Tra i protagonisti della giornata di lunedì a Taormina ci sono stati i ritmi brasiliani di Carlinhos Brown. Pronto a immergersi tra gli studenti, Brown ha raccontato il suo mondo, fatto di suoni e qualche volta anche di silenzi
Musica, anima, popolo: firmato Carlinhos
“Mare, amici e grande cinema: ma cosa possiamo desiderare di più?”. Così uno studente catanese, uno dei tanti coinvolti in questi giorni dal festival del cinema di Taormina, fa il bilancio di queste prime giornate prima entrare al Palazzo dei congressi. Ed è proprio al palazzo dei congressi che si sono svolti ieri gli appuntamenti più interessanti della giornata con grandi ospiti del cinema e della musica.
Apre in mattinata il master class, sezione dedicata all’incontro con l’esperienza diretta del cinema, tenuto da Ezio Greggio. Il pomeriggio è stato animato dall’irrefrenabile allegria brasiliana di Carlinhos Brown che in questi giorni ha fatto parlare tantissimo di sé. Con il suo stile balneare e la sua disponibilità verso gli studenti, con cui entra in stretto contatto rifiutandosi di sedersi nelle comode poltrone del palco e scegliendo di stare in mezzo a loro, la presenza di Brown è importante per sottolineare la decisione del festival di abbracciare la cultura brasiliana e per individuare lo stretto legame che vi è tra musica e cinema.
Carlinhos, percussionista e agitatore culturale brasiliano, è diventato famoso in tutto il mondo grazie al suo stile estremamente coinvolgente e pieno di ritmo. Noto per il suo “Carnevalao”, concerto di tre ore, tenuto per le strade di diverse città spagnole, ha collaborato anche con artisti di fama internazionale come Caetano Veloso e Lorenzo Jovanotti. “L’uomo ha bisogno di musica. Ma di una musica che abbia un contenuto. A volte, nel rapporto che sto instaurando con il cinema preferisco mille volte il silenzio a suoni che non abbiano senso: perché tutto, anche il silenzio, può essere musica”. Così Brown intende i bisogni dell’uomo nel contesto cinematografico. Carlinhos è un personaggio dalla grandissima immaginazione scenica, nata proprio dalla sua stessa vita e in particolare dalla sua infanzia. “Da bambino – racconta – vivevo nel quartiere religioso di Bahia, tra foreste e povertà. Vi erano tante religioni, tante persone poco istruite, tante streghe o guaritrici che rendevano tutto molto fiabesco. Da qui, credo, nasce la mia passione per il raccontare favole con la mia musica e con le immagini”.
Nella cultura brasiliana si respira pace, allegria e armonia, e chi l’ascolta se ne rende subito conto, tanto che la musica che ne deriva diviene profondamente umana e popolare. Una situazione che in Italia, abituati come siamo alla dimensione commerciale, è quasi difficile da capire. «La nostra musica oggi – precisa Brown – subisce ugualmente l’influenza del commercio mondiale, sopratutto del nord America e anche noi abbiamo il problema di musica che non ha nulla a che fare con il Brasile. Negli anni ci sono stati diversi movimenti come il raggae che, io credo, nasca direttamente in Scozia dato che anticamente già l’uomo danzava su questi ritmi. Per i fortissimi legami che vi sono tra brasiliano e la sua terra e i suoi fratelli la vera musica brasiliana avrà sempre in sé un’anima. Il solo incontro con un tuo amico è una festa. Ed è pura musica!”