Virus, coronavirus, pandemia. Sono diventate le ultime parole che sentiamo la sera prima di addormentarci e le prime della mattina quando ci svegliamo. Nonostante tutto dobbiamo essere affamati d'amore, ubriachi di vita e portatori sani di sorrisi
«Per non dare confidenza al Covid, chiamiamolo “il coso”»
Per chi non lo sapesse, a casa mia modestamente, sono l’ultimo a coricarsi ma il primo ad alzarsi. Voi carissimi littleduck (papareddi, insomma) direte: “Ma a noi che ce ne viene?”. Semplice, era per informarvi che ogni notte, prima di affidarmi a Morfeo, l’ultima parola che sento è virus, coronavirus, Covid-19. Invece la mattina, bardato nel mio pigiamone a quadri comprato con i saldi, già alle 6 comincio a sentire, Covid-19, coronavirus e – tenetevi forte – pandemia. Tutti ormai a riempirsi la bocca con questa parola che nessuno prima conosceva, come “resilienza” per metterne giù un’altra. Pan-de-mia… sembra dialetto veneto!
Basta, non se ne può più! Pensate che prima questa accezione non la conosceva nessuno, neanche quel fenomeno superiore che chiamano Vittorio Feltri. A proposito di Feltri – tanto per divagare un po’ – lo sapevate che è stato lui a scrivere sui lenzuoli “C’è l’ha faremo”?. Meno male che poi un meridionale – un «essere inferiore» insomma – gli ha fatto notare che si scrive “Ce la faremo” e così, poverino, è potuto ritornare in televisione, sottotitolato dai professori del Sud che, per sua fortuna, lo correggono in real-time.
Ma ritorniamo al virus. Basta! Gli stiamo dando troppa confidenza. Per carità, è e resta una cosa seria ma da questo momento in poi io lo voglio chiamare “il coso”! Questo coso che ha distrutto e fermato ogni cosa, questo coso…oso chiamarlo il coso! Questo coso che prestissimo sarà…un coso chiuso! Ma secondo voi littleduck, sono stati i cinesi a contagiarci perché li prendiamo in giro col fatto che non sanno dire la R di virus e dicono «vilus» o meglio «colonavilus», oppure è stato Trump che pretendeva che ci pettinassimo tutti come lui, con la sua tenda da sole davanti alla fronte? Mah…non lo sapremo mai, misteri del mondo.
Intanto i negazionisti affermano, insistono, anzi insistiscono (è un neologismo ma non perdete tempo a spiegarlo a Feltri, non capisce i lemmi normali figuriamoci i vocaboli nuovi) che questa pandemia non esiste ed è una bufalona inventata da Angela Merkel. Tutto questo negare, ahimè, però, mi riporta alla mente un episodio di tantissimi anni fa, quando un giornalista televisivo chiese a Rosario Mancino, luogotenente di Luciano Liggio: «Cos’è la mafia?». Col suo accento fortemente siculo, il truce figuro rispose candidamente: «La mafia non esiste, è un’invenzione dei giornalisti!».
Tra l’altro, ho da poco appreso – non si finisce mai d’imparare (mio nonno lo diceva sempre) – che la Terra è piatta, lo hanno detto i terrapiattisti. Che delusione, che tristezza scoprire che Copernico, Galileo e fior di astronomi fino a Margherita Hack, ci hanno preso in giro. Se vivessero oggi minimo gli dovrebbero togliere il bonus monopattino! E ne vogliamo parlare degli astronauti che vanno nello spazio e fanno finta di contare le orbite attorno alla Terra? Che dirvi amiche ed amici, la verità è davvero una bugia mai scoperta! Mi chiedo preoccupato: chissà se il governatore della Campania Vincenzo De Luca lo sa – speriamo di no – quello si mette in diretta video e ci intasa Youtube.
Ma secondo voi Marte è cubico? Venere è cilindrico? E i cogl…i sono rimasti rotondi? Intanto, i teatri e i cinema sono chiusi, le attività lavorative pure, le bocche degli attori e dei cantanti sono tristemente chiuse, possiamo negare tutto questo? Parafrasando la famosa poesia del Fusinato, però, dobbiamo osare dire: «Il coso infuria, il palco manca, ma non sventoleremo bandiera bianca!». Prima di lasciarvi 26 lettori miei (almeno uno in più del Manzoni) voglio ricordarvi che dobbiamo credere fortemente nel futuro, figli di un nuovo e positivo illuminismo (ho detto positivo…vuoi vedere che se lo sa Pippuzzo Conte, mi manda l’Asp e mi fanno il tampone?). Dicevo, dobbiamo essere affamati d’amore, ubriachi di vita, portatori sani di sorrisi.
Per chiudere, voglio regalarvi un pensiero del mio libro Fioriranno i mandorli sulla Luna, che è un piccolo sillabario di sincero e poetico ottimismo. «Con la coda i gatti macchiano la luna, tra la vita americana e la via del latte di riso. Fa paura indossare la notte dopo l’ennesima sconfitta, ma dobbiamo provare a svegliarci, nei soliti jeans, da vincitori. Non si cade mai, si prova mille volte a volare. Gradini e trappole, pensieri di rosantico, vernice fresca, asfalto di maggio. Sputi e miracoli, sorrisi e artigli, fragole ed emoticon. Ho sempre amato i baci pensati, piuttosto che quelli scritti».
Visti i tempi, vi tocco con salute, alla prossima littleduck!
P.s: A Natale non regalatemi le scarpe della Lidl, meglio il carbone!