Come un anno fa, anche stavolta il bilancio consuntivo di Palazzo degli elefanti arriva al senato cittadino nell'ultimo momento utile prima che il rischio che non possano essere pagati gli stipendi diventi concreto. A ricordare la spada di Damocle è l'assessore al Bilancio Salvatore Andò, mentre in aula c'è aria di dissenso
Rendiconto 2016, stasera al voto d’urgenza in Consiglio Parere favorevole dei revisori, ma criticità simili al 2015
Il parere è di nuovo favorevole. E di nuovo, come l’anno scorso, legato all’invito di fare attenzione. Il collegio dei revisori dei conti del Comune di Catania si è espresso sul rendiconto 2016 che stasera dovrebbe passare dal voto in Consiglio comunale. Una seduta convocata d’urgenza «ai fini dell’ottenimento dei fondi ministeriali, prospettando che il loro mancato trasferimento entro il corrente mese impedirebbe il pagamento degli stipendi del mese di luglio, nonché l’erogazione dei servizi del mese di agosto». Una spada di Damocle ricordata dall’assessore al Bilancio Salvatore Andò, che somiglia a quella che pendeva sul senato cittadino un anno fa, quando ad assistere alla seduta erano presenti i dipendenti comunali, accompagnati dai rappresentanti sindacali. Una pressione che i consiglieri non avevano mancato di fare notare, pur votando – quella stessa notte – il documento. A un anno di distanza si replica. E, ancora una volta, il tempo per studiare il bilancio consuntivo non c’è stato.
Non sono solo queste, però, le similitudini con l’anno passato. E sono gli stessi revisori dei conti del Comune a farlo notare, in una relazione di 46 pagine in cui – in più di una circostanza – l’uso del grassetto sottolinea le mancanze dell’amministrazione comunale. La prima nota dolente riguarda gli incarichi ai consulenti esterni: mancherebbero l’elenco semestrale delle persone a cui sono stati affidati gli incarichi, il limite di spesa e perfino la pubblicazione dei curricula e dei compensi «relativi al rapporto di consulenza o collaborazione». Di più: non ci sarebbe «un analitico rapporto informativo sugli incarichi affidati nel corso del 2016, con relativo inoltro entro il 31 gennaio 2017 ai Nuclei di valutazione o ai servizi di controllo interno».
Sugli adempimenti fiscali (pagamento dell’Iva e versamenti all’erario) i revisori danno un colpo al cerchio e uno alla botte. Pur registrando «timidi miglioramenti» nell’attività dell’amministrazione, ritengono «necessaria una costante attività di formazione in capo al gruppo di lavoro». Per ottenere risultati migliori di quelli attuali. Ma dopo la timida carota, arriva il momento del bastone: in primo luogo, il Comune «non ha rispettato i tempi di pagamento» previsti per le imprese che avanzano crediti da Palazzo degli elefanti. E poi, soprattutto, sulle partecipate: «La relazione sulla gestione – scrivono i revisori – non illustra gli esiti della verifica dei crediti e debiti reciproci tra ente locale e società controllate». Un riferimento è certamente la lunga disputa con la Sidra, che da anni sostiene di aspettare diversi milioni di euro dal Comune di Catania. Proprio su questo punto, nella relazione c’è qualcosa in più di un esplicito riferimento al 2015: i revisori copincollano la parte della relazione dell’anno scorso, sottolineando come nulla sia ancora stato fatto.
Nota dolente è l’imposta di soggiorno. Vale a dire il contributo che ciascun turista versa nelle casse della struttura ricettiva in cui è ospitato, e che la struttura deve poi a sua volta versare nelle casse del Comune. A fronte di accertamenti per quasi 790mila euro, il municipio dichiara di averne riscossi – nel 2016 – solo seicento euro in meno. Cosa che nei contabili desta qualche perplessità. Tanto da richiedere «per iscritto, entro il 30 settembre 2017, una relazione sulle misure adottate per controllo, accertamento e riscossione». Nelle ultime pagine, infine, si parla delle anticipazioni di tesoreria. Soldi che l’amministrazione chiede in prestito per fare fronte alle sue spese. In media, nel 2016, ne sono state chieste per 144 milioni di euro, che hanno maturato interessi per quasi cinque milioni e mezzo di euro. «L’organo di revisione ribadisce – si legge nella relazione – che il ricorso alle anticipazioni di tesoreria non deve costituire uno strumento volto ad assicurare in modo costante e continuo un finanziamento per l’ente».