Italia, i paradossi della sanzione «Lo spinello più grave di uno stupro»

Il neo-ministro della Giustizia annuncia un inasprimento delle pene sui reati di corruzione e abuso in atti di ufficio. Cosa che probabilmente può avere un senso, anche se…

In Italia il processo penale ovvero quella “cosa” che inizia con un fatto-reato, che passa da una denunzia, indagini della polizia giudiziaria, tre gradi di giudizio e si conclude con l’esecuzione della pena irrogata in caso di condanna è un sistema molto articolato e complesso.

E’ una sorta di habitat naturale ove ogni singolo aspetto, ogni singolo passo, anche quelli apparente più leggeri e opportuni, può produrre effetti negativi nel lungo termine.

E’ forse un’utopia – ma le utopie, oltre ad essere piacevoli, a volte magari si realizzano – ma un bel giorno mi piacerebbe che qualcuno cominciasse a parlare della Giustizia penale partendo dall’inizio del problema che poi è la fine: ovvero la pena. La sanzione. Le carceri.

Ed invece sistematicamente si pensa di risolvere i problemi intervenendo a macchia di leopardo, senza una visione unitaria e soprattutto articolando normative sempre più complesse e di impossibile applicazione pratica che producono gli effetti contrari a quelli che si intendevano perseguire.

Corruptissima res publica plurimae leges scriveva uno tanti e tanti anni fa.

Parliamo di numeri, parliamo di sanzioni detentive.

I numeri posso essere aridi ma spesso danno il senso, come in questo caso, dei paradossi sanzionatori italici.

In Italia la pena minima per chi passa uno spinello ad un amico è di sei anni, se si stupra una persona si rischia di meno perché la pena minima è di cinque anni.

Molto ma molto meno grave il fatto che un funzionario pubblico abusi del proprio ufficio: in questo caso la pena minima è di sei mesi (mesi). Se lo stesso funzionario accetta una mazzetta per compiere un fatto contrario ai doveri di ufficio (ad esempio rilasciare una concessione edilizia che non poteva essere rilasciata), la pena minima è due anni.

Esiste poi, grazie la cielo, la “dosimetria sanzionatoria” ovvero il Giudice può, ove ne ravveda le condizioni, diminuire o anche aggravare le pene. Ma questo appartiene al Processo. Ciò che rileva è che i minimi sanzionatori (edittali) sono sintomatici del disvalore che lo Stato dà a determinati comportamenti. Una sorta di giudizio politico.

In breve in Italia è più grave passare uno spinello che stuprare un persona.

Effettivamente quindi un inasprimento delle pene per alcuni reati forse è necessario.

Anche se forse è molto più necessario una attenuazione di pene, se non addirittura una abrogazione, per tanti reati.

Non è detto, però, che gravità della pena, nel senso degli anni di reclusione, sia prodromico all’efficacia della sanzione.

Spesso si dice che in galera non ci finisce più nessuno. E’ ovvio che cosi non è: le carceri stanno esplodendo, quindi qualcuno ci finisce. Bisogna capire chi e per quali reati. E’ esperienza comune che l’evasore fiscale, il pubblico funzionario corrotto, men che mai un inquinatore in galera non ci finiscono. Tra pena sospesa e affidamento ai servizi sociali (per non parlare della prescrizione) oltre che un certo atteggiamento “comprensivo” della giustizia, certi soggetti e per certe tipologie di reato, anche inasprendo le pene, in carcere non ci finiscono e, se ci finiranno, ci staranno pochi mesi. Quindi poco importa che io ho preso tre anni: carcere non ne farò.

E allora ecco che si dovrebbe discutere di efficacia della pena. Efficacia ai fini retributivi (punitivi) e rieducativi. In Italia è questa la doppia funzione della pena.

Andando un po’ ad un sano qualunquismo chiedo a chi ha avuto la pazienza di leggermi sin qui che pena è efficace (evitando medioevalismi) per il signor Piscicelli.

Che per chi non lo ricorda è quello che, quando a L’Aquila morivano centinaia di persone e una splendida città veniva distrutta, si ammazzava dalle risate pensando a quanti soldi si sarebbe fatto. Questo signore è tornato agli onori della cronaca qualche giorno fa, beccato in divieto di sosta con l’elicottero.

Ecco, una bella sanzione per questa persona forse sarebbe stata quella di sequestragli, in attesa del processo che lo vede indagato, qualche bene (elicotteri, case) che si era procurato con le sue risate. Peccato che nessun magistrato ci abbia pensato prima. Forse senza il suo giocattolino il signor Piscitelli capirebbe un po’ di cose.

G.D’A. – Osservatorio dei Diritti Catania

[Foto di Clarita82]


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Dal ministero della Giustizia arriva la proposta di pene più severe per alcuni reati. Ma il problema è più complesso, secondo il neonato Osservatorio dei diritti catanese. Che chiede: «Perché evasori fiscali o inquinatori in galera non ci vanno proprio?». Un paradosso, come quello di Piscicelli: nessuna sanzione per le sue risate mentre L'Aquila tremava, beccato invece in divieto di sosta con il suo elicottero

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