«Io, gay, discriminato dallo Stato»

Una battuta che non ti aspetti, una battuta decisamente di troppo: «Meglio essere appassionati di belle ragazze che gay». E quegli applausi, che non ti aspetti, conditi da qualche risatina. A dirla è il Presidente del Consiglio Berlusconi, in vena di scherzi durante l’inaugurazione di un salone motoristico in cui (anche questa, burla o velata strategia?) vorrebbe inserire l’ultima delle protagoniste dell’ennesimo sexygate che coinvolge il Premier. Lo sdegno da parte del mondo politico ed istituzionale per una battuta del genere era inevitabile, uno sdegno però che può sempre passare per la solita critica di quella frangia politica che mal sopporta le gesta del Cavaliere ed il suo controverso senso dell’umorismo, a cominciare da quel “coglione” detto con molta nonchalance anni fa a chi non lo avrebbe votato. Ma qui si tratta di etica, morale, sensibilità verso una categoria umana lontana dalle diatribe politiche.

Bisognerebbe quindi analizzare l’effetto che parole del genere provocano nei diretti interessati, gli omosessuali chiamati in causa, che ogni giorno devono fare i conti con la cultura omofoba, ma di certo mai se l’aspetterebbero espressa in maniera così sfacciata da un esponente istituzionale quale Berlusconi. Ne abbiamo parlato con un giovane omosessuale catanese, non appartenente a nessun gruppo politico ma semplice studente che si affaccia per la prima volta al mondo universitario. Ed ovviamente non ha preso alla leggera la battuta del Presidente: «Ogni gay in questo paese è abituato a sentire certe affermazioni su basi omofobe, ma penso che vista la carica che ricopre, le parole di Berlusconi abbiano un peso davvero spaventoso: molti le prenderanno come esempio, molti troveranno conferme alle basi omofobe. Le sue affermazioni non possono che trovare consensi là dove l’omofobia sia ben radicata e, quindi, non possono che avere opposte reazioni a quella che invece dovrebbe essere una cultura della diversità. Non escludo che abbia delle mire strategiche».
 
E qui entra in gioco il tema “Nichi Vendola”. Con l’eventuale discesa in politica di un candidato gay, questi attacchi si inaspriranno? O è solo un caso isolato? Insomma, credi che la tematica gay verrà utilizzata come arma politica?
«Credo che per intralciare Vendola scenderanno in campo molte delle affermazioni bizzarre e contraddittorie messe in atto quando si parla di omosessualità: arriveranno le basi teologiche, che dimenticano che l’amore non è solo sesso; arriveranno i politici che metteranno in guardia le famiglie contro l’omosessualità che secondo loro mira a distruggere la famiglia eterosessuale; arriverà l’ignoranza insomma: non si è mai sentito parlare del confronto con gli altri paesi e del perché alcuni di loro prevedano uguaglianza di diritti civili per omo ed eterosessuali. La tematica omosessuale, sì, viene usata come scudo ogni qual volta sia suscitato uno scandalo: Berlusconi questa volta sta sviando il problema della sua condotta alquanto scorretta acquistando consensi, dall’altra parte, da chi come lui sostiene che “guardare le belle ragazze è meglio che essere gay”».
 
Pensi dunque che ci sia ancora una forte discriminazione contro i gay in Italia, alla luce di un episodio del genere?
«La discriminazione più grande che oggi possa subire un gay è proprio quella che deriva dallo Stato: come persone, come cittadini e come contribuenti ai gay spettano gli stessi diritti civili che spettano agli eterosessuali. Le discriminazioni giornaliere per mano di altri cittadini trovano d’altro canto conferme in episodi omofobi o poco rispettosi da parte delle istituzioni che, come tali, dovrebbero dare maggior peso alle proprie parole per le conseguenze che potrebbero avere e che in effetti hanno».
 
Infine, pensi di voler ancora vivere in Italia?
«No. Sto puntando tutto il mio avvenire sulla possibilità di poter andare a vivere dove io possa avere gli stessi diritti di OGNI altra persona. Spero sinceramente che le cose cambino in Italia perché non sono disposto a vivere la mia vita a metà per colpa di ideologie omofobe… altrimenti sarò costretto ad andar via dal mio paese per dei diritti a me negati su basi sessuali».
 
Insomma, Berlusconi potrebbe aver attaccato un elettorato che forse non ha mai avuto, ma di certo ha offeso una parte della popolazione che soffre e lotta per i propri diritti e la dignità di vivere secondo il proprio orientamento sessuale. E non solo loro, vista l’indignazione anche da parte degli eterosessuali, o almeno una gran parte di loro. Forse quella “comunista”, forse quella che, semplicemente, non possiede il senso dell’umorismo…


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