L’allarme trasparenza di Ance Sicilia: «Troppi appalti aggiudicati senza gare»

Ance Sicilia lancia l’allarme trasparenza: «Nel 77 per certo dei casi sono stati aggiudicati appalti per importi da 1 milione a 5,538 milioni senza una gara aperta a tutti; e nel 97 per cento dei casi il criterio di esclusione delle offerte anomale è sempre lo stesso». Per questo il consiglio generale di Ance Sicilia ha chiesto all’assessore Alessandro Aricò un intervento sugli enti appaltanti perché usino procedure di gara aperte a tutti e prevedano la rotazione fra i tre criteri di esclusione. E a giorni dovrebbe essere previsto un incontro con l’assessore.

Intanto, si è tenuta una riunione a Palermo con il vicepresidente nazionale Domenico De Bartolomeo, per mettere a punto nuove strategie associative che rafforzino la rappresentanza del sistema Ance nelle istituzioni a supporto della soluzione dei tanti problemi della categoria, che vanno dal correttivo al Codice dei contratti pubblici che non ha risolto il problema della concorrenza negli appalti e quello della revisione prezzi, fino al recepimento in Sicilia del decreto legge Salva casa e alla legge urbanistica regionale.

Proprio in tema di scarsa concorrenza negli appalti, l’Ance Sicilia ha lanciato l’allarme trasparenza nell’Isola. Infatti, è ormai prassi che, per le opere di importo compreso fra un milione e 5,538 milioni di
euro
, le stazioni appaltanti preferiscano ricorrere alla procedura negoziata, prevista dal nuovo Codice dei contratti pubblici, alla quale viene invitato un numero ristretto di imprese scelte da un elenco, sfuggendo così alla libera partecipazione del mercato e a ogni possibilità di controllo preventivo dei criteri utilizzati per la selezione delle imprese. L’Ance Sicilia, analizzando i dati reperibili sul web, evidenzia che nel primo semestre di quest’anno quasi il 77 per cento  di lavori di importo compreso fra un milione e 5,538 milioni di euro sia stato aggiudicato con procedura negoziata, cioè senza una procedura aperta alla partecipazione di tutte le imprese interessate.

L’associazione dei costruttori, quindi, con una nota ha chiesto un incontro urgente all’assessore regionale alle Infrastrutture Alessandro Aricò, per rappresentargli questa situazione, affinché intervenga sulle stazioni appaltanti raccomandando, nel nome della massima trasparenza, il ricorso alla procedura aperta con pubblicazione del bando di indizione di gara pubblica. L’assessore Aricò ha condiviso la proposta e ha comunicato che sarà oggetto di una attenta valutazione in un incontro con Ance Sicilia che sarà convocato nei prossimi giorni.

In Sicilia quest’anno, da gennaio a giugno, in riferimento ai soli progetti di importo da un milione a 5,538 milioni, risultano proposte appena 36 opere con procedura aperta per 81,7 milioni, pari al 23,23 per cento dei casi. Invece risultano ben 119 casi di procedure negoziate per 260 milioni, pari al 76,77 per cento. Di queste procedure si ha notizia solo dopo l’aggiudicazione o addirittura solo successivamente, in occasione del pagamento di stati di avanzamento dei lavori.

Ecco perché, nella nota inviata all’assessore Aricò, Ance Sicilia chiede che le stazioni appaltanti siano orientate a «scegliere preferenzialmente la procedura aperta alla quale qualsiasi operatore economico interessato può presentare un’offerta in risposta a un avviso di indizione di gara. Questa – rileva Ance Sicilia – è la procedura di gara, anch’essa prevista dal nuovo Codice degli appalti, che risulta più trasparente e, nella maggior parte dei casi, più veloce, a garanzia sia degli amministratori pubblici che degli imprenditori». E ancora, Ance Sicilia chiede che «nel caso di aggiudicazione, con il criterio del prezzo più basso, sia prevista una rotazione fra i tre metodi di calcolo della soglia di anomalia per la esclusione automatica delle offerte. La rotazione tra i tre criteri può assicurare la funzione anti-turbativa, per rendere imprevedibile la soglia di anomalia. Invece – aggiungono – per le procedure aggiudicate nel primo semestre 2024 in Sicilia è stato applicato sempre lo stesso metodo di esclusione nel 96,90 per cento dei casi, annullando, di fatto, l’effetto sorpresa e l’efficacia della previsione di tre metodi distinti».


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