Inchiesta vecchia Amt, archiviati Bianco e Girlando Trasferimenti milionari e «pagamenti sproporzionati»

Due inchieste archiviate e una terza che ha portato a un rinvio a giudizio. Procedimenti paralleli ma collegati: tutti c’entrano con la revoca dell’incarico di commissario dell’Amt in liquidazione al geometra Giuseppe Idonea. Ex braccio destro del sindaco Enzo Bianco, poi all’improvviso rimosso dalla sua poltrona per presunte irregolarità nell’assegnazione degli incarichi di consulenza legale per la bad company del trasporto pubblico catanese. Dopo la sua cacciata e il conseguente j’accuse lanciato da Idonea, il primo cittadino e l’ex assessore al Bilancio Giuseppe Girlando erano stati iscritti nel registro degli indagati per abuso d’ufficio. Ma mercoledì, dopo la richiesta di archiviazione formulata dal magistrato Fabio Regolo e l’opposizione dei difensori dell’ex commissario liquidatore (gli avvocati Cristian Petrina e Luca Sagneri), il giudice per le indagini preliminari Giancarlo Cascino ha chiuso il fascicolo con un nulla di fatto. 

Nelle tredici pagine con le quali si dispone l’archiviazione di Bianco e Girlando, Cascino ripercorre la storia di una vicenda intricata. In cui s’intrecciano trasferimenti multi-milionari, incarichi fiduciari ed esposti alla Corte dei conti. Comincia tutto oltre un anno fa, quando l’amministrazione comunale mette nero su bianco la rimozione dal suo incarico di Giuseppe Idonea, fedelissimo di Bianco, per «l’accertamento di gravi irregolarità», come sostenuto in una nota diffusa ai giornali da Palazzo degli elefanti. Le motivazioni sarebbero «le procedure adottate per la nomina e la definizione dei corrispettivi professionali concessi a due avvocati e a due commercialisti per il loro incarico». Compensi che ammontano a un totale complessivo che supera il milione e mezzo di euro.

La risposta di Idonea non si fa attendere: nel corso di una concitata conferenza stampa arriva l’annuncio di una denuncia nei confronti del sindaco, dell’assessore e della segretaria generale Antonella Liotta. Secondo il geometra, alla base della revoca non ci sarebbero le consulenze – che Idonea sostiene fossero state preventivamente concordate – bensì tre richieste da lui ritenute illegittime e, dunque, inaccettabili. Rifiuti che gli sarebbero costati il definitivo incrinarsi dei rapporti con i vertici dell’amministrazione. Il primo riguarda la richiesta del Comune all’Amt in liquidazione di pagare alcuni autobus modello Irisbus: circa 307mila euro di acquisti effettuati dall’amministrazione e che, secondo il municipio, avrebbero dovuto essere pagati dall’Azienda municipale trasporti. La seconda questione sarebbe da ricondurre al trasferimento di fondi dal bilancio dell’Amt in liquidazione ai conti di Palazzo degli elefanti per pagare un’imposta regionale. La terza faccenda, più spinosa, sarebbe invece la scelta di fare realizzare una perizia su alcuni terreni Amt – per un totale di sette ettari ricadenti nell’area del Pua – che avrebbero dovuto essere venduti a un prezzo notevolmente inferiore rispetto al valore di mercato. Tutti fatti messi in fila da Giuseppe Idonea e, precisa il gip, mai negati dalle testimonianze raccolte nello svolgimento dell’inchiesta. 

Quello che non sarebbe emerso, però, è che le tensioni tra Bianco e Girlando da una parte e Idonea dall’altra avrebbero causato la rimozione di quest’ultimo dal suo ruolo. Un incarico che, aggiunge il giudice Cascino, era di natura fiduciaria: venuta meno la fiducia, anche la scelta di spostare Idonea sarebbe stata quindi legittima. In ogni caso, puntualizza il togato, «non risulta sufficiente che nello svolgimento delle funzioni o del servizio, i soggetti che rivestano un ruolo pubblico abbiano agito in violazione di legge o di regolamento». Perché sarebbe necessario accertare anche se «con tale condotta abbiano intenzionalmente procurato a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale». E se nelle decisioni prese risulta «prevalente» l’interesse pubblico, allora questo ingiusto vantaggio non c’è.

A incastrarsi in questa storia, di per sé già complessa, c’è il trasferimento – avvenuto alla fine di luglio 2016 – di 42 milioni di euro dal conto in banca dell’Amt in liquidazione a quello del Comune. Un fatto denunciato con forza in Consiglio comunale dall’esponente di Fratelli d’Italia Manlio Messina e che, riportato da Idonea nella sua difesa, sarebbe un’ulteriore dimostrazione del fatto che la scelta del geometra di opporsi a decisioni simili gli sia costata il posto di lavoro. Anche su questo la magistratura ha aperto un’inchiesta, archiviata anche quella poiché sarebbe stata attestata la «legittimità dell’operazione». Nel registro degli indagati erano stati iscritti ancora una volta l’ex assessore Giuseppe Girlando e Roberto Giordano, il commissario liquidatore che è arrivato dopo Giuseppe Idonea. 

Ma è proprio sull’operato di Idonea che il giudice si sofferma in più di un punto: «L’impiego di denaro pubblico in misura consistente e sproporzionata per il pagamento di compensi professionali a liberi professionisti, che venivano peraltro fatti gravare sui fondi vincolati al pagamento dei debiti», scrive Giancarlo Cascino, risulterebbe comunque il motivo prevalente per la revoca dell’incarico. Così come ufficialmente sostenuto dall’amministrazione. Ed è sull’uso di questi soldi che verte la terza inchiesta che s’incrocia con le altre. Questa, però, è finita con un rinvio a giudizio: a ottobre Idonea siederà sul banco degli imputati di fronte alla terza sezione penale del tribunale di Catania. L’accusa nei suoi confronti è di abuso d’ufficio.

Luisa Santangelo

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