Pesca in Sicilia, Regione assente

da Giuseppe Messina
segretario regionale dell’Ugl Agroalimentare
riceviamo e volentieri pubblichiamo

Un esodo silenzioso ed inarrestabile, quello dei pescatori siciliani, che da qualche anno, in maniera massiccia, abbandonano senza alcuna speranza il settore mentre l’assessorato regionale alle Risorse agricole e forestali – che si occupa anche di pesca – pare che negli ultimi anni abbia speso le poche risorse in attività che esulano da una politica diretta a rilanciare le Marinerie siciliane e salvaguardare i posti di lavoro.

Oltre 5 mila pescatori che operano nel comparto della pesca marittima siciliana nell’ultimo biennio si sono ritrovati senza lavoro. Un collasso senza precedenti nell’omertà della politica siciliana nazionale ed europea e nell’indifferenza di molte componenti della cosiddetta “società di mezzo”.

Come è possibile spendere, nell’ultimo triennio, qualcosa come circa 1 milione di euro (tale appare la cifra da indiscrezioni attinte) – a vario titolo e non solo dal bilancio regionale colabrodo – per missioni in Italia e all’estero, incontri e accordi bilaterali, tavole rotonde, pubblicazioni, fiere, rassegne gastronomiche, mentre l’occupazione diretta nel settore cola a picco e le imprese di pesca sono sull’orlo del precipizio? Ci rendiamo conto che qualcosa non va?

Ad Ugl Agroalimentare non cala giù la strategia posta in essere dall’assessorato regionale alle Risorse agricole e forestali che ha puntato tutto sullo strumento dei Distretti e sulla programmazione di settore tutta sbordata verso l’internazionalizzazione. Gli sforzi profusi per introdurre lo strumento del Gruppo di Azione Costiera ( GAC ) attraverso i circa 12 milioni di euro attinti dal Fep (Fondo europeo per la pesca) sono messi a repentaglio dalla lentezza della politica che non ha ancora nominato i componenti del Nucleo di valutazione.

Il GAC è vera partecipazione nel territorio e condivisione tra amministratori locali, scienza, imprese, pescatori e tessuto produttivo. Questa è vera rappresentatività all’interno del principio di sostenibilità ambientale. Negli uffici dell’assessorato alle Risorse agricole e forestali pare che la mano destra non vuole sapere cosa fa la sinistra! E poi, i Distretti sono realmente rappresentativi? Raccolgono veramente le istanze dal basso per tradurle in strumenti operativi da sottoporre alle istituzioni per la sintesi politica che rilanci a tutto tondo il territorio marinaro?

Se è così, cosa ci stanno a fare le Associazioni datoriali e sindacali che, nel rispetto dei regolamenti comunitari, si sono adoperate per supportare l’azione degli uffici del dipartimento regionale della Pesca? E se è il Distretto l’unico motore, perché non arrestare il flusso dei contributi e delle spese inutili e affidare al Distretto il servizio di Sportello informativo in favore delle Marinerie siciliane, assegnando anche la gestione del marketing territoriale?

Nulla di tutto ciò probabilmente, forse la verità va ricercata altrove dove sembra invece che regni sovrana la confusione e l’improvvisazione! Ma se negli ultimi anni si sono ridotte le catture di prodotto ittico, per tutta una serie di ragioni (maggiori divieti, arresti temporanei, divieti di uso attrezzi, ripopolamento, etc) ed i pescatori attivi si sono ridotti da circa 20.000 a meno di 8.000, con un tracollo vertiginoso, che cosa si deve promuovere? Forse il prodotto d’importazione? Che sia questa la chiave di lettura? Che la lobby delle società d’importazione sia approdata anche in Sicilia con energie isolane?

Il governo regionale appare sordo ed insensibile visto che non si preoccupa minimamente di rendere noti i dati statistici sull’andamento del settore della pesca, che non pubblica i numeri sul dimensionamento della filiera ittica, che non mette a disposizione dell’opinione pubblica, per esempio, le informazioni sul naviglio e sui pescatori attivi, le notizie sullo stato dei porti pescherecci e degli approdi siciliani. Eppure foraggia con centinaia di migliaia di euro all’anno (150 mila euro annue) strutture di supporto come l’Osservatorio Mediterraneo della Pesca dal quale non è dato sapere quanto è costato il tour di missioni e viaggi all’estero, quanto abbiano inciso gli accordi bilaterali sottoscritti e quali risvolti diretti hanno avuto tali iniziative per il comparto della pesca siciliano in termini di maggiore profitto e nuova occupazione.

Attendiamo con speranza e fiduciosi una possibile risposta.


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