Dopo il diploma alla Scuola del Fumetto nel 2011, oggi Giulia Adragna è una professionista completa del settore. E agli studenti insegna il mondo dell'autoproduzione editoriale. «Ci si può mantenere con questo lavoro, se non si accetta di svendersi. Io ho aperto uno shop online»
Giulia, la fumettista tuttofare che non lascia Palermo «Felice di lavorare qui, ma che fatica coi collegamenti»
Continua il viaggio di MeridioNews nel variegato sottobosco del fumetto palermitano. Questa volta è il turno di Giulia Adragna, palermitana classe 1986, diplomatasi presso la Scuola del Fumetto di Palermo nel 2011. A distanza di otto anni Giulia nello stesso istituto insegna Anatomia e soprattutto Autoproduzione editoriale, uno dei tanti aspetti legati al mondo del fumetto, in cui lei è esperta.
Avendo iniziato a lavorare su Sissi la giovane imperatrice già nel 2010, mentre ancora studiava, oggi Giulia Adragna è una professionista completa del settore, capace di passare dal ruolo di colorista per la casa editrice Tunuè a quello di full artist (matite, inchiostri, colori e lettering) per la Panini comics sulla rivista dedicata alla fortunata serie animata francese Miracolous Ladybug.
In passato ha lavorato con un altro palermitano, l’autore Giulio Macaione, ormai trapiantato a Bologna, con il quale nel 2018 ha pubblicato per gli Usa Alice: from dream to dream”edito dai Boom Studios. Nello stesso anno inizia a lavorare anche su Monster Allergy, colorando nel 2014 anche alcuni albi per la riedizione di Magicovento per Panini comics, mentre nel 2016 colora uno speciale di Martin Mystère per la Bonelli. Di tutti i lavori che svolge in questo settore, con Giulia preferiamo concentrarci su Miss Hall, una commedia romantica autoprodotta, ispirata ai romanzi di Jane Austen ed edita a partire dal 2014.
«Per me è stata inizialmente una seconda scelta rispetto alle case editrici, che avevano rifiutato Miss Hall o che mi avevano offerto compensi troppo bassi» spiega, mostrando un certo orgoglio nella riuscita del proprio progetto, portato avanti con perseveranza. «Poi è diventata un’interessante alternativa, oltre che una fonte di visibilità verso il pubblico e anche verso gli editor. Direi quindi che l’autoproduzione si impara sul campo, osservando sì i prodotti editi dalle case editrici, ma anche sperimentando con le tipografie locali e online e cercando di padroneggiare non solo il mestiere di sceneggiatore/disegnatore/colorista ma anche quello di grafico, letterista, editor, per quanto possibile ovviamente».
Un eclettismo, quello della fumettista palermitana, che nel suo caso vuol dire anche scommettere su se stessa. «Autoprodursi vuol dire accollarsi tutti i costi, ma anche tutti i benefici – è la sua analisi – Per me e per il mio lavoro, il primo vero banco di prova è stato Etna Comics, dove le vendite iniziali non sono andate benissimo, ma tramite campagna social sono aumentate raggiungendo e superando le 900 copie». Poco prima di entrare in classe per tenere una lezione di anatomia, Giulia ci tiene a ribadire il concetto che «l’autoproduzione è una metodologia di lavoro molto diversa, che porta avanti il rapporto diretto con il pubblico». Lo fa ripercorrendo i passi del proprio lavoro che l’ha portata ad incontrare Stefania Simonini, curatrice delle produzioni Panini ed editor di Miracolous Ladybug. Una professionista che, come molti altri editor del settore, durante le fiere visita le aree dedicate alle autoproduzione in cerca di nuovi talenti da inserire nel proprio parco autori.
«Io ho sempre voluto lavorare nell’ambito – dice Giulia – quindi non è mai stato importante dover colorare, inchiostrare, adattare il mio disegno oppure occuparmi di ettering e sceneggiatura. La scuola ci fornisce una formazione completa rendendoci professionisti autonomi capaci di auto produrci come di affrontare uno o più dei tanti aspetti di questo mestiere». A lei, come ai suoi colleghi intervistati nelle puntate precedenti, chiediamo se quello del fumettista sia un lavoro del quale è possibile vivere oggi in Italia. «Si, è possibile mantenersi facendo questo lavoro – risponde con un sorriso- se non si accetta di svendersi, soprattutto evitando, ove possibile, lavori basati esclusivamente sulle royalties. Inoltre esistono altre fonti di guadagno sulle autoproduzioni. Io ho aperto uno shop online, una realtà tutto sommato piccola, che dal 2014 contribuisce ai miei introiti, permettendomi di raggiungere i lettori che non riesco a incontrare in fiera, soprattutto quelli che vivono fuori dall’Europa».
E come si riesce a restare a galla in un mondo perennemente in movimento come quello del fumetto? «A volte dover adattare il proprio stile grafico è inevitabile, io ho imparato molto dalla collaborazione con Giulio Macaione, mi ha fatto capire quanto possa essere liberatorio avere un confronto con altri e come quello del fumettista sia un lavoro di squadra. Ma se si vuole avere maggiore autonomia anche all’interno di una collaborazione, scegliere il ruolo del colorista permette di avere comunque totale libertà. Anche insegnare è parte di questo mestiere, ma non vuol dire porsi oltre i ragazzi o sentirsi superiori ad essi, bensì essere parte di un gruppo mettendosi sempre alla prova giorno per giorno» precisa la giovane professionista, mentre gli allievi iniziano ad arrivare riempiendo i banchi dell’aula.
Ma il fumetto è in crisi o no, come si sente dire ormai da anni? «Questo è un mercato in cui attualmente c’è più offerta che richiesta – afferma – ma la scrematura effettuata sul campo dagli editori evita di intasare un settore dell’editoria che non è affatto in crisi, anzi, è ancora in espansione cercando adesso di andare oltre il pubblico nerd per raggiungere anche i lettori“puri con i propri prodotti».
Giulia poi mette l’accento su uno dei problemi che affligge quei siciliani costretti per lavoro a spostarsi verso altre città fuori dall’isola. «Questo è un lavoro che permette di vivere ovunque – conclude – io sono orgogliosa di essere riuscita a restare qui, a lavorare nella mia città, il cui unico svantaggio, per questo come per molti altri mestieri, oggettivamente riguarda i collegamenti dall’isola al resto del continente, che rendono più difficile per chi vive qui raggiungere fiere come Lucca Comics o altri eventi fuori dall’Italia».