Licenziare i forestali? Nel nisseno sarebbe un colpo mortale all’economia

Con Monti e la Fornero, il licenziamento è ormai la chiave di ogni cosa: l’unica ricetta vincente per  tirare fuori l’Italia dalle sabbie mobili della crisi è potere mandare liberamente tutti a casa: dipendenti pubblici e privati. Mentre i privilegi e le spese della casta politica rimangono intatti. Un vento che sta investendo in pieno anche la Sicilia, che come sempre, invece di eliminare i veri sprechi, rischia di fare pagare tutto ai lavoratori.
Nella costante ricerca della formula di libertà di licenziamento p
er tutto e per tutti, senza se e senza ma,  c’è una categoria che è sempre sul filo:  i ‘famigerati’ lavoratori forestali. Loro sono i “fortunati”, i beneficiari dell’assistenzialismo più estremo, la zavorra dello sviluppo economico dell’isola, del Mezzogiorno e quindi di conseguenza dell’intero sistema Italia. Almeno così  vogliono farci credere.  Ora la Regione siciliana, con il blocco del mutuo che serviva a pagare anche i loro stipendi, da parte del Commissario dello Stato (la legge dice che si possono contrarre mutui per investimenti, non per la spesa corrente), non sa che pesci prendere. E a meno che non si trovi una soluzione, il licenziamento non è da escludere.

La soluzione però non sembra delle migliori. Non solo per loro: tagliare il ramo dei lavoratori forestali significa, infatti, dare una botta  a tutta l’economia siciliana, soprattutto in quelle aree dove il loro reddito è il motore dei consumi. Come in provincia di Caltanissetta.  Lo ha detto chiaramente, ad esempio, Vincenzo Alessi , vicepresidente della Confcommercio nissena: “Senza i lavoratori forestali si può chiudere baracca in buona parte del territorio nisseno” e numeri alla mano i conti non mentono.

I lavoratori forestali in Sicilia sono circa 26 mila e hanno un’età media che supera i 40 anni. Il solo Distretto 2 in provincia di Caltanissetta, che comprende un bacino di poco più di 20 mila abitanti tra Mazzarino e Riesi, ne conta quasi 650 (fonte UILA Mazzarino)  e se la Regione non potesse più pagare, l’effetto a catena costringerebbe migliaia di famiglie della zona a cercare fortuna altrove,  con un intero territorio siciliano praticamente morto. Non siamo per l’assistenzialismo, ma i fatti dicono che la figura del lavoratore forestale, oltre a svolgere un ruolo di salvaguardia, mantenimento e tutela del territorio, è un pilastro portante delle già poco floride economie locali. Quindi perché non eliminare i veri sprechi che si annidano alla Regione, invece di buttare sulla strada migliaia di famiglie? Se poi bisogna organizzare e razionalizzare al meglio il lavoro dei forestali, lo si faccia. Di certo non mancano le cose da fare.

 

 



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