I lavoratori del centro ricerca sono rimasti senza ammortizzatori sociali. Dopo varie manifestazioni di protesta, incontri a Palazzo d'Orleans e anche al ministero dello Sviluppo economico «non sembra esserci la volontà di risolvere la vicenda», denunciano
Myrmex, ex ricercatori presentano esposto alla procura «Perché la Regione ha tenuto le delibere nel cassetto?»
Gli ex lavoratori della Myrmex hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica. Denunciano la Regione per inadempienza verso le due delibere che avrebbero permesso il rilancio dell’ex laboratorio. Sette pagine in cui vengono ricostruiti tutti passaggi della vertenza Myrmex dall’inizio fino ad adesso che gli ex ricercatori sono rimasti senza alcun ammortizzatore sociale.
Per capire come si è arrivati a questo punto, bisogna tornare allo scorso 23 ottobre quando la Regione, durante la legislatura di Rosario Crocetta, aveva manifestato l’intenzione di riallinearsi alla delibera del 2011, che prevedeva che Palazzo d’Orleans potesse riacquisire il centro ricerca tossicologico per un euro. Cifra simbolica alla quale l’aveva già acquistata Gianluca Calvi, avvocato e amministratore unico della ditta milanese Myrmex, dopo le difficoltà dei precedenti proprietari della Pfizer. In poco tempo, Calvi aveva però reso improduttivo il centro tenendo per due anni i ricercatori senza lavoro. Durante la cessione, l’imprenditore lombardo aveva stipulato con la Regione un accordo che lo impegnava a mantenere il personale del laboratorio fino al settembre 2013 ma, appena cinque mesi dopo, i lavoratori si erano ritrovati in cassa integrazione. La questione sarebbe rimasta in sospeso dopo l’interesse all’acquisizione manifestato da parte del consiglio di amministrazione del Consiglio nazionale delle ricerche. Il Cnr, però, a metà aprile ha rinunciato ad acquisire il laboratorio della zona industriale etnea e sul tavolo la delibera di giunta è rimasta ancora non esecutiva.
Nel frattempo, non sono mancate manifestazioni di protesta dei lavoratori dopo vari incontri alla Regione e anche al Mise. «Perché – si chiedono adesso i lavoratori – la Regione Sicilia, a fronte della inadempienza dell’imprenditore, non interviene mettendo in atto la delibera del 2011 con la clausola occupazionale? Perché i governi regionali, Crocetta prima e Musumeci dopo, tengono le delibere nel cassetto, rendendosi così inadempienti come Calvi e, allo stesso tempo, favorendone l’operato?».
Con la delibera del 2011 a firma del governatore Raffaele Lombardo, a fronte della garanzia di un terzo anno di stabilità occupazionale, la Regione si impegnava all’erogazione di fondi pubblici (4,5 milioni di euro annui per tre anni). Serviva però mettere in campo un valido piano industriale «per agevolare lo sviluppo aziendale e la salvaguardia del posto di lavoro delle maestranze». In caso di inadempienza da parte dell’imprenditore, l’accordo prevedeva la cessione dell’azienda al costo di un euro alla Regione o a un soggetto da essa indicato. «I primi due anni di stabilità trascorrono nella stasi più completa – ricostruiscono i lavoratori – senza che Calvi avvii nessun progetto o attività di ricerca».
Dopo un interessamento non andato a buon fine di un imprenditore proveniente dalla Turchia, è l’ottobre del 2017 quando la giunta Crocetta, emana una delibera a conferma dell’inadempienza di Calvi e, quindi, anche della messa in atto della clausola occupazione. «Senza nulla di fatto ma con due delibere in mano – proseguono gli ex ricercatori – ci rivolgiamo al nuovo governo Musumeci». La storia si ripete con un incontro interlocutorio a Palermo, lo scorso 28 dicembre. «Passati sette mesi, ancora nulla è stato concretizzato e non sembra esserci nessuna volontà di risolvere la vicenda Myrmex».