Regione al collasso: il Governo chieda a Roma l’applicazione degli articoli 36,37 e 38 dello Statuto

PER EVITARE IL DEFAULT DELLA SICILIA NON VEDIAMO ALTRA STRADA

Riassumiamo.

Ci sono quasi mille e 800 lavoratori del progetto Spartacus che, da otto giorni, aspettano il rinnovo del contratto dall’Amministrazione regionale. Il contratto dovrebbe essere firmato dal Ciapi di Priolo, braccio operativo della Regione. Ma il contratto non arriva.

Ci sono gli enti formativi che aspettano i soldi della Regione. Se la Regione non paga, gli enti non possono pagare i lavoratori e non possono procedere con nuove assunzioni. Ma La Regione non paga.

Ci sono circa 24 mila precari degli enti locali ai quali, con una legge regionale – la Finanziaria 2014 – è stato assicurato il rinnovo dei contratti per quest’anno. Ma i Comuni non siglano questi contratti. Motivo: non hanno i soldi. La Regione, che avrebbe dovuto erogare questi soldi – come previsto dalla Finanziaria regionale di quest’anno – non l’ha ancora fatto.

Ci sono i Comuni che aspettano i trasferimenti dalla Regione. In pratica, attendono che la Regione paghi. Ci sono gli arretrati del 2013. E i fondi di quest’anno. Ma la Regione non paga.

Ci sono circa 30 mila soggetti, che a vario titolo vivono con i soldi della Regione, che aspettano da gennaio di essere retribuiti. Visto che Governo e Ars hanno sbagliato nel fare la legge Finanziaria, aspettano la legge di variazioni di Bilancio. Aspettano da quattro mesi. Maggio sarà il quinto mese.

 

Ci sono interi settori dell’Amministrazione regionale senza soldi. Si pagano gli stipendi ai dipendenti, ma queste branche dell’Amministrazione funzionano solo in parte, perché mancano i soldi per espletare i servizi.

Ci sono – così è stato detto in Commissione Bilancio e Finanze – aziende sanitarie nazionali e regionali che aspettano di essere pagate. Per pagare queste aziende, la Regione ha contratto un mutuo ‘ascaro’ da quasi un miliardo di euro.

Una parte di questo mutuo servirà per pagare queste aziende sanitarie, una seconda parte per pagare i Comuni, una terza parte servirà alla Regione per fare ‘cassa’.

Il dato certo è che, ormai, per pagare i debiti che accumula, la Regione si deve ulteriormente indebitare. Può sembrare una follia, ma è così. 

Pensando che la gente sia stupida, gli attuali governanti si nascondono dietro formule astruse: “allentamenti” o “restringimenti” del Patto di stabilità, “competenza”, “cassa” e via continuando.

La realtà è che, quest’anno il Governo nazionale ha scippato alla Regione siciliana un miliardo e 50 milioni di euro per il Fiscal Compact. Cosa, questa, che ha fatto saltare i conti.

A questo si aggiunge l’ultima trovata del nostro Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che ha deciso di aumentare lo stipendio di 80 euro al mese ai titolari di redditi inferiori a mille e 500 euro al mese.

Peccato che, in Sicilia, il ‘regalo’ di Renzi non lo pagherà il Governo Renzi: lo pagheranno i siciliani. Lo ‘scherzetto’ costerà 180 milioni di euro, che debbono essere tolti dalle tasche di alcuni siciliani per erogarli ad altri siciliani. Questa sceneggiata provocherà, inoltre, una riduzione del gettito Irpef. Una ‘buttanata’ totale.

Su questo punto, il nuovo assessore all’Economia, Maurizio Agnello, che non è uno sprovveduto in materia di Bilancio, avrebbe dovuto essere chiaro. Invece si è messo a fare ‘filosofia’ su accantonamenti di qua e ‘cassa’ e ‘competenza’ di là. Facendo credere chissà che. Omettendo di dire la verità: e cioè che oltre ad essersi preso un miliardo e 50 milioni dai conti della Regione, il Governo Renzi ha ulteriormente penalizzato la Sicilia con questa storia degli 80 euro al mese (che poi saranno 60).

L’assessore Agnello aveva cominciato bene, inaugurando un clima di collaborazione con gli uffici dell’Assemblea regionale siciliana. Segnando una differenza importante dal suo predecessore, Bianchi, che aveva sempre snobbato i rapporti con l’Ars.

Non vorremmo, però, che a furia di proteggere un Governo nazionale che continua a penalizzare la Sicilia, l’assessore Agnello prenda la ‘via dell’aceto’. Gli consigliamo di dire sempre la verità. E di denunciare le responsabilità – pesantissime – del Governo nazionale nei confronti della Regione siciliana.

Detto questo, siamo di fronte a un Governo regionale che non paga. E una Regione che non paga, come giustamente sostiene da qualche mese a questa parte il presidente dell’ANCI Sicilia, il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, è una Regione che non c’è.

Nel caso della formazione professionale i soldi ci sono. Sono i fondi del ‘Piano giovani’. Ma il Governo regionale non paga lo stesso. Questo succede anche perché i lavoratori e i sindacati (ammesso che in questo settore i lavoratori vadano ancora dietro ai sindacati), invece di piantare uno sciopero fermo, con occupazione permanente degli uffici dell’assessorato, continuano a dare credito al presidente Rosario Crocetta, all’assessore Nelli Scilabra e alla dirigente generale ‘tuttofare’ di questi dipartimento, dottoressa Anna Rosa Corsello.

Se non ricordiamo male, sindacati e lavoratori di questo settore hanno iniziato a firmare accordi con il Governo Crocetta e con l’Amministrazione nel maggio dello scorso anno. Siamo nel maggio 2014. E il ‘babbio’ va ancora avanti. I sindacati e i sindacalisti sono sempre gli stessi. I lavoratori gabbati pure.

Dopo una presa per i fondelli che dura da un anno è più stupido Carnevale o chi gli va dietro?

 

Una parte degli altri soggetti che attendono i soldi dalla Regione verranno pagati con il mutuo. Ma il mutuo da quasi un miliardo, da solo, non basterà.

Ci vorrà la manovra di variazioni di Bilancio. Quella che dovrebbe andare in discussione a Sala d’Ercole la prossima settimana. Mutuo a parte, da dove Governo e Ars proveranno a prendere i soldi?

La risposta è semplice: tenteranno di intaccare il fondo rischi, i fondi di riserva e le regolazioni contabili. In pratica, Governo e Ars proveranno a depauperare ulteriormente del finanze regionali. Se la manovra dovesse passare, si creerebbero i presupposti per il dissesto finanziario del prossimo anno.

La cosa da fare sarebbe recarsi a Roma non con il cappello in mano, ma scatenando un ‘bordello’. Chiedendo, tanto per cominciare, l’applicazione degli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto. Per farlo ci vorrebbe un Governo regionale con le ‘palle’.

Ma abbiamo la sensazione che l’attuale Governo regionale sia di tutt’altra pasta.

 

 


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