arma a doppio taglio, perché, tranne casi strani, le lamette Gillette sono sicuro di un uomo e l’assorbente è stato usato sicuro da una donna, tipo marito e moglie, e allora va a finire che la donna incolperebbe il marito che ha buttato la spazzatura fuori orario, perché lui è fatto così, parla sempre al telefonino, non ha manco l’orologio, mentre l’uomo direbbe che è stata la moglie sicuro, perché lui non butta la spazzatura dal ’97. E poi, comunque, il Dna non è una prova certa, che sa come c’è finito sopra i reperti, vedi il caso Meredith e Garlasco.

Allora, mi sembra, non rimane che la busta indirizzata al sig. Pippo Potamo, che se è dentro il sacco della munnizza, vuol dire che nel sacchetto ce l’ha messa dentro lui, sicuro al cento per cento, e poi ha buttato tutto incivilmente fuori dal cassonetto, alle 11 di mattina, quando doveva essere al lavoro, quindi l’agente Gigio Topo gli deve notificare una bella multa che non se la scorda.

Però, ora che ci penso meglio, non si può escludere che il vicino di casa del Sig. Potamo, chiamiamolo il sig. Privitera, che ce l’ha a morte con lui, perché la notte Pippo Potamo mette sempre Sky ad alto volume, è andato nell’androne del palazzo, ha preso una busta indirizzata al sig. Potamo che sporgeva dalla cassetta delle lettere, l’ha infilata nella propria spazzatura – e qui si spiega la peluria bianca nelle lamette, perché Privitera è classe 1934 – e ha buttato apposta il sacchetto fuori dal cassonetto, tipo alle 6 di mattina, così poi la multa la fanno al sig. Potamo e lui gli ha fatto la classica tagliata di faccia.

Oppure, senza voler andare troppo lontano, mettiamo il caso che io sono a casa, comodo comodo, e butto l’estratto conto della mia Banca nel cestino. Poi, arriva la mauriziana che mi fa le pulizie e butta tutto dentro il sacco della spazzatura, che poi lei lascia fuori dal cassonetto, che nel loro Paese gli pare una cosa normale, che loro di solito se la mettono sotto al tappeto. Onestamente, questa traccia è a trabocchetto?

Anche perché poi, ora io non ho studiato diritto, ma ragionando in termini generali, secondo me non è che l’agente Gigio Topo, anche se è della polizia ambientale, può leggersi la posta delle persone. Cioè, mettiamo il caso che io ho buttato una lettera che mi ha spedito la mia amante, che vuole tornare con me. A questo punto, arriva Gigio Topo, che rovista che rovista, si legge la mia posta. Cioè, se io l’ho buttata, non significa che l’ho abbandonata e che se la può leggere chiunque, altrimenti la caricavo su facebook. Anzi, l’ho buttata proprio perché venga data al macero, così non se la può leggere nessuno. E, infatti, non è che se io porto una macchina a farla rottamare, il carrozziere si ci può fare un giro ad Acitrezza con sua mamma, tanto io la volevo rottamare e a lui che ci interessa.

Quindi secondo me, Gigio Topo non si può leggere la mia posta, neanche se l’ho messa io dentro la  spazzatura e poi ho buttato il sacco fuori dal cassonetto, perché la corrispondenza è e rimane segreta anche dentro un sacco della spazzatura.

E poi, tecnicamente, che significa che il sacchetto era fuori dal cassonetto? E se non sono fossi stato io a lasciarlo correre dal finestrino della mia macchina in corsa e, giusto per fare un esempio, è stato il netturbino che gli è cascato dal camion la sera prima? Oppure, ora che ci penso, l’amico mio Faralla, che ieri sera ero a cena a casa sua, mi sono svuotato le tasche e questo ha l’abitudine di buttare la spazzatura a mare. E io che ci colpo, che mi state notificando una multa a me?

In conclusione, questa cosa di Gigio Topo non si può fare, quindi questa multa è meglio che non la fate secondo me, che se la legge un avvocato si mette a ridere fino a che ci fanno male i cianchi, che poi capace che venite condannati anche alle spese.

Che poi, non ci posso credere che vi siete messi veramente a rovistare nei sacchi della munnizza.

Articolo tratto dal blog di Mattia Serpotta

[Foto di DVDSETCOLLECTIONS]

 


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